sabato 31 ottobre 2009

Garlasco: recuperato dialogo in chat tra Alberto e Chiara

Stasi in chat: "Chiara, io butto le scarpe rosse"

Recuperato il dialogo tra i due fidanzati. Un’altra prova a favore dell’indagato


CLAUDIO BERSANI
Esce il ritratto di una giovane coppia affiatata che, come scrivono i periti Roberto Porta e Daniele Occhetti, rivela «elementi di significativa complicità e disinibizione anche a fronte di tematiche a sfondo erotico». Ma dalle chat recuperate dal computer di Chiara Poggi e relative al luglio 2007, quando lei era a casa e Alberto a Londra per una vacanza studio, spunta anche un altro elemento molto importante per la difesa, finora mai emerso: la conferma che il giovane avrebbe effettivamente gettato via, prima di rientrare in Italia, un paio di scarpe rosse, «forse marca Diesel». Alberto le aveva sempre ai piedi in quelle quattro settimane, come si ricava dalle foto, e non sono mai state trovate dagli inquirenti: non c’erano tra le sei paia sequestrate a casa sua. «Erano un paio vecchissime – spiegò nell’interrogatorio subito dopo il fermo – non mi ricordo più... rosse... le ho buttate a Londra... le ho lasciate nel cestino della camera». L’accusa sospetta invece che le abbia indossate per commettere il delitto e poi se ne sia liberato. L’ipotesi è la seguente: Alberto uccide Chiara con le scarpe rosse, poi le getta e qualche ora dopo, con altre scarpe ai piedi, un paio di Lacoste color bronzo, finge di trovarne il corpo ma non entra più in casa. Questo spiegherebbe perché non c’era la più piccola traccia di sangue sulle suole delle Lacoste. Invece quella chat sta a dimostrare che Alberto, anche su questo punto, non ha mentito. Il 19 luglio, alla vigilia del weekend in cui Chiara raggiungerà Alberto a Londra, nel loro dialogo a distanza via computer con Messenger i due fidanzati parlano di bagagli. Lei gli conferma che è passata a casa di lui a recuperare alcuni oggetti che deve portargli: un balsamo, uno specchietto, l'ultimo numero di una rivista militare, «Aeronautica e difesa».

E lui le chiede di tornare dai suoi a prendere anche qualcos’altro: «Volevo un altro paio di scarpe». «Ma dove le metto, ho solo un bagaglio a mano», protesta lei. Lui spiega: «Sono quelle rosse, ti ricordi? Sono un po’ vecchie e le lasciavo qui, così le finisco di usare». «Ma non le porti a casa? Le mettevi spesso. Non mi pare il caso di lasciare ai posteri un paio di scarpe». «Sì – spiega Alberto – ma si stanno rompendo. Fra un po’ le butterei lo stesso. Così non rovino quelle della Lacoste, che praticamente le ho su tutto il giorno e si stanno già un po’ sfracellando». Nelle chat i due fidanzati, tra battute scherzose, lamentele sul tempo («Piove ancora?») e sul pessimo cibo inglese, parlano a lungo di «qualcosina di intrigante» che Alberto intende portare a Chiara. Lei avverte: «Niente di porco, la tata è una ragazza per bene. Al sexy shop non so cosa puoi trovare di fine». Sull’argomento tornano pochi giorni prima del suo ritorno, quando Alberto ha comprato i «regalini sexy». Articoli come «un completino trasparente», un perizoma-reggicalze e «due gadgettini per entrambi», che lui le svela poco a poco in un malizioso gioco di indovinelli. Lei non si mostra affatto turbata o scandalizzata, ma anzi sembra decisamente gradire. E lui non perde occasione per farle complimenti: «Non tutte possono permettersi le mise che il tato compra alla tata». Poi ci sono i programmi per i giorni in cui saranno da soli a Garlasco, con le rispettive famiglie in ferie: «Mi fisso dalla tata – promette Alberto – ma i tuoi lo sanno che poi dormo da te?». «Sì – risponde lei – e sono contenti. Non vogliono che sto a casa da sola».

