sabato 28 febbraio 2009

Abusi sui minori: tutti i casi del 28 febbraio 2009

ABUSI SU UN BIMBO DI OTTO ANNI DAVANTI ALLA SORELLINA ROMA - Una studentessa violentata dal branco; un bambino di 8 anni e una ragazzina di 12 vittime di violenze nel Napoletano; un violentatore scarcerato anticipatamente ed espulso; un uomo cui è stato concesso di vedere nel week end la figlia su cui avrebbe commesso abusi. E' stata una giornata purtroppo ricca di spunti, per quanto riguarda i fatti di cronaca legati alla violenza sessuale.

NAPOLI - Mentre il gip ha convalidato l'arresto di Pasquale Modestino, il presunto stupratore del bambino di 12 anni, sempre nel Napoletano, a Cicciano, il ventottenne Aniello Gradito è stato fermato dai carabinieri con l'accusa di avere abusato, lunedì scorso, di un bambino romeno di 8 anni.

Tre uomini sono stati invece arrestati a Massa di Somma con l'accusa di aver violentato, in gruppo, una ragazzina di 14 anni. I fatti si sarebbero verificati alla fine del 2007 ed è stata la vittima a denunciare ai carabinieri gli abusi subiti. Le scene della violenza sarebbero state riprese anche con un cellulare: se la ragazza avesse parlato sarebbero finite su internet.

ANCONA - Un ragazzo di 16 anni è stato arrestato con l'accusa di aver stuprato una studentessa di Senigallia, sua coetanea, insieme ad altri minorenni che sono stati denunciati. I fatti si sarebbero verificati domenica scorsa, all'alba, in un'area esterna di una discoteca di Mondolfo (Pesaro Urbino). Alla violenza sarebbero stati presenti altri cinque minori, indagati per concorso negli abusi: la polizia ha perquisito le loro abitazioni, sequestrando materiale biologico per la comparazione del Dna, telefoni cellulari e pc. Sembra che tutti fossero ubriachi, compresa la vittima. C'é anche il sospetto che gli abusi siano stati filmati con dei cellulari.

VERCELLI - E' destinata a creare polemiche la scarcerazione di un romeno di 30 anni, che nel 2004 era stato condannato a nove anni per violenza sessuale ed altri reati e che è stato rimesso anticipatamente in libertà dal magistrato: il prefetto di Vercelli, come ha reso noto il Viminale, ne ha disposto il rimpatrio per motivi imperativi di pubblica sicurezza. La Lega, con l'on. Roberto Cota, fa sapere che presenterà un'interrogazione urgente al ministro della Giustizia Alfano perché "di fronte a certi reati i benefici vanno esclusi".

MILANO
- Altro provvedimento controverso è l'ordinanza del Tribunale di Milano che concede ad un uomo indagato per violenza sessuale sulla figlia di 3 anni di portarla nella sua casa nel fine settimana, subordinando però la decisione alla valutazione dei servizi sociali. Servizi che oggi hanno rifiutato il consenso. La madre della bambina, una cittadina romena (il marito è italiano), che da circa un mese vive con le due figlie in comunità, ha fatto appello contro l'ordinanza del tribunale.

RIGNANO FLAMINIO
- Corteo di solidarietà, nel pomeriggio, con i bambini della scuola materna Olga Rovere, che sarebbero state vittime dei presunti casi di pedofilia. Presente anche l'avvocato Carlo Taormina, difensore di alcune delle parti offese, secondo cui le indagini "stanno subendo una nuova svolta, che potrebbe portare all'individuazione di altre nove vittime degli abusi sessuali".

TRENTO
- Due anni e sei mesi di reclusione, più un risarcimento di 40mila euro: questa la condanna inflitta dal tribunale di Rovereto, in Trentino, per un ragazzo accusato di violenza sessuale. I fatti risalgono all'ottobre del 2006 ed erano avvenuti durante una festa all'aperto, anche in quel caso complice l'alcol.

Processo Perugia, testimonianza:"Mez uccisa, una scena inguardabile"

L DELITTO
Il racconto di Monica Napoleoni

"Non era sgozzata, era stata proprio scannata: aveva una ferita che dava fastidio a vederla. C’era sangue dappertutto, me ne accorsi quando mi affacciai dal corridoio per guardare dentro la stanza del delitto...". Monica Napoleoni, responsabile della sezione omicidi della questura di Perugia racconta con grande lucidità quella terribile scena davanti alla Corte d’Assise

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Meredith, uccisa a Perugia (foto Ap/LaPresse) Perugia, 28 febbraio 2009 - "Non era sgozzata, era stata proprio scannata: aveva una ferita che dava fastidio a vederla. C’era sangue dappertutto, me ne accorsi quando mi affacciai dal corridoio per guardare dentro la stanza del delitto...". Monica Napoleoni, responsabile della sezione omicidi della questura di Perugia racconta con grande lucidità quella terribile scena davanti alla Corte d’Assise.

La poliziotta ricorda anche che, poco dopo il ritrovamento del cadavere di Meredith, la notizia dell’uccisione a Perugia di una giovane studentessa inglese era arrivata anche in Inghilterra, tramite le televisioni e i siti internet. Tanto che, anche i genitori di alcune amiche inglesi di Mez (come i Kercher del resto), avevano chiamato preoccupati le loro figlie. "Tutti erano atterriti - aggiunge - tranne Amanda e Raffaele che sembravano indifferenti, si facevano le smorfie e si sbaciucchiavano". Atteggiamento ripetutosi qualche sera dopo quando vennero convocati in questura per essere ascoltati sui fatti.

"Mi sorprese vederla mentre faceva la ruota e la spaccata sui corridoi...." aggiunge la Napoleoni. "Ricordo che in sala d’attesa Amanda salì sulle ginocchia di Raffaele - aveva detto poco prima alla Corte l’ex dirigente della Mobile perugina Giacinto Profazio -. Ci parve strano e fuori luogo questo atteggiamento di grande attaccamento fra loro". "Amanda venne trattata bene, le vennero date camomilla, merendine e venne anche accompagnata a fare colazione al bar - fa notare la Napoleoni -. No, nessuna pressione. Certo, è stata trattata con fermezza ma non maltrattata". Le contraddizioni tra i due ragazzi, "versioni inversosimili" fa rilevare quindi l’investigatrice, si fecereo sempre più evidenti fino al fermo del mattino seguente.

Deciso al punto da aggiungere 'ficcanti' valutazioni (provocando il richiamo del presidente della Corte Giancarlo Massei), anche il vice questore Marco Chiacchiera che effettuò la perquisizione nell’abitazione perugina di Raffaele Sollecito. La casa dove venne sequestrato il coltello (su cui sono state poi trovate tracce di dna di Meredith, sulla punta, e di Amanda Knox sull’impugnatura), considerato compatibile con l’arma del delitto. "Avevo visto dal corridoio del casolare di via della Pergola - racconta Chiacchiera -, dove tutti entrammo comunque con calzari ai piedi e guanti sterili alle mani, il tipo di ferita che aveva al collo la vittima e avevo capito che tipo di coltello dovessimo cercare".

Lungo e serrato il confronto sui telefonini di Knox e Sollecito. "Spenti intorno alle 20.30 del 1 novembre - sottolinea il poliziotto - e riaccesi solo intorno alle 6 del mattino seguente. Sull’apparecchio di Sollecito non c’è traccia della chiamata delle 23 ricevuta dal padre di cui il ragazzo parla, così come sul suo computer non c’è traccia di interazione umana fino al mattino dopo". All’avvocato Giulia Bongiorno che lo incalza sul come sia possibile evincere spegnimento o accensione dai tabulati telefonici, Chiacchiera replica: "Con i tabulati è stata fatta una lunga ricerca durata mesi per capire quali fossero le abitudini del ragazzo. Che di solito teneva l’apparecchio acceso fino a tarda ora, cosa che il 1 novembre non avvenne". Dei particolari tecnici usati per verificare il funzionamento di computer e telefonini riferiranno comunque in aula più avanti gli esperti della Postale.

Intanto sul fronte degli accertamenti relativi all’irruzione della casa sotto sequestro di Meredith avvenuta nei giorni scorsi, gli ivestigatori lavorano su un biglietto da visita ritrovato nella stanza di Laura Mezzetti che la ragazza non ha riconosciuto come suo. L’ipotesi è che chi ha violato la scena del crimine possa averlo perso inavvertitamente, o magari volutamente per despitare gli inquirenti. In ogni caso il professionista cui appartiene il biglietto da visita verrà ascoltato dagli investigatori quanto prima. Anche se probabilmente non ha alcun legame diretto con la 'profanazione' del casolare.

Donatella Miliani, Enzo Beretta


venerdì 27 febbraio 2009

MEREDITH: EX CAPO MOBILE, TELEFONI IMPUTATI SI SPENSERO INSIEME




(AGI) - Perugia, 27 feb. - Si e' aperta con la deposizione dell'ex capo della squadra Mobile di Perugia, Domenico Giacinto Profazio l'udienza di oggi per il processo che vede imputati Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Presenti in aula anche i due imputati. Amanda indossa un paio di jeans e un maglioncino di colore viola. Raffaele, invece, si e' presentato in aula con un paio di pantaloni marroni e maglioncino fuxia. In aula anche il padre di Amanda, Curt Knox. Ad essere ascoltati oggi sul banco dei testimoni saranno gli investigatori della polizia che fin dal primo momento hanno svolto le indagini sull'omicidio.


(AGI)- Perugia, 27 feb. - Tra le 20 e le 20.30 della sera del primo novembre del 2007, la stessa sera in cui Meredith Kercher e' stata uccisa, i telefoni cellulari di Raffaele Sollecito e Amanda Knox smisero quasi contestualmente di funzionare. E' quanto ha ricordato questa mattina in aula, Domenico Giacinto Profazio, capo della squadra mobile di Perugia all'epoca dei fatti e oggi testimone davanti alla Corte d'Assise di Perugia.
L'ex dirigente della mobile di Perugia ha ricostruito in aula tutte le fasi delle indagini, dai momenti immediatamente successivi al ritrovamento del cadavere di Mez fino agli accertamenti successivi, i sopralluoghi, i sequestri e l'arresto degli imputati. "Nell'immediato cercammo di raccogliere quante piu' possibili informazioni sulla vittima e sulle persone che vivevano con lei e nell'appartamento al piano di sotto - ha spiegato Profazio -. Cercammo di ricostruire le sue amicizie e i suoi movimenti fino al momento della morte".
Profazio ha poi ricordato in aula il comportamento di Amanda Knox e Raffaele Sollecito le volte in cui furono convocati in questura. "Ogni volta che convocavamo uno dei due - ha detto Profazio in aula - poco dopo arrivava anche l'altro". L'ex capo della squadra mobile di Perugia ha anche ricordato che la sera tra il cinque e il sei novembre (la mattina del sei e' poi scattato il fermo nei confronti della Knox e di Sollecito) gli fu riferito che Amanda si era messa a fare la ruota nella sala antistante l'ingresso della questura. "In una occasione Amanda si era messa con le sue gambe sopra a quelle di Raffaele - ha detto ancora Profazio - e io dissi loro di evitare questa cosa". La Knox e Sollecito vennero sentiti in questura, la notte tra il cinque e il sei novembre del 2007, separatamente.
"Ad un certo punto mi dissero che Raffaele non stava piu' dando un alibi ad Amanda", ha anche detto Profazio prima di essere interrotto dalle difese. Nella deposizione di Profazio anche il racconto dell'arresto di Rudy Hermann Guede (gia'condannato a 30 anni con rito abbreviato per lo stesso delitto), il sopalluogo nell'abitazione di Raffaele Sollecito (uno la mattina del sei novembre, l'altro dopo dieci giorni, il 16 novembre), il sequestro del coltello ritenuto dagli inquirenti l'arma del delitto. E ancora gli accertamenti sulle telecamere e i tabulati telefonici. In particolare la difesa di Raffaele Sollecito si e' soffermata sui vari accessi effettuati dalla polizia nel casolare di Via della Pegola.

