martedì 3 febbraio 2009

Garlasco: Intercettazioni, autopsia, tesi difesa e accusa

Garlasco/ Stasi accusa le cugine Cappa: “Chiara è stata uccisa da una stampella”Gli avvocati di Stasi presentano una relazione. E promettono "novità importanti"

Chiara Poggi sarebbe stata uccisa da una stampella. E' ciò che emerge dalle intercettazioni delle telefonate di Alberto Stasi, l'unico indagato per l'omicidio di Garlasco del 13 agosto 2007. Sono 806 le pagine di intercettazioni telefoniche depositate in vista dell'udienza preliminare del 24 febbraio, nella quale il gup Stefano Vitelli deciderà se rinviare a giudizio Stasi o proscioglierlo.


LE INTERCETTAZIONI

Il 30 aprile 2008, Alberto Stasi parla con la madre Elisabetta Ligabò e commenta l'esito di un esame scientifico sui capelli ritrovati sulla scena del delitto. Il dialogo ruota attorno alla sua autodifesa e alla speranza che le indagini si indirizzino altrove.

Dice l'ex fidanzato della vittima: "... si! cioè, quello con il bulbo era di Chiara!... E gli altri non si riesce a tirar fuori niente per il momento". "Ho capito", risponde la madre. E lui: "Vabbè niente peccato! Ah, però un capello sembra tinto!". "... mm, speriamo! Lo controllano comunque?". "Sì, sì e speriamo che sia di quella t... della Cappa!".

Lo ripete due volte. La madre annuisce: "Eh, davvero, va bene, ok".

Il 20 novembre 2007 ce l'ha ancora con la cugina di Chiara. In una lunga conversazione telefonica con Marco Panzarasa, ex compagno di liceo e suo amico del cuore, sbotta: "Ma che c... vuole la Stefania Cappa?!".

Al centro della discussione, si legge dai verbali riportati da La Repubblica c'è l'imminente uscita di un servizio fotografico sul settimanale "Chi" che ritraeva Alberto in un uscita notturna con un gruppo di amici, servizio del quale Stefania sembrava essere informata e della cui pubblicazione aveva avvertito un'amica di Alberto. "Quella lì deve soltanto stare attenta che gli vengano a sequestrare le macchine, le biciclette, le stampelle". I due amici convengono sul fatto che "sarebbe anche ora!". Alberto è ancora più esplicito: "Altro che la fotografia... Non mi parlare di quelle lì ché mi viene la pelle d'oca solo a pensarci". È irritato. L'idea di essere stato messo sotto torchio dai carabinieri, e la diffusione dei verbali che lo riguardano, lo fanno sentire un "perseguitato". "Mentre ad altri...". L'amico gli offre la sponda: "... si è visto che su di loro (le gemelle Cappa, ndr) non hanno fatto praticamente un c... ". E Stasi: "Sì, vanno lì, perquisizione, tre scontrini!..."

LA STAMPELLA

Ma ad Alberto interessano soprattutto gli sviluppi delle indagini. Il giovane riferisce di una lettera che è in suo possesso e annuncia che chiederà al professor Francesco Avato, il suo consulente tecnico, se è possibile che Chiara sia stata colpita da una stampella. Una supposizione - ipotizzano gli investigatori - suggerita dalla stessa lettera. "Ma perché non vanno neanche a controllare?", chiede Stasi. Ma quel che più colpisce, in tutti i dialoghi di Alberto, è la mancanza di riferimenti a Chiara. Anche i sentimenti nei confronti della famiglia Poggi si intiepidiscono. E così, quando il 16 aprile 2008, apprende che, dopo otto mesi di attesa, i familiari di Chiara possono finalmente riaprire la casa del delitto ora dissequestrata, Stasi sembra seccato. "Ma da quando gli ridanno la casa? - ragiona con Panzarasa - . E dissequestrano la casa senza dircelo?".

IL PROCESSO

Giallo di Garlasco, la difesa di Stasi: "L'autopsia su Chiara è incompleta"

L'avvocato di Alberto: «Il corpo della vittima non è stato pesato e questo è
fondamentale per stabilire ora morte»



GARLASCO (PAVIA)
Dopo che qualche giorno fa una nuova perizia dell'accusa fissava l'ora della morte della ragazza tra le 10,30 e le 12 del 13 agosto 2007, cercando così di smontare l'alibi di Alberto Stasi che ruota proprio intorno a quell'ora, ieri l'avvocato di Stasi ha sostenuto un'altra posizione in difesa del suo assistito: «L’autopsia su Chiara Poggi è incompleta». Afferma infatti Giulio Colli, uno dei difensori di Alberto Stasi, il 25enne di Garlasco accusato dell’omicidio della fidanzata, avvenuto oltre un anno fa.