In un altro dialogo, al momento di salutarsi, lui per scacciare la nostalgia della distanza scrive: «Fra meno di 15 giorni ci vediamo e facciamo i piccioni per un mese intero». E lei fa progetti anche per quando, a fine mese, andranno cinque giorni da soli in Liguria: «Al mare sperimentiamo qualche giochino». In diversi passaggi delle conversazioni emerge, tra i due, anche una certa gelosia serpeggiante. Lei gli ripete più volte di «fare il bravo» e non guardare le altre ragazze del college, lui allude a «Filippo», un collega di lavoro di Chiara che le faceva un po’ la corte. Ma il tono è scherzoso e il congedo sempre uno scambio di «kiss», «smack», «tvtb».
la stampa 31 ottobre 2009

PEDOFILIA, RIGNANO: STRETTA FINALE



http://media.panorama.it/media/foto/2007/07/31/482ed79f5eb82_normal.jpg

UDIENZA PRELIMINARE A TIVOLI PIOGGIA DI ECCEZIONI DEGLI AVVOCATI: «LESO IL DIRITTO DI DIFESA DELLA MESTRE»
Stretta finale Pedofili alla Olga Rovere Due verità a confronto

il produttore televisivo Gianfranco Scancarello, e la bidella Cristina Lunerti. Sono loro, secondo il pm di Tivoli Marco Mansi, gli autori degli abusi sessuali consumati ai danni di 21 bambini dentro e fuori la scuola materna «Olga Rovere», a Rignano Flaminio. Ansie e paure. Una barbarie efferata. O solo una psicosi collettiva. Cosa è accaduto davvero a Rignano Flaminio, paese a una quarantina di chilometri da roma? Davvero 21 bambini sono stati abusati dalla maestre che dovevano invece proteggerli? O si è trattato, invece, di un panico incontrollato, una psicosi che ha investito un'intera cittadina, finendo per spaccarlo in due, tra innocentisti e colpevolisti, e arrivando a insinuare l'ansia del dubbio in ogni casa, in ogni famiglia? Due verità opposte. Entrambe atroci. Messe una accanto all'altra in un'aula di tribunale. Una prima risposta dovrà darla il giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Tivoli, che dovrà pronunciarsi sui cinque indagati e decidere se rinviarli a giudizio o meno. È cominciata ieri l'udienza preliminare sul caso-Rignano. Le mamme dei bimbi erano tutte lì, in quell'aula del Tribunale di Tivoli. Degli indagati neppure l'ombra. Presento solo gli avvocati.

Un'udienza tecnica dedicata alla costituzione delle parti e a porte chiuse per tutelare i minori coinvolti. Il gup - intenzionato a procedere velocemente, concentrando al massimo l'udienza anche in considerazione dell'impatto mediatico - ha ammesso la costituzione di parte civile di 19 famiglie di bambini, tutti ex alunni della «Olga Rovere», che avrebbero subito molestie sessuali dagli indagati. Altre due famiglie hanno invece scelto di non costituirsi in giudizio. Sulle tante eccezioni sollevate dalla difese, invece, il gup si pronuncerà il prossimo 14 novembre. Tra le questioni preliminari c'è anche la nullità di richiesta di rinvio a giudizio per «genericità dell'imputazione». A sollevare l'eccezione l'avvocato Roberto Borgogno, difensore della maestra Patrizia Del Meglio e dell'autore tv Gianfranco Scancarello. Oltre alla nullità della richiesta di rinvio a giudizio, è stata sollecitata la violazione del diritto della difesa per la non ricezione di copia dei filmati relativi agli incontri tra i bambini e i periti, nonché l'inutilizzabilità e la nullità di tutti gli atti relativi all'«ispezione a quella che è stata definita "la casa degli orrori" perché effettuati senza un avvertimento tempestivo dei difensori e alla presenza di un consulente non psicologo».

Il gup sciolgerà la riserva nell'udienza del 14 novembre, quando dovrebbe aver luogo anche la requisitoria del pm Mansi. Il 15 gennaio sarà invece la volta degli interventi degli legali di parte civile, mentre il 22 toccherà agli avvocati delle difese. Per le parti civili le eccezioni presentate ieri, tuttavia, non dovrebbero costituire un impedimento al regolare svolgimento dell'udienza preliminare. «Riteniamo che le questioni tecniche sollevate dai difensori degli imputati siano assolutamente superabili da parte del giudice preliminare - hanno obiettato gli avvocati Antonio Cardamone e Franco Merlino - Attendiamo di confrontarci sull'enorme quantità di materiale di indagine prodotta dal pm e riteniamo non vi siano dubbi sulla sussistenza degli abusi». Anche l'avvocato Carlo Taormina, pure lui legale di alcune delle famiglie costituitesi parte civile, ha definito «pretestuose e infondate le eccezioni con le quali si è cercato di creare confusione nella testa del gup, che però non ha raccolto la provocazione». Secondo Taromina «è stato tentato di invalidare l'ispezione fatta al "casale degli orrori" con la presenza dei bambini e del consulente del pm, ma l'operazione è fallita. La signora Lunerti può stare tranquilla perché avrà il processo che merita».