Meredith, Raffaele e Amanda in aula Ripresa udienza al processo di Perugia

E' iniziata l'udienza davanti alla Corte d'assise di Perugia del processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher. Tra oggi e domani testimonieranno i funzionari della polizia impegnati nelle indagini. I due imputati sono entrambi in aula. La Knox indossa un twin set viola e jeans, capelli sciolti. Sollecito ha invece una maglia fucsia su calzoni marroni. In aula anche il padre di Amanda Knox, Curt.

Grinzane: pioggia d'oro agli ospiti vip

Sotto inchiesta il budget del festival di Stresa
MASSIMO NUMA
TORINO
Gli operatori turistici di Stresa sono molto tristi. Quest’anno, niente Grinzane Cinema, un evento che - nel 2008 - aveva mandato in overbooking alberghi, ristoranti e quant’altro. La manifestazione 2009 è stata annullata per le note disavventure giudiziarie in cui è caduto il presidente, Giuliano Soria. Adesso gli inquirenti, i pm Demontis e Longi, con l’aiuto degli investigatori della polizia tributaria della Guardia di finanza stanno verificando anche i file relativi a questo appuntamento finanziato, oltreché da sponsor privati, anche dalle casse del Premio, riempite da una serie infinita di denaro pubblico, soprattutto da parte della Regione. Una macchina complessa e governata, in ogni suo particolare, anche il più minuto, dal Presidente in persona.


Nel «mansionario» consegnato a ogni collaboratore, sono dettagliati tutte le modalità di spostamento degli ospiti che, in base all’importanza, potevano contare su lussuose limo o semplici utilitarie, infine - per gli invitati di categoria b - taxi e mini-bus. En passant, va aggiunto che il Grinzane-staff era alloggiato in pensioncine o alberghetti gelidi, che i collaboratori non potevano sedersi a tavola, «neanche a cena finita», «né stabilire rapporti di confidenza» con i personaggi prescelti: «...dovranno avere un abbigliamento adeguato deciso di volta in volta con la Presidenza e tenere il tesserino di riconoscimento anche in caso di condizioni atmosferiche sfavorevoli...».

Soria però avrebbe rassicurato Roberto Petruzzelli, il direttore del Palazzo Congressi: «Lo faremo in autunno, festival solo rinviato». Prima di entrare nel merito dell’inchiesta, un po’ di storia. Protagonisti delle precedenti edizioni, tra gli altri, Franco Nero, Michele Placido, Dino Risi e Ornella Muti. L’attrice Laura Morante sarebbe stata la madrina 2009 (dall’11 al 14 marzo) e l’anno scorso erano arrivati a Stresa ventimila studenti. Musi lunghi anche al Grand Hotel Des Iles Borromées, dove Soria ospitava gli ospiti di riguardo, lui compreso. Prenotazioni annullate. Un bel danno.

Squadra che vince non si cambia e così Gianni Canova, Steve Della Casa e il prof. Arnaldo Colasanti, già responsabili della direzione 2008, erano pronti alla replica. Sei premi, nuovi focus e sezioni tematiche: luci della ribalta, schermi urbani, pianeta donna e il gusto delle parole. Invitati d’onore il regista Mimmo Calopresti e l’attore Fabio Troiano, un habitué. E purtroppo sono finite al macero anche le migliaia di brochure del Festival.

Dalle carte del Grinzane, emerge una parte delle spese sostenute per il 2008. Quelle per gli ospiti, gli attori, i giornalisti, i Vip (dal ruolo incerto) e la direzione artistica. Il prof. Arnaldo Colasanti, collaboratore del Tg1, 4 mila euro; Steve Della Casa, 2 mila 500; Gianni Canova, 3 mila 500. I premiati: Carlo Verdone ha ricevuto un gettone da 10 mila euro; Claudia Gerini, 8 mila; il regista Giuliano Montaldo, 5 mila; Nelson Blake, scrittore, 5 mila. Seguono i sette relatori, giornalisti e scrittori, tutti liquidati con 500 euro. Poi altri due giornalisti, pagati - non si sa a che titolo - con 500 e 250 euro.

Infine i Soria-Vip. Cinquemila euro per la madrina Zeudi Araya; l’attore Fabio Troiano, 3 mila; la sorella Violante Placido Troiano, 3 mila; Valeria Solarino, 5 mila; Carolina Crescentini, 5 mila. Chiudono la lista il mimo Emilio Frattini (800) e l’attore Massimo Cinque (500), stessa cifra per un «violinista». Totale, 64 mila 300 euro.

Giuliano, il Barolo e il conto aperto coi grandi del vino

Grinzane Cavour, Stefania Sandrelli alla vendemmia letteraria del 2006






Nelle cantine un buco per migliaia di euro
MASSIMO NUMA, ELISA SCHIFFO
TORINO
Nessuno speri che Gigi Rosso, il vignaiolo di Castiglione Falletto, a un passo da Alba, padrone di una delle più prestigiose e antiche cantine della Langa, (con quasi 60 vendemmie alle spalle) racconti l’intricata e sfortunata storia del Barolo Letterario, prodotto con le uve del vigneto - un ettaro e mezzo - del conte Camillo Benso di Cavour, nel castello di Grinzane. Lui, chiuso nel suo ufficio, nella cascina di famiglia in strada Alba-Barolo 46, tace su tutta la linea. E’ un uomo che amava il Premio Grinzane; lo ha visto nascere e svilupparsi. Con qualche amarezza, come quando Giuliano Soria, costigliolese (Asti) doc, decise di dirottare eventi culturali ed enogastronomici, e soprattutto soldi pubblici, nel paese natio. A scapito di Alba, dove restò solo il premio Alba Pompeia. L’ultimo a ritirare il gettone da 6 mila euro, il cantautore Roberto Vecchioni. Gigi Rosso, come s’è detto, tace e mastica amaro. Nella sua splendida cascina di Diano d’Alba, i due fratelli Soria, Angelo (dirigente della Regione) e Giuliano organizzavano la Vendemmia Letteraria. Per quattro anni di seguito.

Dunque, nel 2001, Soria riesce ad ottenere la gestione dell’antico vigneto di Cavour. Lo curano gli studenti dell’istituto agrario. Alle “Vendemmie Letterarie” alla cascina dei Rosso e poi dai Ceretto, la solita compagnia Vip, fotografata mentre staccava qualche grappolo. Tra gli altri, Stefania Sandrelli, Lucia Bosé, Catherine Spaak e Eleonora Giorgi.

La «Gigi Rosso», anche per spirito di servizio, accetta di vinificare le uve del vigneto di Grinzane, in grado di produrre in media dai 3 mila 500 ai 5 mila litri. Nel 2002, il barolo del fu conte Camillo, finì nelle botti dei Rosso. Dove avrebbe riposato, come vuole la norma, per tre anni. Nel 2006, Soria si fa vivo e spedisce nella severa cantina di Castiglione Falletto artisti e grafici. Per disegnare l’etichetta. Poi arrivano le bottiglie: vetro spesso, pesanti, costosissime. Quindi le veline, i pendagli e il libretto. Una parte, circa mille, le ritira il fedelissimo del professore, Davide Agnello, per essere inviate a «ambasciatori, vip, gente importante!». Il resto rimane in cantina.

Qualcuno avrebbe dovuto pagare il conto, ridotto all’osso, sempre per spirito di servizio: 14 mila 500 euro, mentre nelle «barrique» ci sono ancora 8400 litri, pari a 11 mila bottiglie di «Barolo Letterario». Le fatture sono intestate né a Soria, né al «sig. Premio», come è accaduto per altre forniture ma alla società Territori di Cultura, al 95 per cento di proprietà del Premio, il 5 nelle mani di Giuliano. Amministratore unico Carmelo Pezzino, uffici a Torino e Bologna. Una delibera del Premio, con la firma di Soria, indicava la data del bonifico «autorizzato», settembre 2008, destinato alla Territori di Cultura e, quindi, alla «Gigi Rosso». Ma ad Alba non è più arrivato nemmeno un cent. Che fine farà il «Letterario»? Forse sequestrato e poi all’asta. Che malinconia.
La Stampa 25 febbraio 2009

Grinzane, il superteste sui viaggi con i parenti





Si allarga ad altre persone l’inchiesta di mobbing ai dipendenti
MASSIMO NUMA
TORINO
Un week-end all’insegna del relax. Giuliano Soria, accompagnato da uno dei suoi fedelissimi, avrebbe trascorso il fine settimana, pare, nel Verbano Cusio Ossola. Una corsa in autostrada, uscita Gravellona Toce, e poi la meta, un albergo di lusso, a 30 chilometri dal confine svizzero. Intanto, l’indagine del pm Valerio Longi e della polizia tributaria della Guardia di finanza procede serrata. Soria è poi ritornato lunedì nel bunker di via Montebello 21. Riceverebbe solo alcuni amici, in un’ala dei suoi appartamenti privati.

Da una parte gli interrogatori, dall’altra l’esame delle carte. In tempi brevi saranno convocati, oltre agli ultimi collaboratori o ex, anche gli amministratori pubblici che hanno erogato, in questi anni, ingenti finanziamenti al Premio o che erano presenti alle manifestazioni culturali. Uno dei dirigenti più vicini al professore avrebbe chiarito alcuni punti controversi; in particolare in merito alla presenza, a fianco di personaggi invitati o premiati, comunque con un ruolo preciso, anche altri soggetti: conviventi, suocere, bimbi piccoli, giornalisti, per esempio. Che hanno soggiornato in alberghi, consumato pranzi e cene, viaggiato in aereo o con altri mezzi, tutti pagati dal Grinzane. Uno dei responsabili dell’organizzazione si faceva accompagnare dall’attuale convivente. Su questo ed altri aspetti non secondari ci sarebbero già le prime ammissioni. I pm hanno richiamato i testi, ricordando loro di dire la verità, per non correre il rischio di trasformarsi a loro volta in imputati.