«Il corpo - spiega l’avvocato Colli in un’intervista che apparirà oggi sulla Provincia Pavese - non è stato pesato dopo la morte, perchè all’obitorio di Vigevano non era disponibile una pesa. Questo è quanto è stato sostenuto dal medico legale che ha effettuato l’autopsia. In realtà - continua Colli - una pesa poteva essere richiesta a qualunque reparto dell’ospedale. Così manca il dato certo per stabilire l’ora della morte e si ragiona soltanto su supposizioni».

Partendo dalla temperatura del cadavere al momento del suo ritrovamento, per calcolare l’ora della morte è fondamentale capire in quanto tempo il corpo si è raffreddato. Un organismo umano vivente raggiunge in media i 36-37 gradi. Determinante in questo calcolo è il peso corporeo.

C’è molta attesa, intanto, per l’udienza preliminare fissata davanti al gup di Vigevano per il prossimo 24 febbraio e che arriva a poco più di un anno e mezzo dal delitto (13 agosto 2007). E c’è un rincorrersi di voci. L’ultima è che la famiglia Stasi voglia lasciare Garlasco vendendo la villa di via Carducci. Una possibilità che era balenata nei mesi immediatamente successivi al delitto, come emerso nelle intercettazioni telefoniche, ma che poi non ha avuto corso.
LA STAMPA 3 FEBBRAIO 2009

LA PERIZIA CHE FISSA L'ORA DELLA MORTE:

Centrata l'ora in cui Chiara è stata uccisa. La nuova perizia smonta la difesa di Stasi
Tra le 10,30 e le 12 del 13 agosto 2007 Alberto non era al telefono con la madre e avrebbe potuto uccidere la Poggi

VIGEVANO (PAVIA) – Nessuna sorpresa. Ma una conferma in più. Per dire quello che la Procura di Vigevano ha sostenuto fin dall’inizio: la morte di Chiara Poggi, assassinata a 26 anni nella sua villetta di Garlasco (Pavia), «è da collocarsi in un intervallo di tempo compreso fra le ore 10,30 e le ore 12 del 13 agosto 2007, con maggior “centratura” intorno alle ore 11-11,30». In una nuova perizia di quattro pagine depositate in Procura, il medico legale Marco Ballardini smonta una ad una le motivazioni che avevano portato la difesa di Alberto Stasi, unico indagato per l’omicidio della fidanzata, a far risalire «l’epoca della morte fra le ore 9 e le ore 10».

L'ORA DEL DELITTO - Un particolare non da poco, quello dell’orario del delitto. Perché è proprio attorno a questo punto che gli avvocati di Alberto fanno ruotare l’alibi del ragazzo, che si è sempre detto innocente. Dai tabulati telefonici acquisiti dai carabinieri risulta infatti che alle 9,50 della mattina dell’omicidio il giovane ha ricevuto sul telefono di casa una chiamata della madre, Elisabetta Ligabò, che si trovava in vacanza in Liguria assieme al marito, Nicola Stasi. La telefonata dura appena pochi minuti. Quanto basta, secondo la difesa, per provare che «Alberto non può aver commesso il delitto, visto che l’assassino ha agito proprio in quell’arco temporale». La conclusione della difesa, a detta del medico legale, si baserebbe però su «presupposti non corretti». «Gli argomenti del consulente di parte, il professor Francesco Avato – è scritto nella relazione del dottor Ballardini – riguardano il comportamento del raffreddamento cadaverico». Prima di tutto, «il riferimento del prof. Avato ad una temperatura di 26 gradi (nel luogo in cui è stato ritrovato il cadavere, ndr) è del tutto arbitrario ed avulso da qualsivoglia dato obiettivo». Questo perché, osserva il medico legale, la difesa «si rifà alla curva termica registrata dall’osservatorio metereologico “Associazione Irrigazione Est Sesia-Ufficio Centrale Idrometria e Catasto” di tre paesi limitrofi a Garlasco», senza «peraltro considerare le oscillazioni orarie della temperatura» che «non può considerarsi uguale a quella di Garlasco».

IL PESO - Altro punto: il peso di Chiara. Essendo l’obitorio di Vigevano sprovvisto di una pesa, difesa e accusa hanno dato due misure differenti. «Il prof. Avato, appellandosi ad un aspetto definito come “costituzione piuttosto formosa”, arbitrariamente valuta il peso della ragazza prossimo ai 60 chili», mentre il medico legale dopo l’autopsia aveva stabilito il peso della ragazza tra i 45 e i 50 chili. «E’ chiaro che attraverso questa serie di modificazioni “abusive” – continua Ballardini – l’epoca della morte può essere spostata dove si vuole». Infine, una certezza scientifica: «Il fatto che al momento dei rilievi del 118» il corpo di Chiara non fosse già rigido suggerisce con una certa autorevolezza la proposizione seguente: alle 14,11 del 13 agosto non erano trascorse più di 2-4 ore (media 3) dal momento della morte».

Erika Camasso
Corriere della Sera 29 gennaio 2009(ultima modifica: 30 gennaio 2009)

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