lunedì 2 febbraio 2009

Immigrato dato alle fiamme:Crudeltà per divertirsi

BRANCO VIOLENTO A NETTUNO

Danno fuoco a un indiano: tre fermi La confessione: "Volevamo divertirci"

I carabinieri: "Volevano chiudere la notte, dopo uno sballo di alcol e droga, con un gesto fortemente eclatante di crudeltà gratuita’’. Fermati un 30enne, un 20enne e un ragazzo di soli 17 anni. Il precedente del clochard bruciato a Rimini

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NETTUNO (Roma), 2 febbraio 2009 - «DAI, PRENDI un po’ de benzina che je damo foco. ’O disinfettàmo, a quello, je lo famo noi uno scherzo...». E giù risate. Nettuno, qualche minuto prima delle 4 di mattina, un’auto si ferma a un distributore. Dentro tre giovani teppisti: due maggiorenni di 20 e 30 anni e un diciassettenne. Tutti incensurati. E tutti strafatti di droga e alcool. Riempiono una bottiglia di benzina, e tornano indietro, alla stazione. Ridacchiando. Lì, al termine di una notte di pasticche e superalcolici, poco prima avevano deciso — spiegheranno poi ai carabinieri — di «fà qualcosa de novo prima de andà a dormì. E c’è venuta l’idea de andà alla stazione a menà uno straniero, un barbone, chennesò...». Uno qualsiasi, rigorosamente indifeso, per una bella aggressione xenofoba. Così, per passare il tempo da infami.

A DORMIRE sulla panchina di travertino c’era il povero Singh Navte, 34 anni, indiano di etnia sikh. Lavoratore agricolo saltuario che da qualche tempo, in attesa di un nuovo lavoro, dormiva sotto la pensilina della stazione, che dalle 23 è incustodita. Lo hanno aggredito in tre, vigliaccamente come da regola di ogni branco, e l’hanno fatto mentre dormiva. Come antipasto gli hanno spaccato due bottiglie di birra in testa e poi l’hanno riempito di calci e di pugni. «Per divertisse», hanno spiegato. L’hanno lasciato a terra mezzo morto. Poi se ne sono andati, salvo farsi prendere dallo scrupolo di essersi divertiti troppo poco. Di avere fatto uno scherzo troppo leggero. Così hanno preso la benzina e sono tornati alla stazione, l’hanno trovato ancora a terra, gli hanno spalmato sul viso qualcosa che ai soccorritori è sembrata vernice, ma forse è olio per macchine, e gli hanno spruzzato addosso la benzina, dandogli fuoco. «Mica lo volevamo ammazzà», si sono giustificati. Ma visto il falò e le grida disumane della loro vittima, si sono impauriti. Prima hanno cercato di spegnere le fiamme poi, non riuscendoci, sono fuggiti.

NON È CHIARO se a chiamare i carabineri siano stati loro con un cellulare (il che spiegherebbe che sono stati catturati dopo poche ore) o qualcuno che ha sentito le grida. Certo è che ora i tre dovranno rispondere di tentato omicidio. Quanto a Singh è stato ricoverato al S.Eugenio di Roma. «Il paziente — osserva il professor Paolo Palombo, primario del reparto grandi ustionati —è stato oggetto di una barbarie inqualificabile. Ha ustioni di terzo grado alle gambe alle mani, a parte del collo e all’addome: circa il 40% del corpo». Non sarebbe in pericolo di vita, ma le cicatrici, dopo mesi di dolore, gli rimarranno addosso per tutta la vita.
Non appena la notizia è corsa la reazione di sdegno è stata unanime. «Un fatto gravissimo — ha detto il segretario del Pd, Walter Veltroni —. Esprimiamo solidarietà al giovane indiano. Episodi di intolleranza criminale come questo sono il frutto di predicazioni xenofobe, di un clima creato ad arte di odio e di paura». «Se qualcuno pensa — ha aggiunto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che si è anche recato al S.Eugenio — che i recenti fatti di violenza, che hanno visto come presunti colpevoli delle persone immigrate, possano essere un alibi per ritorsioni xenofobe, si sbaglia di grosso».