C’è un aspetto, forse decisivo, per mettere a fuoco il reato di malversazione: ricostruire ogni passaggio di un evento particolare, la «Vendemmia Letteraria», la cui organizzazione era personalmente curata in ogni dettaglio, dalle cartoline per gli inviti ai Vip, al catering e alle hostess, dai fratelli Soria, Giuliano e Angelo, alto dirigente della Regione. Alcune edizioni si tennero nella cascina dei Rosso a Diano d’Alba, le ultime dai Ceretto. Ombretta Bonomi, dell’Agenzia Uno, ne curava l’immagine: «Le fatture le pagava il Premio Grinzane, su questo non c’è dubbio. Non ci siamo mai curati di sapere di che tipo di evento si trattasse, se fosse una festa privata o no». Ma tutti i conti sono stati onorati? «No comment».

La parola, adesso, a Marina Ramasso, chef dell’Osteria del Paluch, strada Superga 44: «Sì, sono orgogliosa di aver partecipato per cinque edizioni alla “Vendemmia Letteraria”...Tutte le fatture erano intestate al Premio Grinzane Cavour. Prima eravamo a Diano, poi da Ceretto. L’ultima fattura, di 11 mila euro, è ancora in sofferenza ma non importa. Io ero e sono felice di poter promuovere, a questi livelli, i nostri prodotti. L’idea di coniugare cibo e cultura, per me, era splendida».

Nel mare degli elementi oggetto dell’indagine emergono particolari sempre nuovi: ogni anno Soria trascorreva periodi di cura nel celebre istituto Méssegué. Gli inquirenti vogliono accertare se i conti erano pagati da Soria o dall’amministrazione del Premio.

Altre denunce penali stanno per piovere contro il presidente e due suoi collaboratori, Stefano Bellu, direttore del Premio, e Davide Agnello, il suo factotum. Questa volta per il reato di mobbing. Ieri gli ispettori dell’Ufficio del lavoro hanno sentito per sei ore alcuni testi-chiave dell’inchiesta della procura. Sono stati minuziosamente ricostruiti i rapporti di lavoro tra il Grinzane e gli impiegati, spesso assunti con contratti a termine. Tra le persone che dovranno testimoniare sulle condizioni di lavoro di una decina di uomini e donne, anche i politici che partecipavano assiduamente ai banchetti e ai viaggi organizzati da Soria. Emergono particolari sconcertanti, se veri: la «pagella» mensile per i recalcitranti. In caso di voti negativi, multe in denaro e demansionamenti. Poi le «disposizioni di servizio».

Una serie di ordini molto severi e perentori su ferie, permessi, amicizie, rapporti con parenti, gestione del sito web, i riposi dopo i voli intercontinentali (Frammenti di verbale: «...Dissi a Soria che mia madre, in Veneto, si era gravemente ferita. Gli chiesi di lasciarmi andare. Mi rispose “Non è colpa mia se sua madre s’è rotta la schiena”. Niente permesso»).
La Stampa 26 febbraio 2009

GARLASCO, LA DIFESA:«La bicicletta lavata? Un’ipotesi assurda»


Garlasco show: «Le tracce di sangue sono state cancellate dagli investigatori»


GARLASCO 25/02/2009 - Le impronte di Alberto di­mostrano che frequentava la casa della fidanzata Chiara, mentre la bicicletta lavata è solo un’ipotesi assurda. An­cora: l’unico indagato per l’omicidio di Garlasco poteva non sporcarsi le scarpe, visto che la scena del crimine è stata «grossolanamente alte­rata» dai carabinieri. Nell’ul­tima relazione firmata dal professore Francesco Avato, consulente della difesa, ci so­no tutti gli elementi per pro­vare a smontare il castello ac­cusatorio. Una relazione, lunga 103 pagine e depositata solo ieri, giorno dell’udienza preliminare in cui il giudice Stefano Vitelli ha deciso si rinviare la decisione al 7 mar­zo.

IL PORTASAPONE
La tesi difensiva prende cor­po e punta a dimostrare l’in ­nocenza del 25enne. Non c’è nessuna prova della colpevo­lezza dell’ex studente model­lo sull’erogatore del sapone presente nel bagno al piano terra della villetta. «I contatti papillari riconducibili all'in­dagato, -scrive l’esperto- re­periti sull'erogatore del sapo­ne presente sul lavandino del bagno a pianterreno, ne testi­moniano, esclusivamente, la frequentazione e l'uso degli impianti di servizio. Non so­no utili ad individuare l'epo­ca dell'uso del portasapo­ne». Per nulla preoccupante an­che la “prova” bici.
«L’ipotetico lavaggio della bi­cicletta “Umberto Dei Mila­no” da parte dell’indagato ­spiega - non merita commen­to alcuno». Un'idea impossi­bile che rinvia «alla sfera dei periodo ipotetici di terzo ti­po », non utilizzabile «nep­pure per dimostrazione “ad absurdum”». Ingenuo, secondo l’a ccus a, che Alberto l’abbia lavato, ma non così a fondo da cancella­re ogni traccia di Chiara. Nes­suna certezza, inoltre, che quello sui pedali sia sangue della vittima.

SCARPE IMMACOLATE
C’è una spiegazione scientifi­ca anche per le scarpe “imma ­colate” che secondo l’accusa incastrano l’ex studente mo­dello. Nella villetta di via Pa­scoli «l’osservazione del pa­vimento- secondo il consu­lente - dimostra la sussisten­za di spazi ampiamente utili all'appoggio del passo, senza che necessariamente doves­sero essere calpestate mac­chie e pozze ematiche. E, si ricorda, tale osservazione è possibile anche consideran­do l'ambiente non ancora grossolanamente alterato».
Non si nega la presenza di macchie di sangue, ma quel sangue era già completamen­te essiccato, secondo Avato quando Alberto scopre il ca­davere della fidanzata. Il tut­to senza considerare le suole “idrorepellenti” delle scarpe Lacoste indossate dall'ex fi­danzato e « l'ambiente non ancora grossolanamente alte­rato». Nella consulenza trova spazio anche un elenco di tut­te le impronte lasciate dai ca­rabinieri intervenuti nella villetta. Poi, svela la «scom­parsa di alcune macchie ema­tiche, riconoscibili in data 16 agosto e non piu' apprezzabili il 12 settembre 2007».

Per Avato è «di immediata con­statazione quanto sia stato al­terato lo stato del luogo d'in­dagine, senza preoccupazio­ne e prudenza alcuna per eventuali successivi accerta­menti». E ancora: Chiara, se­condo la difesa, è morta tra le 9 e le 10 e Alberto aveva un alibi. Tutti elementi su cui ora l’accusa è chiamata a rispon­dere. Nessuno ha controllato nella spazzatura e nessuno ha mai cercato altrove, è l’accusa che si legge tra le righe. Ele­menti su cui la Procura è chiamata a ribattere.

Antonietta Ferrante

Meredith, lettere delle fans a Sollecito "Ti crediamo, vorremmo abbracciarti"


Giovedì 26 febbraio 2009 16.13

"Voglio assolutamente che tu sappia che credo nelle tue parole, e vorrei poter fare qualcosa, anche solo abbracciarti e stringerti forte": è quanto scrive Fabiola, l'ex fidanzata di Raffaele Sollecito

Raffaele Sollecito Raffaele Sollecito

"Voglio assolutamente che tu sappia che credo nelle tue parole, e vorrei poter fare qualcosa, anche solo abbracciarti e stringerti forte": è quanto scrive Fabiola, l'ex fidanzata di Raffaele Sollecito, in una delle lettere inviate da amici ed ammiratrici al giovane pugliese accusato, con Amanda knox e Rudy Guede, dell'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Oggi, la trasmissione televisiva di Canale 5 "Mattino cinque" ha mostrato le immagini esclusive di alcune di queste lettere, in cui tutti dicono di non credere alla sua colpevolezza. "Eri dolce, buono, educato, gentile ed ingenuo. Oggi ti ritrovo un uomo di una enorme profondità d'animo": queste le parole di Claudia. Poi Mariella, la mamma di un suo amico, scrive: "Voi bambini, inseparabili e compagni di gioco e di scuola; la vita continua, ma ci sottopone spesso a dure prove, ma l'importante è affrontarle con coraggio e determinazione, che sicuramente non ti mancano". Poi c'è Mimma che, riferisce in una nota di Mediaset, gli manda un affettuoso, intenso abbraccio, affascinata dal suo sguardo, dai suoi capelli, dalla sua dolcezza, in attesa di conoscerlo di persona. Gli amici dell'Erasmus invece sperano di fare una grande festa e sottolineano: "Volevamo farti sentire la nostra presenza, in cella non sei solo".
Unione Sarda 26 febbraio 2009

MEREDITH: RIPRENDE PROCESSO, IN AULA GLI INVESTIGATORI

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(AGI) - Perugia, 26 feb. - Con alcuni di loro, in particolare, gli inquirenti si soffermeranno sugli accertamenti relativi all'uso di stupefacenti da parte di Amanda e Raffaele, sui tabulati e le celle telefoniche, sull'interruzione dell'attivita' dei telefoni dei due imputati e sulla perquisizione svolta nell'abitazione di Sollecito, che porto' poi al sequestro del coltello sul quale vennero trovate tracce del Dna di Amanda e Mez. A uno degli investigatori verra' anche chiesto di riferire in aula sul tragitto che, in base alla ricostruzione investigativa, Meredith fece per tornare a casa la sera del delitto, dopo essere stata a cena a casa di alcune amiche. In particolare sui tempi di percorrenza e sulle telecamere presenti lungo il tragitto.
Intanto, proseguono le indagini della polizia dopo l'irruzione scoperta nel casolare di Via della Pergola da parte di ignoti che si sono introdotti sfondando la finestra della cucina e che hanno poi messo a soqquadro la casa posizionando quattro coltelli in vari punti dell'abitazione. Uno di questi, in particolare, e' stato trovato sopra ad una busta di plastica blu, riportante la scritta 'polizia'.

domenica 22 febbraio 2009

CASO GARLASCO: LA MAMMA DI CHIARA POGGI, NON NOMINATEMI ALBERTO STASI

(AGI) - Roma, 22 feb. - "Non nominate Alberto Stasi, non ne ho parlato finora, non voglio proprio parlarne. Andro' in Tribunale, saro' li' per le udienze preliminari. Ci saro' perche' Chiara e' mia figlia". Parla al presente, Rita Poggi, la mamma di Chiara, la ragazza uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, come se sua figlia fosse ancora accanto a lei. Rita Poggi spiega a 'Gente', in edicola domani, di non avere nessuna intenzione di parlare dell'unico indagato per quel delitto, Alberto Stasi, ex fidanzato della ragazza. Se la mamma di Chiara non parla di Stasi lo fa, alla vigilia dell'udienza preliminare, Gian Luigi Tizzoni, l'avvocato della famigla Poggi, costituitasi parte civile: "Quella dei genitori di Chiara contro Stasi non e' una presa di posizione recente: il loro rapporto e' cambiato in coincidenza con il fermo del ragazzo. Da allora c'e' stato un crescendo di presa di consapevolezza". Spiega l'avvocato: "La nostra e' una rilettura delle analisi dei Ris". Due sarebbero le incongruenze principali nell'alibi di Stasi. "Il portasapone presente nel bagno della villetta di Garlasco contiene tracce di Dna della vittima, ma non le sue impronte. Al contrario, ci sono le impronte del fidanzato Alberto, ma non il suo Dna".
(Adnkronos) - Infine, un accenno alle famose intercettazioni di Alberto Stasi. «Ho dato io personalmente le intercettazioni che riguardavano Alberto nel corso di un intero anno ai genitori di Chiara», dice l'avvocato Tizzoni. «In quelle telefonate lui non ha mai manifestato sentimenti di rispetto o affetto per Chiara, non l'ha mai nominata come sua fidanzata. E' una valutazione che ovviamente non c'entra direttamente con il processo. Ma e' un particolare che ha colpito molto Rita e Giuseppe Poggi».