Secondo Taormina, il quadro probatorio sarebbe molto chiaro: «La signora Lunerti è rientrata nel processo (il pm aveva chiesto l'archiviazione ma il gip ha disposto l'imputazione coatta, facendo decadere solo le posizioni di Assunta Pisani e del benzinaio cingalese Kelum Weramuni De Silva ndr) grazie a me. Su Rignano c'è stata un'ubriacatura mediatica favorita sia dal lavoro investigativo svolto malissimo dalla Procura e sia dalal Corte di Cassazione, che scarcerò tutti gli indagati. Nell'incidente probatorio dall'audizione dei bambini è uscito un dato incontrovertibile: per 13 o 14 su 19 è stata accertata la capacità a testimoniare. I bambini hanno individuato le persone e fatto i nomi delle maestre specificando gli abusi subìti. Non solo, nell'incidente probatorio è stata accertata la convergenza dei racconti dei bambini». Ma v'è di più.

Per Taormina sull'inchiesta sui casi di pedofilia a Rignano Flaminio ci sarebbero nuove pagine da scrivere. «Da circa un mese - ha spiegato l'avvocato di parte civile - il pm sta lavorando su una nuova pista: nell'inchiesta potrebbero rientrare personaggi già coinvolti e poi usciti di scena».

Le difese in ogni caso confidano nel non luogo a procedere, nella certezza di avere elementi sufficienti per convincere il gup a non celebrare il processo a non concedere il rinvio a giudizio. «È stata un'udienza prettamente tecnica, ma abbiamo rappresentato al giudice tutta una serie di carenze del capo di imputazione delle indagini preliminari che dimostrano l'assoluta inconsistenza dell'accusa nei confronti degli imputati. Fare una contestazione generica sotto il profilo del tempo e delle modalità del fatto contestato dimostra la debolezza, l'insussistenza e l'inconsistenza dell'accusa», hanno detto gli avvocati Roberto Borgogno e Francesca Coppi, difensori della maestra Del Meglio e del marito Scancarello.

il tempo 31 ottobre 2009

Garlasco: in udienza il mistero della bicicletta

Teste al Gup, probabilmente era li' la mattina del delitto
dall'inviata Franca Brunati

VIGEVANO (PAVIA) - I suoi ricordi non sono nitidi, però probabilmente la bici nera da donna, appoggiata al muro di cinta della villetta dei Poggi, l'ha notata la mattina in cui Chiara venne uccisa. E' quanto ha affermato in aula Manuela Travain, chiamata a deporre dal gup di Vigevano, Stefano Vitelli, davanti al quale si sta celebrando il processo in cui Alberto Stasi è imputato dell'omicidio della sua fidanzata.

Il mistero della bicicletta è stato al centro dell'udienza durante la quale la donna ha in sostanza ripetuto quanto aveva messo a verbale in uno dei due interrogatori resi agli investigatori nei giorni successivi al delitto: aveva affermato di aver visto la bici ma non di essere certa se la mattina del 10 agosto o quella del 13, anche se ha lasciato intendere che la seconda data era quella più probabile.

Poiché la signora Travain in un'intervista aveva collegato il momento in cui aveva notato il mezzo a due ruote ad una telefonata che stava facendo mentre usciva dalla sua abitazione di Garlasco in auto, è stata aiutata, nel tentativo di farle mettere a fuoco l'episodio, dai periti informatici del giudice che in base ai tabulati telefonici le hanno ricordato le chiamate fatte in quei giorni. Ma lei ha ribadito ancora una volta di non essere in grado di ricordare esattamente quando ha visto la bicicletta, anche se è più probabile che ciò sia avvenuto il 13 agosto tra le 9.23 e le 9.30 di mattina.

Se così fosse, dopo quella di Franca Bermani, l'altra vicina di casa, anche questa testimonianza avvalorerebbe l'alibi di Alberto, già confortato dalla perizia informatica con cui si sostiene che, la mattina dell'omicidio, il giovane dalle 9.35 alle 12.20 rimase al computer. Non è cambiata nemmeno la testimonianza del maresciallo Francesco Marchetto, il comandante della stazione dei carabinieri di Garlasco: all'indomani del delitto non sequestrò la terza bicicletta degli Stasi, quella nera che, come avevano spiegato i genitori di Alberto, era nel magazzino dell'officina del padre, perché non corrispondeva a quella descritta dalla signora Bermani.