«UN ATTO incivile — condannerà il presidente del Senato, Renato Schifani —, che getta una grave ombra sui principi della tolleranza e ospitalità del nostro Paese». «Questo episodio di violenza razzista e teppismo criminale — stigmatizzerà il presidente della Camera, Gianfranco Fini — è un sintomo allarmante della presenza all’interno della società italiana, in particolare in alcuni settori giovanili, di un senso di disprezzo per la vita umana e della dignità delle persone più deboli». «La sequenza di aggressioni ai danni degli immigrati è impressionante. Sarebbe meglio — afferma Rosy Bindi, Pd — che la maggioranza non si fermi alle dichiarazioni di rito e tragga finalmente le conseguenze, cambiando registro e politiche. Una società violenta è anche figlia di una politica che alimenta sospetti, paure e istiga all’intolleranza».

di ALESSANDRO FARRUGGIA/Quotidiano Nazionale 2 febbraio 2009

NETTUNO: INDIANO BRUCIATO, FERMATI 3 GIOVANI ITALIANI

di Pasquale Faiella

ROMA - Una notte da sballo. Una delle tante passate da un locale all'altro, a bere fino ad ubriacarsi. Ma l'alcol spesso non basta piu': ed ecco che la pasticca colorata, l'ecstasy, o la cocaina allungano il ''viaggio'' e aiutano a spostare il limite, fino a osare di piu'. I carabinieri non volevano credere alla confessione dei tre ragazzi ''di buona famiglia'', di Nettuno, uno di 16 anni, che la scorsa notte in questa localita' del litorale romano, hanno prima picchiato e poi cosparso di benzina un immigrato indiano di 35 anni riducendolo in fin di vita. Ma prima, come ennesimo sfregio, il branco ha ''dipinto'' di grigio il volto e il collo dell'immigrato.

''Cercavamo un barbone a cui fare uno scherzo, uno che dorme in strada, non per forza un romeno, un ragazzo di colore, solo uno a cui dare una lezione. Volevamo fare un gesto eclatante, provare una forte emozione per finire la serata''. Queste le parole agghiaccianti pronunciate dal piu' piccolo dei tre, il minorenne interrogato nella caserma dei carabinieri di Nettuno che e' crollato e ha confessato.

I militari sono arrivati in poche ore ad individuare il terzetto: gli altri due fermati - a tutti e' stato contestato il tentato omicidio aggravato - hanno 28 e 19 anni. Il rogo umano e' divampato quasi all'alba su una panchina di marmo della stazione ferroviaria di Nettuno: Sinhg Navte, 35 anni - senza documenti e di probabile etnia sikh - dormiva li' ormai da molte notti. Aveva perso il lavoro e non aveva piu' i soldi per pagarsi un tetto.

Secondo gli elementi raccolti dai carabinieri i tre avevano trascorso una notte ''brava'' tra alcol e droga al termine della quale hanno voluto fare, hanno detto durante l'interrogatorio, un gesto ''eclatante per provare una forte emozione''.

Il ragazzo minorenne ed i suoi amici di 19 e 28 anni, incensurati, e con famiglie di lavoratori alle spalle, tornando a casa la scorsa notte sono passati davanti alla stazione di Nettuno. Qui, secondo la ricostruzione dei carabinieri, hanno insultato e aggredito il senzatetto che dormiva nell'atrio. Poi si sono allontanati.

Sembrava finita li' ed invece, mentre erano al distributore a fare il pieno all'auto, hanno avuto l'idea di fare ''uno scherzo al barbone'', cosi' come loro stessi hanno detto agli investigatori. Tornati nella stazione hanno dato fuoco all'immigrato e non riuscendo piu' a spegnere le fiamme sono scappati.

Sulle prime gli investigatori avevano ipotizzato un'azione xenofoba, di matrice razzista che sembrerebbe essere pero' venuta meno meno. Sarebbe stata, semplicemente, un'azione da ''teste vuote''.

Secondo quanto osservato dal generale Vittorio Tomasone, comandante provinciale dei carabinieri di Roma, ''quanto avvenuto non sembra avere uno sfondo razziale, ma con una conseguenza ancor piu' agghiacciante, visto che secondo quanto accertato i tre volevano chiudere la notte, dopo uno sballo di alcol e droga, con un gesto fortemente eclatante''.

Secondo il generale Tomasone ''non capire lo sfondo dietro questo atroce episodio sarebbe come non vedere cio' che succede attorno ai nostri giovani. L'uso smodato di droghe ed alcol a cui si sottopongono condiziona il loro comportamento''. Il cittadino indiano, intanto, e' stato ricoverato all'ospedale S. Eugenio di Roma. Le sue condizioni, in serata, sono migliorate: la prognosi resta riservata, ma non e' piu' in pericolo di vita.

Affari.it 2 febbraio 2009

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