Omicidio Garlasco, martedì l’udienza preliminare

Si aprirà in aula martedì davanti al gup di Vigevano l'udienza preliminare del processo legato all'omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa in casa a Garlasco il 13 agosto del 2007.
Unico imputato è Alberto Stasi,fidanzato della vittima.
L'udienza, preceduta da mesi di battaglia tra i consulenti di accusa, difesa e parte civile, potrebbe però essere quasi subito rinviata.

Soria, il socio:"Ora assumo io Nitish, lo umiliava davanti a tutti"

Un nuovo capitolo di indagine sull´Antenna europea: "È una scatola vuota"
di Meo Ponte

L´inchiesta della Procura della Repubblica sull´impero di Giuliano Soria continua a ritmi serrati e il fascicolo aperto dai pm Valerio Longi e Stefano De Montis sui maltrattamenti e le molestie al giovane Nitish, il tuttofare originario di Mauritius, ma soprattutto sulle supposte malversazioni dei fondi pubblici, è rimpinguato ogni giorno da nuove testimonianze.

L´altro ieri è stata sentita Marcella Mondini, responsabile dell´Antenna Europea, ufficio in piazza Castello 9 e presidenza naturalmente assegnata a Giuliano Soria. «Una scatola vuota», è stata definita dagli investigatori, che però ha una storia singolare e riconducibile alle protezione di cui ha potuto godere negli anni il patron del Grinzane Cavour. Istituite dalla Commissione europea della cultura, le «antenne» in tutti gli altri paesi sono state aperte direttamente nei ministeri dei Beni Culturali. In Italia invece nel ‘98 l´Antenna è stata istituita a Torino («su appalto del ministero dei Beni Culturali», sottolinea Marcella Mondini) e solo nel 2006 ne è stata creata un´altra a Roma, presso il ministero. Con differenze sostanziali: a Roma gli stagisti che vi lavoravano erano pagati, a Torino no.

«La parte d´inchiesta riguardante maltrattamenti e molestie è in parte conclusa - spiegano in Procura - quella riguardante le malversazioni dei fondi pubblici invece è ancora all´inizio. Aspettiamo il rapporto della Guardia di Finanza che ha appena iniziato l´analisi della documentazione sequestrata».

Tra i tanti documenti contabili sequestrati nella sede del Grinzane Cavour ci sono anche quelli sulla strana storia del Ristorante Letterario aperto a Costigliole d´Asti. Roberto Franci, 52 anni, dirigente di Art Hotel Italia e titolare dell´Hotel Boston a Torino, ricorda con rabbia il momento in cui davanti a un notaio firmò il contratto con Giuliano Soria, il 21 dicembre 2007, per quello che doveva essere «un relais di charme» e contemporaneamente uno spazio espositivo in cui letteratura, arte e cultura materiale incontravano l´enogastronomia in un contesto unico.

«Avrei dovuto capire quello che mi aspettava quando Soria cambiò gli ultimi codicilli del contratto davanti al notaio - spiega Franci - Feci comunque buon viso a cattivo gioco. L´impegno era di pagare 3.500 euro al mese di affitto e avere la gestione del locale arredato con i quadri di Art Hotel Italia, tra cui Burri e Mirò».

Ben presto però l´Hyde-Jekill del Grinzane mostra il suo vero volto. «A Parigi a una cena (tra l´altro mai pagata) per il Grinzane France aggredì senza motivo quel povero ragazzo, Nitish, chiamandolo: "Sei uno sporco negro di m." - ricorda Franci - Ho capito in quel momento che non potevo continuare ad avere rapporti di lavoro con una persona che aveva comportamenti di quel tipo». Alla prepotenza che Soria rivela non solo nei confronti di Nitish ma anche di stagisti e dipendenti, incurante della presenza di testimoni, si aggiungono presto le inadempienze economiche.

«Una volta nella sede del premio di fronte a noi umiliò un ragazzo gettando per terra un fascio di fogli e ordinandogli di raccoglierli. Comportamenti che non potevano essere avallati. In più c´era anche la questione dei soldi. Di fatto lui non pagava mai. Aveva anche la faccia tosta di farsi rimborsare dal premio Grinzane (240 euro a volta) i viaggi che facevamo a Costigliole e che in realtà erano pagati da me. Il 15 giugno 2008 gli ho scritto una lettera con cui rompevo il contratto - spiega Franci che ora vanta un credito di circa 100mila euro e si è già rivolto ad un avvocato per far valere i suoi diritti - e il 30 giugno il Letterario ha chiuso».

Franci, testimone involontario dell´aggressione subita da Nitish, ha deciso di assumere il giovane straniero. «Volevo farlo già dopo aver assistito a quella scena a Parigi, ma Nitish era terrorizzato da Soria, non aveva avuto il coraggio di accettare la mia offerta», aggiunge. Ieri sera Roberto Franci ha telefonato al giovane di Mauritius per rinnovargli la sua offerta di lavoro.

L´episodio conferma che Giuliano Soria ha potuto in tutti questi anni contare su un´intricata rete di protezioni. Non solo politiche. Gli investigatori stanno ora ricostruendo gli intrecci che hanno consentito al presidente del Grinzane Cavour di ottenere finanziamenti pubblici per milioni di euro senza che ci fosse sostanzialmente un controllo sulla loro destinazione.
(la repubblica 21 febbraio 2009)

Grinzane, sotto torchio i vice di Soria


Giuliano Soria, patron del Premio Grinzane Cavour



Un assegno dimostra i flussi di denaro tra i finanziamenti Ue e il Premio
MASSIMO NUMA, NICCOLÒ ZANCAN
TORINO
Assegno numero 100943046-08. Non trasferibile. Banca Unicredit. Firma in apparenza illeggibile. Importo, 600 euro. Il numero del conto corrente corrisponde a quello della sede torinese dell’Antenna Culturale Ue, in piazza Castello 9.

Intestato a uno stretto collaboratore di Giuliano Soria e dipendente sotto contratto del premio Grinzane, con scrivania e tutto il resto in via Montebello 21c. In teoria, dall’Antenna, il cui presidente è lo stesso professor Soria, la somma sarebbe stata corrisposta, nel novembre 2006, per «attività di traduzione svolta occasionalmente per l’Antenna Culturale Europea». Ma, nella realtà, nessuna traduzione, nessuna attività lavorativa fu mai svolta a favore dell’Antenna, da parte del collaboratore di Soria, che - semplicemente - aveva chiesto ai responsabili del Premio di pagargli stipendi e collaborazioni arretrate. Tocca ai pm della procura di Torino, De Montis e Longi, ricostruire i passaggi di denaro tra l’Antenna e il Premio Grinzane, presieduti dallo stesso soggetto, ma con finalità profondamente diverse. Ogni anno, i contributi europei ammontano a circa 90 mila euro. E anche questa tranche è al centro dell’inchiesta della polizia tributaria della Guardia Finanza, coordinata dal tenente colonnello Mario Salerno. Un lavoro appena agli inizi, che procede però con una certa decisione. E’ stato sentito per ore, negli uffici della procura, uno dei luogotenenti del professore, Stefano B., dopo gli interrogatori fiume di uno degli ex capi della segreteria del presidente, Mattia N.

Nel fortino di via Montebello, intanto, impiegati e collaboratori sono tornati al lavoro. I capi sono stati chiari: «Tutto è sotto controllo, non è cambiato niente, siamo pronti a presentare querele e denunce contro chi ci accusa, i programmi del Premio vanno avanti». I computer sono stati riattivati e idem le linee telefoniche. Poche parole, chiare e decise, pronunciate su ordine del professore, chiuso in casa al piano di sopra. Avrebbe compiuto solo un paio di visite, dritto nel suo studio, dove c’è la cassaforte piena di documenti e, secondo un’altra leggenda, anche di denaro in contante. Dicono che, passata la bufera, convocherà una conferenza stampa per «smontare tutte le accuse, una per una», compresa quella di un uso non corretto dei fondi pubblici destinati, dall’82, all’associazione.

Se la procura procede a piccoli passi, l’Ispettorato del Lavoro è già nel cuore delll’azione. Sono già iniziate le convocazioni degli ex dipendenti del Grinzane che hanno denunciato i contratti irregolari.

Nel mare sterminato delle carte di Soria, multi-proprietario immobiliare a Torino, Costigliole, Ospedaletti e Parigi, c’è l’immenso data base scovato dai tecnici delle Fiamme Gialle nella memoria dei pc sotto sequestro. Una mole impressionante di dati anche sensibili, e relativi a migliaia di persone, tra cui centinaia di Vip di altissimo livello, compresi esponenti politici di tutti gli schieramenti; ma anche schede personalizzate, con i nomi, i ruoli, le attitudini di mogli, figli e parentele varie. I files sugli omaggi natalizi, anche se almeno in teoria non di valore, sono divisi in due settori ben distinti: quelli per i Vip, anche amici personali e tutti gli altri. Le differenze tra i regali sono evidenti. I super-vip, pochi in verità, oltre alle bottiglie di vino pregiato (cartoni da sei o dodici) ricevevano anche «un pacco». Consegne a mano o col corriere. Tra i destinatari anche scrittori illustri, raggiunti in tutto il mondo dai cadeau con il logo del castello di Grinzane Cavour. L’indagine di pm del settore fasce deboli si concentrano sull’aspetto più delicato, quello delle molestie sessuali. Presto sarà convocato il maggiordomo in servizio prima di Nitish, il peruviano Carlo D.S. A lui chiederanno quali erano quali erano le condizioni di vita e di lavoro in casa Soria, prima del suo abbandono.
La Stampa 21 febbraio 2009

sabato 21 febbraio 2009

Perugia, Meredith: Biglietto trovato in casa, la scientifica controlla anche You Tube

IL DELITTO-MEREDITH, NUOVO GIALLO:UNO STRANO BIGLIETTO NELLA CASA...

