Piena confessione di Helg Sgarbi imputato di aver sedotto e ricattato l'ereditiera Susanne Klatten
Assente la vittima e le altre tre miliardarie cadute nel raggiro. La sentenza forse domani
L'imputato Helg Sgarbi
MONACO DI BAVIERA - Confessa Helg Sgarbi, il gigolò svizzero che ha sedotto e ricattato Susanne Klatten, erede della famiglia Quandt, proprietaria della casa automobilistica Bmw. Nell'udienza di apertura del processo, a Monaco di Baviera, l'avvocato di Sgarbi ha annunciato che il suo assistito ammette le sue responsabilità e rende una completa confessione.
La Klatten non era presente in aula e, secondo alcuni esperti, alla luce della confessione dell'imputato, potrebbe non essere chiamata a testimoniare. Superflue potrebbero essere anche le audizioni delle altre tre miliardarie ricattate dal gigolò e già domani dovrebbe arrivare la sentenza.
Sgarbi si è presentato in aula elegantissimo, con un completo scuro, cravatta blu e il volto abbronzato. Ha
abbassato gli occhi alla lettura dei capi di imputazione: truffa, tentata truffa e ricatto. Rischia più di dieci anni di carcere. "Chiedo scusa alle vittime", ha detto il gigolò dinanzi alla corte.
Secondo l'accusa, Sgarbi operava all'interno di un'organizzazione gestita dall'italiano Ernano Barretta e specializzata nei ricatti e nelle estorsioni ai danni di ricche signore tedesche. Il gigolò agganciava le donne, intratteneva con loro relazioni sentimentali, mentre Barretta filmava i rapporti intimi. I video venivano poi utilizzati per ricattare le vittime. Sgarbi sarebbe riuscito a scucire a Klatten, una fra le donne più ricche d'Europa, sposata e madre di tre figli, 7 milioni di euro, e altri 40 milioni li voleva per evitare la diffusione dei video hard.
"Mi diceva che era ricattato dalla mafia italo-americana", aveva raccontato alla polizia Susanne Klatten. "Raccontava che lo minacciavano di morte perché, in un incidente automobilistico, aveva investito un bambino figlio di mafiosi. E se non li avesse risarciti lo avrebbero ammazzato. Ci ho creduto, sembrava sincero, gli ho dato i primi sette milioni e mezzo di euro e poi sono cominciate le minacce e i ricatti".
Una delle altre vittime confermò che Sgarbi "era sempre gentile, premuroso, ci accompagnava, ci sorprendeva sempre con il suo modo di fare e anch'io, come le altre mie amiche, sono caduta nel tranello, ho pagato alcuni milioni di euro ma poi l'ho denunciato". "Nell'albergo di Innsbruck dove l'ho conosciuto - ha aggiunto Monika Sandler che al gigolò ha regalato oltre 500 mila euro - Helg era gettonatissimo. Me ne sono invaghita. Lo chiamavamo James Bond".
La Klatten non era presente in aula e, secondo alcuni esperti, alla luce della confessione dell'imputato, potrebbe non essere chiamata a testimoniare. Superflue potrebbero essere anche le audizioni delle altre tre miliardarie ricattate dal gigolò e già domani dovrebbe arrivare la sentenza.
Sgarbi si è presentato in aula elegantissimo, con un completo scuro, cravatta blu e il volto abbronzato. Ha
abbassato gli occhi alla lettura dei capi di imputazione: truffa, tentata truffa e ricatto. Rischia più di dieci anni di carcere. "Chiedo scusa alle vittime", ha detto il gigolò dinanzi alla corte.
Secondo l'accusa, Sgarbi operava all'interno di un'organizzazione gestita dall'italiano Ernano Barretta e specializzata nei ricatti e nelle estorsioni ai danni di ricche signore tedesche. Il gigolò agganciava le donne, intratteneva con loro relazioni sentimentali, mentre Barretta filmava i rapporti intimi. I video venivano poi utilizzati per ricattare le vittime. Sgarbi sarebbe riuscito a scucire a Klatten, una fra le donne più ricche d'Europa, sposata e madre di tre figli, 7 milioni di euro, e altri 40 milioni li voleva per evitare la diffusione dei video hard.
"Mi diceva che era ricattato dalla mafia italo-americana", aveva raccontato alla polizia Susanne Klatten. "Raccontava che lo minacciavano di morte perché, in un incidente automobilistico, aveva investito un bambino figlio di mafiosi. E se non li avesse risarciti lo avrebbero ammazzato. Ci ho creduto, sembrava sincero, gli ho dato i primi sette milioni e mezzo di euro e poi sono cominciate le minacce e i ricatti".
Una delle altre vittime confermò che Sgarbi "era sempre gentile, premuroso, ci accompagnava, ci sorprendeva sempre con il suo modo di fare e anch'io, come le altre mie amiche, sono caduta nel tranello, ho pagato alcuni milioni di euro ma poi l'ho denunciato". "Nell'albergo di Innsbruck dove l'ho conosciuto - ha aggiunto Monika Sandler che al gigolò ha regalato oltre 500 mila euro - Helg era gettonatissimo. Me ne sono invaghita. Lo chiamavamo James Bond".
(la Repubblica 9 marzo 2009)
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