Inoltre il professor Angelo Giarda, alla guida del pool dei difensori di Alberto (il ragazzo come sempre era in aula così come i familiari di Chiara), ha invitato le parti a non diffondere ai giornalisti atti e filmati per evitare che si faccia un processo mediatico prima ancora del processo vero e proprio nelle aule giudiziarie. Mentre si è in attesa degli esiti dei nuovi accertamenti sul cellulare di Chiara (riguardano sette chiamate ricevute il 13 agosto tra le 10.46 e le 10.47 dal telefonino di Alberto e rimaste memorizzate su quest'ultimo) l'udienza è stata aggiornata al prossimo 4 novembre, quando si inizierà a discutere della perizia medico-legale. Per il confronto tra le parti il giudice ha fissato altri due giorni d'udienza, cioé il 9 e il 10 novembre, mentre l'11 si passerà alla perizia 'semivirtuale' sulla camminata di Alberto nella villetta di via Pascoli quando ritrovò il cadavere di Chiara.

mercoledì 28 ottobre 2009

Garlasco, nuova perizia su cellulare Chiara. Gup si riserva sequestro bici Stasi

Al processo che si celebra col rito abbreviato si scava nei dettagli per capire se l'unico accusato del delitto stia mentendo o no


ultimo aggiornamento: 27 ottobre, ore 21:20
Milano, 27 ott. (Adnkronos) - A oltre due anni dall'omicidio di Chiara Poggi, la terza bicicletta posseduta da Alberto potrebbe entrare a far parte del processo che si celebra col rito abbreviato. Le altre due bici, sequestrate in precedenza all'imputato, non hanno fornito elementi schiaccianti per risolvere il delitto
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Milano, 27 ott. (Adnkronos) - E' nell'analisi dei dettagli, anche quelli apparentemente piu' insignificanti, che si sta scavando per capire se Alberto Stasi, accusato dell'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, stia mentendo oppure no. A dirlo potrebbe essere anche il cellulare di Chiara su cui il giudice di Vigevano, Stefano Vitelli ha chiesto ulteriori indagini. Nelle sue dichiarazioni Alberto afferma di aver telefonato piu' volte, durante la mattina del 13 agosto 2007, giorno del delitto, al cellulare di Chiara ma sul suo display quel numero di chiamate, senza risposta, sembrerebbe non corrispondere.


Bisognera' dunque stabilire se il cellulare di Chiara e' in grado di registrare solo l'ultima chiamata persa o se, invece, Alberto potrebbe aver mentito. Un dettaglio, come quello sulla telefonata al 118 che Alberto dice di aver fatto davanti a casa Poggi. Una voce di sottofondo, pero', secondo l'accusa non lascia dubbi: il biondino era' gia' davanti alla caserma dei carabinieri. Un punto su cui ieri, in aula, accusa e difesa si erano dati battaglia. a spuntarla era stata il pm Rosa Muscio: i periti super partes hanno 'corretto' la loro consulenza non escludendo che Alberto potesse essere piu' vicino alla caserma che alla villetta della vittima. Diversamente da quanto scritto in precedenza, il gup di Vigevano non ha sciolto la riserva sul possibile sequestro della terza bicicletta di Alberto. Una bicicletta nera da donna che dal giorno del delitto si trova nell'officina di papa' Stasi e sulla quale gli inquirenti si erano da subito espressi: non e' quella vista da una vicina, appoggiata al muro di casa Poggi, la mattina del delitto.
Le voci iniziali sul rigetto dell'istanza, trapelate dalla porta chiusa dell'aula in cui si svolge il processo, sono state smentite dagli stessi protagonisti. Il giudice si e' riservato sul possibile sequestro fino a quando non ascoltera' il maresciallo Marchetto della caserma di Garlasco e una vicina di casa che ha visto una bici parcheggiata davanti a casa Poggi, ma non ricorda con precisione se si trattava della mattina del delitto. La loro testimonianza e' attesa per la prossima udienza, fissata per venerdi'.
Il sequestro al quale si e' opposta la difesa e' stato chiesto da Gian Luigi Tizzoni, legale che tutela gli interessi della famiglia della vittima. A oltre due anni dal delitto, era il 13 agosto 2007, la terza bicicletta posseduta da Alberto potrebbe entrare a far parte del processo che si celebra col rito abbreviato. Le altre due bici, sequestrate in precedenza all'imputato, non hanno fornito elementi schiaccianti per risolvere il delitto.

Garlasco: Stasi mente sulla telefonata al 118? Spunta nuovo testimone


Garlasco: per l'accusa Stasi ha mentito sulla chiamata al 118. Un testimone: "Vidi un uomo chino su una bici"

L'AUDIO DELLA TELEFONATA AL 118

È ancora guerra sulle perizie, al processo sull'omicidio di Chiara Poggi, in tribunale a Vigevano. La pubblica accusa ritiene che l'imputato, Alberto Stasi, abbia mentito sulla telefonata che fece al 118 il giorno dell'omicidio. Anziché chiamare dalla casa di Chiara, secondo l'accusa Stasi avrebbe telefonato quando già era vicino ai carabinieri: lo confermerebbe il fatto che il suo telefono abbia agganciato la cellula Telecom vicina alla caserma di Garlasco.