C'è anche un biglietto trovato in una delle camere della casa dove venne uccisa Meredith Kercher tra gli elementi al vaglio della polizia che indaga sull'incursione scoperta mercoledì scorso. La notizia è riportata oggi da alcuni giornali sulle pagine locali. Gli investigatori mantengono però il massimo riserbo sul ritrovamento. Il biglietto, secondo quanto si è appreso, non conterrebbe scritte particolari e comunque nessun messaggio riferito alla vicenda. L'ipotesi al vaglio degli inquirenti è che sia accidentalmente caduto a chi è entrato nell'abitazione, sotto sequestro dal momento in cui venne trovato il corpo della Kercher. Non sarebbe stato infatti presente prima dell'incursione. La polizia scientifica sta poi esaminando anche alcuni mozziconi si sigaretta trovati nella casa e i coltelli collocati in vari locali. Gli accertamenti hanno intanto confermato che nell'abitazione, messa a soqquadro, non sono state trovate scritte o altri oggetti riferibili a qualche rito. Anche la candela parzialmente bruciata sarebbe stata usata solo per fare luce. Gli investigatori seguirebbero invece con attenzione la pista di un gesto a sfondo intimidatorio.

IL GIALLO DI VIA DELLA PERGOLA


Alla Scientifica le tracce degli incursori. La Postale controlla anche youtube

Chi si è introdotto nella casa potrebbe essersi tradito. C'è almeno una traccia, lasciata nella fuga, che potrebbe portare la squadra mobile ad una soluzione. C’è un oggetto, forse un foglietto repertato dalla polizia scientifica di Roma che - secondo le prime ipotesi - è caduto ad uno dei profanatori della casa, e della memoria di Meredith Kercher

perugia, la casa di via della Pergola Perugia, 20 febbraio 2009 - Gli 'incursori' si potrebbero essere traditi. Hanno lasciato almeno una traccia, nella fuga, che potrebbe portare la squadra mobile a loro. C’è un oggetto, forse un foglietto repertato dalla polizia scientifica di Roma che - secondo le prime ipotesi - è caduto ad uno dei profanatori della casa, e della memoria di Meredith Kercher. La studentessa inglese assassinata il primo novembre del 2007 e per cui è in corso il processo contro l’‘amica’ Amanda Knox e il fidanzato Raffaele Sollecito.

Il giorno dopo la scoperta del ‘raid’ nel casolare di via della Pergola 7 - ancora sotto sequestro - gli investigatori sono già al lavoro. Nei laboratori della Scientifica si analizzano i tre mozziconi di sigaretta trovati nella stanza di Laura Mezzetti, i quattro coltelli ‘esposti’ come per voler dare un inquietante segnale, la busta di plastica con il logo della polizia di stato ma anche la fioriera di plastica con la quale è stato rotto il vetro della finestra sul retro del villino. Tutto per trovare un’impronta o una traccia genetica che possa dare un nome e un volto agli incursori.

Anche se gli inquirenti tendono ad escludere la pista dei balordi o dei cacciatori di macabri feticci la polizia postale ha avuto incarico di controllare la rete - e in particolare youtube - per verificare se sia stato realizzato un assurdo filmato del sopralluogo illegale. Quasi impossibile stabilire se sia stato portato via qualcosa. Gli agenti della Mobile hanno trovato l’abitazione sottosopra. Anche la valigia di Meredith. Dove erano custoditi abiti e biancheria della vittima, è stata rovistata.

Come pure quella che Amanda aveva sotto il letto: da lì provengono almeno due dei quattro coltelli sparsi nel casolare in bella mostra. Quelli dell’americana erano ancora confezionati e per questo non sono mai stati repertati. Impossibile che si tratti dell’arma del delitto. Intanto la squadra mobile ha acquisito - e li sta visionando - i filmati registrati dalle telecamere a circuito chiuso del parcheggio di Sant’Antonio, davanti al casolare. Gli stessi passati al setaccio dopo il delitto. Quanto al movente nessuno si sbilancia ma agli inquirenti è apparsa l’ennesima 'messinscena'.

Erika Pontini


Meredith: trovato un biglietto in casa delitto

(ANSA) - PERUGIA, 20 FEB - C'e' anche un biglietto trovato in una delle camere della casa dove venne uccisa Meredith Kercher dopo l'incursione scoperta 2 giorni fa. La notizia e' riportata oggi da alcuni giornali sulle pagine locali. Gli investigatori mantengono pero' il massimo riserbo sul ritrovamento. Il biglietto, secondo quanto si e' appreso, non conterrebbe scritte particolari e comunque nessun messaggio riferito alla vicenda. Gli inquirenti ritengono che sia accidentalmente caduto a chi e' entrato in casa.
20 febbraio 2009

Soria, l'Impero: 18 appartamenti ma dorme in hotel

18 appartamenti e sette terreni: l’impero di Giuliano Soria





L’ipotesi: fondi pubblici usati a scopo privato
MASSIMO NUMA, NICCOLÒ ZANCAN
TORINO
Un piccolo impero. Non meno di 23 milioni di euro di finanziamenti pubblici sono stati versati al premio Grinzane Cavour dal 1982 ad oggi. Sono le stime ipotizzate dagli investigatori, calcolate per difetto, con estrema prudenza. Dopo una prima relazione della Guardia di Finanza. Un mare di denaro servito per organizzare concorsi letterari, scoprire Nobel, pagare viaggi, alberghi, pubblicità, spese di rappresentanza, bottiglie di vino pregiato - vinificato dai migliori produttori piemontesi - con etichetta firmata. Almeno 23 milioni di euro, più i contributi delle fondazioni bancarie ancora da quantificare, più i fondi europei.

Tutto è servito per mandare avanti una macchina di straordinario successo. Ma adesso la Procura indaga per malversazione. Ipotizza che i finanziamenti pubblici siano stati usati dal professor Giuliano Soria, il presidente, anche per scopi privati. Ecco perché gli agenti della Guardia di Finanza stanno facendo un censimento delle sue proprietà, passano al setaccio conti bancari, anche all’estero, dichiarazione dei redditi, fatture.

Al catasto di via Guicciardini, Giuliano Soria risulta proprietario di sette fabbricati in Torino, nove nel Comune di Costigliole d’Asti, più sette terreni: due vigne, un bosco, il resto prato. In città possiede una casa di cinque vani in via Boucheron 7, dietro piazza Statuto. Tutto il terzo piano di via Montebello 21 scala C, totale 22 vani. Più mansarde intestate sempre a suo nome. Mentre il primo piano dello stesso palazzo, dove ci sono gli uffici del Grinzane, con le cantine dove conserva il Barolo Letterario, sono ufficialmente del Premio. A Costigliole divide con il fratello Angelo diverse porzioni di una casa colonica in frazione Sant’Anna.


A Parigi possiede una casa in boulevard St Michel. «Bella ma non lussuosa», la definisce chi l’ha vista. In Liguria, ad Ospedaletti, su lungomare Cristoforo Colombo, ha un’altra casa moderna affacciata sulla scogliera. Comprata a metà degli Anni Novanta, intestata all’anziana madre Iolanda Beccaris.

Tutte queste proprietà hanno in comune recenti e pesanti lavori di ristrutturazione. Le stesse imprese di costruzione - in certi casi, anche gli stessi architetti - hanno lavorato nelle case di Soria, come nelle proprietà intestate al Premio Grinzane Cavour. Al censimento va aggiunto un motoscafo cabinato. D’estate è ormeggiato nel porto di Bordighera. Forse per questo Davide Agnello, uno dei più stretti collaboratori di Soria, ha appena preso la patente nautica. Al mare.

«Ma il professore preferisce dormire in un hotel a cinque stelle», raccontano i vicini di casa.
Totale: 18 fabbricati, 7 terreni, una barca. Una vita di successo, per il figlio della panettiera di Costigliole d’Asti. Intuizioni imprenditoriali, accompagnate da un’intensa attività di pubbliche relazioni.

Dodici pranzi, solo al ristorante Cambio, fatturati dal Grinzane nell’ultimo anno. In menù c’è ancora un piatto dedicato al professore: «Risotto con cardi al barolo letterario della vigna del Grinzane Cavour». 25 euro. Un bilancio florido. Che adesso stride con le denunce degli ex dipendenti, dei collaboratori a progetto. Contratti disattesi, stipendi non pagati. Fino all’esposto presentato in Procura dall’ex domestico Nitish, 28 anni, originario di Mauritius, mai messo in regola con il permesso di soggiorno: «Il professore mi toglieva 50 euro dallo stipendio se sbagliavo il cappuccino».

Professore universitario, anima del Grinzane e presidente dell’Antenna culturale, sede in piazza Castello 9. Un organismo voluto da Bruxelles - 90 mila euro per la gestione 2009 - per informare chiunque abbia un progetto e sia in cerca di finanziamenti. Come Soria. Come il Grinzane.
Una missione a tempo pieno, la sua. Un progetto illustrato chiaramente nello statuto del Premio: «Il Grinzane cerca di favorire e proporre un nuovo modo di vivere e percepire la lettura. Per questo la sua attività non si esaurisce nella fase ufficiale della cerimonia conclusiva, ma al contrario conserva una funzione di servizio culturale permanente».


La Stampa 20 febbraio 2009

venerdì 20 febbraio 2009

Grinzane: Nitish, l'uomo che ha denunciato Soria

Ecco l’uomo che lo ha denunciato
Nitish, 28 anni, originario delle Mauritius, ex domestico di Soria





"Ora sono sereno e ho un nuovo lavoro"
TORINO
«Ora sono sereno, ho trovato un nuovo lavoro, sono il domestico di una famiglia torinese che mi tratta finalmente in modo civile. Da Soria me ne sono andato perché ero stufo di sentirmi apostrofare “sporco negro”...».

Nitish, il ventottenne originario delle Mauritius che, con la sua denuncia per molestie e abusi sessuali, ha innescato l’inchiesta dei pm Longi e De Montis, si sta lentamente riprendendo dallo stress provocato dai quasi due anni trascorsi in casa Soria. Difeso dall’avvocato Gianluca Vitale, vive in una località segreta, per evitare la curiosità dei media e anche possibili ritorsioni.

Nel suo racconto, molti i momenti drammatici: «Il professore tentò di abusare più volte di me, cercando di coricarsi nel mio letto...Ero continuamente angariato, insultato per un nonnulla. Pagato in nero e costretto a orari impossibili, in cicli di lavoro estenuanti, impegnato nelle incombenze più pesanti. Mi umiliava sempre, per il colore della mia pelle: “Sei nato per fare lo schiavo...”.

E altri insulti, a sfondo razziale». Le accuse di Nitish sono documentate in una serie di video filmati, registrati con il cellulare, ora nelle mani della Procura. La Guardia di finanza, in queste ore, sta controllando tutti i documenti contabili del Premio Grinzane e quelli del presidente

La Stampa 16 febbraio 2009

«Multato per un cappuccino»
Soria, parla il maggiordomo

«Via 30 euro in caso di pulizie contestate. Provò a entrare nel mio letto, mi chiamava schiavo»

Dal nostro inviato Giusi Fasano


Giuliano Soria (Ansa)
Giuliano Soria (Ansa)
TORINO — «Quando provavo a difendermi diceva: forse non hai capito bene. La legge qui sono io. Io sono grande e tu sei piccolo, ti schiaccio come e quando voglio, chiaro?». Nitish si schiarisce un po' la voce e scandisce ogni sillaba: «Era ve-ra-mente ca-tti-vo». Mette assieme i ricordi di un anno e tre mesi «da incubo», come dice lui: quelli passati al servizio (come aiutante tuttofare) di Giuliano Soria, fondatore, padre e padrone del Premio letterario Grinzane Cavour. Oggi le parti sono invertite. Il «grande» adesso è lui, il ragazzo mauriziano di 28 anni che si fa chiamare Nitish (in realtà si chiama Hemratjing Dabeedin) e che con la sua denuncia, con le sue quattro ore di interrogatorio davanti ai pubblici ministeri, con la sua audio-prova registrata con il telefonino ha fatto decollare uno scandalo che rischia di distruggere il Premio Grinzane. E il «piccolo» del momento, Soria, per adesso incassa i colpi di Nitish, comprese le accuse di molestie sessuali e di maltrattamenti e vessazioni di ogni genere.

«Voleva che io fossi a disposizione giorno e notte, magari per dirmi di lavare le scale all'una del mattino. Si arrabbiava ogni volta che non era soddisfatto: mi diceva "ti butto giù dal balcone" e mi toglieva soldi dalla paga, 30 euro se pulivo male, 50 per un cappuccino che non gli piaceva. Ma le parole che mi ferivano di più erano quelle razziste: negro, non sei fatto per vivere qui, sei un bastardo schiavo, mi diceva. E quando l'altra domestica lo pregava di smetterla lui urlava ancora di più: "È qui per lavorare, non per dormire. E deve fare quello che dico io". Mi costringeva perfino a mangiare carne rossa che per gli induisti come me non è consentito». Nitish dice di temere ritorsioni. «Ho paura che mi faccia cacciare dal-l'Italia. Lo diceva sempre: "Io ho tanti amici in polizia... una persona del suo giro mi ha mandato un sms di minaccia... ma io non ho fatto nulla di male. Ho studiato biologia e vorrei finire gli studi e vivere in Italia. Lo so che sono stato sfortunato. A parte lui io sono grato a questo Paese».

La procura torinese accusa Soria di maltrattamenti («qualche volta mi ha dato sberle», racconta Nitish), di violenza sessuale per le avances registrate in audio dal ragazzo («ha provato a entrare nel mio letto, mi ha messo le mani addosso») e di malversazione, perché avrebbe usato illecitamente i fondi pubblici destinati alle attività culturali. Ma di quest'ultima accusa non è Nitish l'autore. Sono le decine di suoi ex collaboratori che stanno aiutando i pm a ricostruire il puzzle del potere di Soria, capace come nessun altro, in Piemonte, di raccogliere milioni di euro di finanziamenti. Su una cosa sono tutti d'accordo, amici e nemici: Giuliano Soria non è un campione di rapporti umani. Conosce la diplomazia se deve trattare con premi Nobel e letterati, «ma è anche un uomo che vive di prepotenza, forse perché alla fine è un tipo insicuro » valuta Luciano De Venezia, per un anno e mezzo suo consulente per le comunicazioni esterne. «Io sono di Napoli e quando mi vide la prima volta mi disse "tu saresti il terrone che vuole venire a lavorare qui al Nord...". Fortuna che ero stato avvertito del suo carattere. Gli ho risposto per le rime ed è rimasto così spiazzato che poi andavamo quasi d'accordo. Ma se ti mostravi più debole era un disastro. Si partiva da cose tipo "oggi lei è vestito che è uno schifo" oppure "lei è troppo idiota per restare qui" fino alle fobie sulla segretezza dei computer».

Eppure quel «disastro» di padre- padrone in questa settimana nera ha raccolto un migliaio di messaggi di solidarietà. Il mondo letterario lo difende. Primo fra tutti il suo amico Sepúlveda. L'ultima a fargli sapere che lo stima è stata Ingrid Betancourt, qualche giorno fa. Lui passa di tanto in tanto dai suoi dipendenti, al Grinzane, prova a convincerli che la bufera passerà: «Lo so che è dura, ragazzi, ma vedrete che ce la faremo. Contro di me hanno montato attacchi personali. Tanto onore, tanti nemici. Ma il Premio deve andare avanti ».


Corriere della Sera 20 febbraio 2009

giovedì 19 febbraio 2009

Grinzane, indagine sui depositi esteri.Per salvare il Premio spunta Dacia MarainiPer salvare il Premio spunta Dacia Maraini

LA BUFERA SULL’ENTE DI VIA MONTEBELLO - SI RICOSTRUISCE IL PATRIMONIO IMMOBILIARE, MA NEL MIRINO CI SONO ANCHE LE CONSULENZE ESTERNE


Sotto la lente le transazioni su conti in Francia e altri Paesi Ue intestati anche a Soria

MASSIMO NUMA TORINO
Sarà uno screening a 360 gradi, quello degli inquirenti, su tutte le proprietà immobiliari che possono essere ricondotte a Giuliano Soria, al Premio Grinzane e anche ai suoi familiari più stretti. Fondato nel 1982, il Premio ha incassato, nel corso dei decenni, somme ingentissime. Ed è arrivato il momento di verificare «come» è stato impiegato il denaro pubblico.

E ora le indagini si spostano in Europa. Soria e i suoi collaboratori avrebbero le chiavi d’accesso per operare su una serie di conti correnti in Francia, in particolare nella filiale francese della Banque San Paolo e di un altro istituto del gruppo Dexia. Poi sono emersi contatti con dirigenti del Banque Espírito Santo et de la Vénétie SA, un istituto internazionale che ha sede anche fuori dai confini europei. Saranno analizzati i flussi finanziari, gli investimenti e le consistenze reali del suo patrimonio. E’ superfluo sottolineare che, alla fine dell’inchiesta, tutte le operazioni potrebbero risultare comunque regolari o spiegabili.

La casa di Parigi si trova in una delle zone del centro più prestigiose e affascinanti: il boulevard St. Michel. Dicono sia stata una delle magioni del pittore Matisse, ed è a trecento metri dalla stazione del metro St. Michel. In famiglia, la chiamano modestamente «casa Soria». L’agenzia San Paolo è poco distante. Poi sono in corso verifiche sull’appartamento di Ospedaletti, in provincia di Sanremo. Qui viene spesso la madre, Iolanda, e anche lo stesso professore. Che avrebbe pure la disponibilità di un motoscafo, ancorato nel porto turistico. Il suo più stretto collaboratore, Davide Agnello, avrebbe tra l’altro conseguito la patente nautica recentemente, proprio per dedicarsi all’imbarcazione. Da Ospedaletti alla Costa Azzurra. Nel circondario di Nizza, c’è un’altra abitazione di cui sarà necessario accertarne la proprietà. Rientrerebbe nell’orbita di questa famiglia che, secondo gli esperti del settore, avrebbe uno straordinario fiuto negli affari: «Il colpo di via Montebello, è stato veramente magistrale», dicono ammirati.

Infine cominciano a delinearsi i contorni degli immobili torinesi, in via Montebello 21. Cioè la casa privata, al terzo piano, gli uffici del Premio, al primo, infine le cantine, gli archivi e i negozi-magazzino sul piano marciapiede, in via Montebello, dove sono custoditi migliaia di libri e altro ancora, in attesa di essere catalogato, archiviato e infine riordinato in una grande biblioteca. C’è un progetto, in attesa di un sicuro finanziamento. Poi andranno verificate anche le leggende metropolitane nate sull’«impero» di Soria; avrebbe acquistato, in zona Mole, mini-appartamenti affittati a mille euro al mese agli universitari di Palazzo Nuovo.

Resta da analizzare la cospicua parte di Costigliole D’Asti. Il sobrio cascinale di famiglia, in frazione Sant’Anna, in via di ristrutturazione; l’ala del Castello affidata dal Comune al Premio, i 10 mila metri quadrati di giardini, il palazzo Grinzane, con il Ristorante Letterario, attualmente chiuso e la splendida chiesa del ‘600 acquistata dall’associazione per 129 mila euro. C’è un filone dell’inchiesta che porta anche ad Alba, in provincia di Cuneo. Il superteste X, ex braccio destro di Soria, sta riempiendo pagine e pagine di verbali. All’orizzonte spunta il delicato capitolo delle consulenze esterne. D’oro.
lA sTAMPA 19 FEBBRAIO 2009

Meredith, incursione nella casa del delitto. Rinvenuti candele e coltelli



PERUGIA. SONO ENTRATI NELLA CASA DI VIA DELLA PERGOLA


19 Febbraio 2009 04.13 - di Adriano Lorenzoni - Fonte: Terni in rete -

E' incredibile quanto scoperto ieri mattina nella casa di via della Pergola, a Perugia, dove è stata uccisa Meredith Kercher. Ignoti sono penetrati all'interno dell'abitazione che è sottoposta a sequestro dalla notte del 2 Novembre 2007. ed hanno messo tutto a soqquadro. Gli intrusi hanno sfondato una finestra e lasciato dei coltelli e delle candele sul pavimento. Sembra che sia i coltelli che le candele fossero già presenti all'interno dell'abitazione. Gli inquirenti cercano di dare una spiegazione a quanto accaduto. Si è trattato di un terribile scherzo oppure qualcuno aveva interesse a dimostrare quanto era facile entrare in quella casa? Infatti, i legali di Raffaele Sollecito sono partiti subito all'attacco...." ciò che è accaduto ieri, dimostra quanto era facile entrare nella casa sia dalla parte anteriore che da quella posteriore dell'abitazione. E' un ulteriore conferma di quello che sosteniamo da tempo." Anche l'avvocato della famiglia di Meredith Kercher ha commentato l'accaduto.." Si tratta di una brutta storia, con un pò di dietrologia si potrebbe pensare alla regia di un grande vecchio."

Mez, nella casa candele e coltelli

PERUGIA - Coltelli sparsi per la casa, uno, grande, su una busta di plastica con la scritta polizia, e i resti di una candela che qualcuno aveva utilizzato probabilmente per fare luce: è lo scenario che si sono trovati davanti stamani gli agenti quando sono arrivati nella casa dove venne uccisa Meredith Kercher.
Un’incursione - compiuta da qualcuno entrato dopo avere sfondato una finestra sul retro - sulla quale sono ora in corso indagini della Squadra mobile coordinata dalla procura del capoluogo umbro. Le indagini sono in corso a tutto campo. Si starebbero valutando varie piste, da quella di un’incursione legata a una sorta di rito a un atto a sfondo intimidatorio.
I locali sono stati trovati a soqquadro dalla polizia che si era recata nell’appartamento per recuperare alcuni oggetti da restituire alle inquiline italiane. Quando gli agenti hanno aperto la porta d’ingresso si sono subito accorti che qualcosa non andava. La polizia ha individuato alcuni coltelli sistemati - ha reso noto la procura perugina - «in posizione molto visibile» sul pavimento della cucina. Uno era collocato sopra a una busta di plastica con la scritta «polizia.it». Un altro coltello è stato recuperato su un mobile antistante la camera dove venne uccisa Meredith. Oggetti ora all’esame della polizia.


Grinzane: Parlano gli schiavi di Soria


Cultura/ Grinzane Cavour, finanziamenti per 4,9 milioni di euro
La metà arrivano dalla Regione Piemonte


Grinzane/ Patron Soria a maggiordomo: "Tu sei il mio schiavo"


Grinzane Cavour: ascoltati collaboratori Soria

Lo sfogo di Nitish
"Dovevo mangiare il cibo scaduto"


19-02-2009

Continuano le indagini sul patron del Grinzane Cavour Giuliano Soria. Ieri, nel filone che riguarda la gestione dei fondi dell’associazione, sono stati ascoltati in procura diversi testimoni che hanno collaborato con il presidente. Al centro dell’attenzione la gestione dei fondi, le transazioni su conti correnti francesi e le consulenze esterne. Intanto, la Regione, per salvare il premio, starebbe pensando alla creazione di un gruppo di saggi, alla cui guida vi sarebbe la scrittice Dacia Maraini.

Grinzane/ Patron Soria a maggiordomo: "Tu sei il mio schiavo"
Il racconto nei verbali del giovane Nitish

Torino, 18 feb. (Apcom) - "Dovevo essere sempre disponibile, a qualsiasi ora, anche sabato e domenica. Non potevo mai uscire di casa. Nessun giorno di riposo e per le commissioni avevo i minuti contati. Se facevo un errore mi toglieva i soldi: 50 euro per un cappuccino che non gli piaceva, 30 euro per le pulizie non perfette. Il professore mi pagava sempre in nero, certe volte a rate. Altre volte non mi pagava per niente".

È quanto ha dichiarato Nitish, 28 anni, giovane maggiordomo e collaboratore di Giuliano Soria ai Pm Valerio Longi e Stefano De Montis che indagano sulle attività illecite del patron del Grinzane Cavour, Giuliano Soria, e sull'accusa di violenza sessuale lanciata proprio dal ragazzo originario delle Isole Mauritius.

"Il professore mi obbligava a mangiare i rifiuti, il cibo scaduto e la carne rossa: Io sono induista e la mia religione non me lo permette - continua la testimonianza di Nitish - ma lui urlava 'tu sei mio schiavo, decido io quello che fai'". Il giovane maggiordomo racconta di aver conosciuto il professore un anno e quattro mesi fa, quando fu proprio Giuliano Soria a fargli il colloquio di assunzione. E quando arrivò la notizia che poteva lavorare nella casa di via Montebello era contento. Ora Nitish è preoccupato visto che la sua posizione in Italia non è regolarizzata, è clandestina. "Ho chiesto diverse volte al professore di mettermi a posto e lui mi ha detto di stare tranquillo che se ne sarebbe occupato. Ricordo bene la frase esatta: la legge sono io ...". Ma non l'ha mai fatto. Lo insultava invece chiamandolo "idiota, bastardo, schiavo, sporco negro".


Cultura/ Grinzane Cavour, finanziamenti per 4,9 milioni di euro
La metà arrivano dalla Regione Piemonte

Torino, 18 feb. (Apcom) - Man mano che le cifre salgono agli onori della cronaca, prende forma la realtà del Grinzane Cavour, diventato nel tempo un Premio letterario dalle dimensioni di un'industria, culturale, ma pur sempre un'industria. E' emerso un bilancio di 4,9 milioni di euro di finanziamenti pubblici entrati nelle casse della fondazione amministrata da Giuliano Soria, la metà dei quali concessi dalla Regione Piemonte per un totale di 2,3 milioni di euro. Una parte dei fondi del Grinzane arrivano poi da fondi governativi: tra gli sponsor figurano il ministero dei Beni culturali, la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute.

Il Grinzane ha esportato la sua attività anche in Liguria, Puglia e Molise; le tre Regioni hanno finanziato i vari progetti e sono intervenute anche Fondazioni bancarie come la fondazione Crt, le Casse di risparmio di Cuneo, Saluzzo, di Calabria e Lucania (Carical) e la Compagnia di San Paolo. E poi le Province di Cuneo, Torino e Verbano-Cusio-Ossola. Dal bilancio emergono altre voci: ristoranti 242.164 euro, alberghi 238mila euro, viaggi 285mila euro. Il catering assorbe poco più di 27mila euro.

Lo sfogo di Nitish
"Dovevo mangiare il cibo scaduto"

I verbali del giovane di Mauritius: "Se facevo un errore mi toglieva i soldi"
NICCOLÒ ZANCAN
TORINO
Il professore mi obbligava a mangiare i rifiuti, il cibo scaduto, anche la carne rossa. Io sono induista, non posso. Ma lui urlava: “Tu sei il mio schiavo, decido io quello che fai”».
È un ragazzo magro, bello, con la voce calma. Un viso perfetto di lineamenti sottili, la pelle ambrata. Originario di Mauritius, è in Italia dal 2006. Non sembra arrabbiato, non cerca vendette. Con l’avvocato Gianluca Vitale ha scelto la strada del massimo riserbo. Quattro mesi di silenzio assoluto. La denuncia, corredata di video e registrazioni audio, è stata depositata in Procura alla fine di settembre. Nitish, 28 anni, ex maggiordomo di casa Soria, è stato sentito per la prima volta all’inizio di ottobre. Quel giorno, davanti ai pm Valerio Longi e Stefano De Montis, ha messo a verbale la sua ricostruzione dei fatti. Da allora vive fra Milano e Torino, lavora saltuariamente, aspetta. Dice che avrebbe preferito che questa storia rimasse segreta: «Non cerco pubblicità, non mi interessano le interviste. Voglio solo giustizia, un lavoro serio, restare in Italia». Perché Nitish è preoccupato soprattutto per questo: è clandestino.

«Ho conosciuto il professore un anno e quattro mesi fa. È stato lui a farmi il colloquio di assunzione. Su suggerimento di un amico, mi ero iscritto a un’agenzia. Quando mi ha detto che potevo lavorare nella casa di via Montebello, ero contento». Primo stipendio: 700 euro per otto ore di lavoro.

Poi cosa è successo? «Dovevo essere sempre disponibile, a qualsiasi ora, anche sabato e domenica. Non potevo mai uscire di casa. Nessun giorno di riposo. Per le commissioni avevo i minuti prestabiliti. Se facevo un errore mi toglieva soldi: 50 euro per un cappuccino che non gli piaceva, 30 euro per le pulizie non perfette. Il professore mi pagava sempre in nero, certe volte a rate. Altre volte non mi pagava per niente».

Nitish si sdoppia, si triplica, non si arrende. Cuoco, domestico, cameriere, badante dell’anziana madre di Giuliano Soria, archivista del Grinzane Cavour, lo vedono al Ristorante Letterario di Costigliole d’Asti, spesso fa anche l’autista: «Nei viaggi a Parigi, il professore mi faceva guidare per otto ore di seguito. Io avevo paura, perché non ho i documenti, non sono in regola».
Questo è il tema centrale, il permesso di soggiorno: «Ho chiesto diverse volte al professore di mettermi a posto. Lui mi ha insultato, si è arrabbiato molto. Quando mi sgridava, urlava: “Idiota, bastardo, schiavo, sporco negro”. Certe volte mi faceva saltare il pranzo».

Nitish va a chiedere il permesso di soggiorno ancora una volta, all’inizio di giugno. Era sconvolto, perché lo aveva appena fermato la polizia: «Allora il professore mi ha detto di stare tranquillo, che se ne sarebbe occupato. Ricordo bene la frase esatta: “La legge sono io...”».

Questo è il contesto, secondo Nitish. Il clima in cui si sarebbero consumate le violenze sessuali. Mani addosso, scherzi pesanti. Nel video si vede qualcosa: un breve palpeggiamento. Il resto è nella denuncia: «Per tre volte il professore si è infilato nel mio lettino, io mi sono sempre difeso». Nitish dice che un po’ se lo aspettava: «Mi aveva messo in guardia il precedente maggiordomo peruviano».
La Stampa 17 febbraio 2009

mercoledì 18 febbraio 2009

Vallo Della Lucania:Abusi e violenze, processo alla suora dell’asilo


Suor Soledad va a giudizio. La religiosa di origine peruviana che prestava servizio nell’asilo di Vallo della Lucania dal 15 ottobre prossimo dovrà comparire dinanzi al tribunale di Vallo della Lucania con l’accusa di abusi e violenze sessuali nei confrotni di 27 bambini. Il rinvio a giudizio è arrivato ieri pomeriggio dopo circa sei ore di udienza. Il gip Lariccia ha così confermato l’inchiesta condotta fin dal 2006 dall’ex procuratore della Repubblica Alfredo Greco. «Bambini attendibili, perizie credibili» sostiene il gip. «Una sorta di psicosi collettiva, un virus tra le famiglie» ha invece detto il professore Guglielmo Gullota, avvocato di suor Soledad e ritenuto uno ei legali di maggiore esperienza in tema di reati contro la persona a sfondo sessuale. Nonostante questa difesa, il gip ha ritenuto fondato e credibile l’impianto accusatorio della procura sostenuto in udienza dal pm Cardillo e dagli avvcoati di parte civile (Felice Lentini, Silverio Marchetti, Angelo Sansone, Attilio Taiani, Mario Carrato, Domenico Del Gaudio, Maria Rosaria Oricchio). L'inchiesta che coinvolge suor Soledad parte a fine maggio 2006, quando prima una mamma e poi subito altri genitori si presentano in Procura per denunciare i presunti abusi subiti dai propri figli. I piccoli, tutti di età compresa tra i 3 e i 5 anni, sono iscritti alla scuola materna dove la religiosa ha coadiuvato le maestre per un anno con compiti esterni alle aule. Il procuratore della repubblica Greco dispone l'apertura di un'inchiesta ed ascolta sia le religiose dell'istituto che tutti i genitori degli alunni. Nel giro di alcune settimane, gli esposti-denunce dei genitori arrivano a quota 40. A metà giugno 2006 suor Soledad, che si trova a Roma, è raggiunta da un'ordinanza cautelare ed è associata al carcere di Fuorni, ma dopo pochi giorni, interrogata dal gip Roberta Zizanovich, viene trasferita agli arresti domiciliari presso l'istituto di Roma. Il pm, intanto, chiede e ottiene dal giudice per le indagini preliminari lo svolgimento di un'audizione assistita dei 34 bambini che si presume siano stati vittima degli abusi. L'ascolto dei minori avviene al tribunale di Vallo in audizione assistita, tra il 22 settembre e il 13 ottobre 2006, con un proseguo peritale a gennaio 2008. Dopo un anno trascorso agli arresti domiciliari, suor Soledad viene rimessa in libertà, mentre l'inchiesta va avanti. Le tappe dell’inchiesta che coinvolge suor Soledad sono scandite in 10.800 pagine, raccolte in 9 faldoni. Proprio nei mesi successivi all’inchiesta di Vallo una raffica di arresto sconvolge Rignano Flaminio. Una inchiesta identica: a Vallo con esiti giudiziari ed un solo arresto, a Rignano decine di arresti e inchiesta crollata. Intanto l’inchiesta va avanti e va verso la conclusione: la procura di Vallo chiede l gip l’archiviazione per tutti gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui presunti abusi sessuali alla scuola materna “Paolo VI” di Vallo, tranne che per suor Soledad. Si tratta di altri 12 indiziati, invece, per i quali la procura chiede l’archiviazione, perché gli elementi raccolti nel corso delle indagini non sono sufficienti a sostenere le accuse in giudizio. Questa richiesta di archiviazione interessa anche tre suore dell’Istituto Santa Teresa per le quali erano stati formalizzati i capi di imputazione per favoreggiamento. Suor Soledad, 25 anni, confessa semplice delle ancelle di Santa Teresa, arrivò nella scuola materna Paolo VI dallo scorso settembre. Di origini peruviane, si era trasferita in Italia da 5 anni. Alla scuola di Vallo aveva il compito di tenere d'occhio i bimbi quando uscivano nel corridoio, accompagnandoli nello spogliatoio o in bagno e aiutandoli a lavarsi. ant.man.

Il Mattino Salerno 17 febbraio 2009

martedì 17 febbraio 2009

Giallo Garlasco, Stasi: Due parole nel pc "salvate", ma la sera prima

Garlasco Lavata la bicicletta con il sangue di Chiara, così la perizia
smonta l'alibi di Alberto.

Due parole nel PC di Alberto. Le avrebbe «salvate», ma la sera prima del delitto

MILANO — Due parole per smontare l'alibi di Alberto Stasi: sono «Garbarino» e «inerentemente». Le loro tracce nel suo computer dimostrerebbero che lui — unico indagato per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi il 13 agosto 2007 — ha mentito dicendo che passò la mattina del delitto a scrivere quattro pagine della sua tesi di laurea. «Garbarino» è il nome del professore relatore della sua tesi, «inerentemente», invece, è un avverbio che Alberto ha usato più volte nella stesura di quelle ultime quattro pagine. Il fatto è che l'allora laureando ordinò al suo programma di scrittura (Word2003) di non segnalare i due termini come un errore ogni volta che li digitava ma di inserirle nel suo dizionario personalizzato. Il programma eseguì e di quell'operazione sono rimaste le tracce. «Inerentemente» fu inserito nel dizionario alle 23.34 del 12 agosto e «Garbarino» poco prima.

lunedì 16 febbraio 2009

GARLASCO, PERIZIA DI PARTE:LE FOTO DELLA SCENA DEL DELITTO E DEGLI OGGETTI




La fotografia della bicicletta

Il dispenser

Corridoio villetta

Il lavandino

Improne rilevate per la comparazione

Altre impronte nella villetta


16 FEBBRAIO 2009 ADNKRONOS

Garlasco: Lavata la bici di Alberto, ma le scarpe lo incastrano


La rigorosa dimostrazione scientifica circa l'impossibilità di entrare e uscire dalla villetta di Garlasco senza sporcarsi le scarpe, come documentano due foto. Il dna di Chiara sui pedali della bicicletta di Alberto Stasi, dovuto a materiale organico della vittima pestato in precedenza. Bicicletta che risulterebbe addirittura ripulita in epoca successiva all'omicidio. E le tracce sul dispenser del portasapone in bagno dove, spiega il consulente, l'assassino si è lavato per cancellare le evidenze organiche: è stato rilevato solo il dna della vittima e due impronte digitali di Alberto Stasi che avrebbe ripulito quelle di Chiara non riuscendo però a cancellare il suo dna. Sono queste le conclusioni più importanti del consulente della difesa della famiglia Poggi, Marzio Capra, sul delitto di Garlasco, che attribuiscono ogni responsabilità dell'omicidio all'unico indagato Alberto Stasi. La consulenza è stata depositata stamattina all'ufficio del gup di Vigevano, che il 24 febbraio deciderà se rinviare a giudizio o prosciogliere Alberto. Consegnata anche una nuova consulenza sul suo computer nella quale si rileva, come già evidenziato dai ris, l'assenza di attività del pc il giorno del delitto tra le 10.37 e le 11.58, e l'uso di due chiavette usb una di Chiara e una mai ritrovata.

TG5 16 FEBBRAIO 2009


PAVIA: OMICIDIO GARLASCO, ALBERTO HA LAVATO LA SUA BICI MA LE SCARPE LO INCASTRANO

(Adnkronos) - Il consulente Capra sottolinea inoltre come sia impossibile per Alberto calpestare il pavimento della villetta senza sporcarsi minimamente le scarpe. Capra ''non ha dubbi nell'escludere che l'indagato Alberto Stasi indossasse effettivamente le scarpe Lacoste'' che lo studente ha consegnato ai carabinieri al termine del primo interrogatorio. Elementi che insieme alle impronte di Alberto miste al Dna di Chiara trovate sull'erogatore del sapone liquido in bagno ''incastrano per l'accusa l'unico indagato''. Ci sono solo le impronte di Alberto Stasi e dei famigliari della vittima nella villetta di via Pascoli. Un indizio che esclude la presenza di estranei e che finisce, secondo l'accusa, per aggravare la posizione del 25enne. La consulenza di Capra abbraccia le conclusioni del Ris e dell'accusa e ritiene Alberto colpevole al di la' di ogni dubbio. Il 24 febbraio e' attesa l'udienza preliminare per stabilire se l'ex fidanzato dovra' rispondere dell'omicidio dell'ex fidanzata. Insieme alla consulenza scientifica e' stata depositata una consulenza tecnica sul computer dell'unico indagato. L'ingegnere informatico Paolo Reale arriva alla conclusione che mentre Chiara moriva sotto i colpi del killer, Alberto non lavorava alla sua tesi di laurea, come sempre sostenuto dall'ex fidanzato.

(Afe/Opr/Adnkronos)


domenica 15 febbraio 2009

Soria, i racconti dei testimoni:"Viveva da nababbo, noi maltrattati e senza soldi"

CONFERMATE LE ACCUSE: MALVERSAZIONE E VIOLENZA SESSUALE

Il ciclone della Finanza sul Grinzane



Giuliano Soria, fondatore del premio Grinzane Cavour



Un supertestimone: «Soria viveva da nababbo, noi maltrattati e senza soldi»
MASSIMO NUMA, NICCOLO’ ZANCAN
TORINO
«Povero Giuliano - racconta uno dei più stretti collaboratori - ha passato la mattina a riflettere su un articolo: “L’uomo che scopriva i Nobel”. Si è letto al passato, come un uomo finito, morto...». Giuliano Soria arriva davanti alla sede del Premio Grinzane Cavour all’ora di pranzo. Con lui c’è l’avvocato di fiducia, Claudio Morra. Dentro, nei locali di uno dei più prestigiosi premi letterari europei, gli ispettori della procura stanno continuando il lavoro. Ora si dedicano alle copie di tutti gli hard-disk dei computer. Seguono un doppio filone di indagine. Quello che riguarda la gestione dei flussi di denaro: contributi, stipendi, collaborazioni. E quello delle molestie sessuali e dei maltrattamenti denunciati da un uomo di 28 anni, nato alle Mauritius.

L’ira dei collaboratori
«Lo avete definito maggiordomo - dice l’avvocato Morra - credo che abbiate esagerato. Si occupava dell’archivio del Grinzane. Per un periodo è stato anche il badante dell’anziana madre del professor Soria». Sulle accuse: «Mi sembrano risibili. Finora non siamo stati convocati in procura ma potremo spiegare ogni cosa. Ho già parlato con i pm Longi e De Montis. Mi sono sembrati molto cauti. Ed è un invito che estendo a tutti: non si può distruggere una persona così importante». Il professore cammina atterrito verso l’ingresso: «So di avere un carattere difficile ma non mi spiego questo accanimento contro di me». Semplificando, per quello che si può capire di un’indagine agli inizi e ancora tutta da pesare, sembra la rivolta dei sudditi. Segretarie, archivisti, decoratori, addetti stampa, collaboratori a progetto. In procura sfila la rabbia di tutti quelli che lavoravano ai margini dell’impero.

C’è un supertestimone ansioso di raccontare la sua storia. Ha lavorato al Grinzane per quattro anni, adesso ha tre cartelle piene di documenti, dati, registri, estratti conto. «Soria vive come un re, mentre i suoi dipendenti, che lavorano anche 15 ore al giorno, li ha sempre lasciati crepare di fame. Li arruola all’Università, con il miraggio di entrare nel salotto buono. Per due anni stagisti a costo zero. Dopo propone contratti a progetto, fra 500 e 800 euro al mese. Spesso non paga. A me deve ancora migliaia di euro. Quando ho cercato di ottenere quanto mi spettava, lui mi ha riso in faccia. “Tu non sei nessuno”, ha detto». Lui invece, era il presidente. E in un decalogo specificava: «Fedeltà al presidente e all’istituzione». Ed ecco la casa del Grinzane, quasi una leggenda: «L’enorme cantina colma di vini pregiati. Soprattutto Barolo: lo regala agli amici, dettagliando il numero di bottiglie in base a ruolo, simpatia, importanza. Fra i pochi esclusi, per antipatia conclamata, il sindaco Chiamparino».

Casa Soria è un cantiere aperto. Stanno ristrutturando tutto. «Lui vive in un loft pazzesco - racconta il testimone - 600 metri da favola. Grandi finestre sulla Mole. Dicono che la copia originale del poster del film Cabiria sia attaccata alle sue pareti, non a quelle del Museo del Cinema». I dipendenti stanno ai piani bassi, l’anziana madre Iolanda Beccaris ha un’ala per sé. Poi c’è il piano dei misteri: «Conserva i regali ricevuti da aziende, società, artisti e cittadini. Un museo della vanità».

Le case
Ecco il documento archiviato, sotto la voce disposizioni di servizio, martedì 17 giugno: «Pietro Malerba e Davide Agnello (custode del palazzo e collaboratore di fiducia) verificano gli omaggi giunti. Agnello sollecita le aziende che non hanno ancora inviati gli omaggi...». Il supertestimone racconta dei viaggi pagati dalla fondazione, 20 voli da fine dicembre a oggi, quasi tutti a Francoforte: «La gestione economica del Grinzane era su computer separati, anche i più stretti collaboratori non avevano accesso. Ma tutti sapevamo della casa di Soria nel centro di Parigi, chiamata la casa di Matisse. Tutti sapevano delle proprietà a Costigliole d’Asti». Anche lì sono andati i finanzieri. Soldi e molestie. «Ho visto piangere il ragazzo che ha fatto scattare la denuncia - racconta il testimone - chiedeva aiuto: si era preso delle botte per un cappuccino fatto male. Diceva di essere maltrattato, segregato in casa, per giorni senza stipendio. Gli abbiamo consigliato di registrare tutto. Così ha fatto, poi è scappato».

VIAGGI

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