La telefonata al 118, di cui peraltro si trova registrazione in parecchi siti internet, è stata sempre uno dei punti più controversi fra difesa e accusa. Alberto Stasi ha sempre sostenuto di aver fatto quella telefonata al Pronto soccorso dopo essere entrato in casa di Chiara e averla trovata riversa sulle scale e mentre raggiungeva la caserma dei carabinieri a meno di un chilometro di distanza.
L'accusa sostiene invece che Alberto, dopo aver ucciso Chiara ed essersene tornato a casa sua, ha raggiunto di nuovo casa Poggi, ma senza entrarci nuovamente e si è diretto subito alla stazione dei carabinieri. Da lì davanti avrebbe fatto la telefonata al 118. A sostegno di questa tesi ci sarebbe la registrazione di alcuni rumori, come lo scatto del cancello della caserma.
Dalla superperizia disposta dal gup Stefano Vitelli emergerebbe che Stasi avrebbe potuto benissimo cominciare la telefonata davanti a casa Poggi e terminarla davanti alla caserma dei carabinieri.
In aula è stato proiettato anche un video che ricostruisce la possibile fuga in bici dell'assassino, che avrebbe avuto 9 minuti per uccidere. Secondo gli esperti super partes l'attore che impersona l'assassino pedala troppo velocemente, quindi il video non sarebbe realistico.
Le prossime udienze sono state fissate per il 4 novembre (quando si discuterà la perizia medico-legale) e l'11 novembre, quando si parlerà della consulenza chimica e di quella sulla camminata di Alberto sulla scena del crimine.

Intanto spunta un supertestimone nella vicenda. Un musicista amico del padre di Chiara, Pietro Emilio Franchioli, avrebbe visto una persona china su una bici, come se controllasse la ruota anteriore. La testimonianza di Franchioli è approdata a "Chi l'ha visto?" ed è riportata anche da Qn. A Franchioli sembrò che si trattasse di un uomo, ma non è sicuro, e nemmeno vide bene di che colore fosse la bici.

martedì 13 ottobre 2009

Abusi sessuali sui cadaveri: Arrestato impresario pompe funebri di Huston


Avrebbe avuto rapporti sessuali con le donne decedute di cui si doveva occupare. Per questo motivo, , 38 anni, direttore di un’impresa di , è finito in carcere.

L’uomo, originario di , si occupava di preparare i corpi prima della loro collocazione nelle casse e avrebbe confessato, davanti a schiaccianti prove fotografiche, di aver abusato di diversi cadaveri «fino ad un anno prima dell’arresto».

La storia di presunta , in realtà, è venuta alla luce quasi per caso: gli investigatori, infatti, stavano indagando su delle molestie sessuali che Patton avrebbe inflitto, via web, alla sua ex fidanzata. Per questo motivo la polizia ha sequestrato il computer dell’uomo.

Da qui la macabra scoperta: sul pc di Patton gli investigatori hanno trovato diverse foto compromettenti che mostravano le parti intime di alcuni cadaveri. In uno scatto, in particolare, si vedrebbe il pene di Patton mentre sfiora il piede di un cadavere.

Blitz quotidiano 13 ottobre 2009 | 12:50

tags cronaca, estero, huston, necrofilia, abusi sessuali sui cadaveri, impresario pompe funebri, arresto, james patton, 13 ottobre 2009

GARLASCO,STASI TELEFONÒ IN VILLA: CHIARA ERA GIÀ MORTA MA QUALCUNO RISPOSE

LE SETTE TELEFONATE DI STASI

Una telefonata di Alberto Stasi alla villa di Chiara Poggi con qualcuno che risponde, alzando il ricevitore dopo che la ragazza era già morta. È questa l'ipotesi che emerge dalla nuova perizia informatica disposta dal Gip Vitielli. Da quanto emerge, alle 13.27 del 13 agosto 2007 Alberto telefonò da casa sua all'abitazione della fidanzata. Qualcuno alzò il ricevitore senza rispondere. L'indagine ha stabilito che a quell'ora Chiara era già morta. A questo punto si potrebbe pensare anche all' attivazione telefonica indotta dal sistema antifurto della villa. Ma per attivarlo da distanza si doveva fare un'altra telefonata nei 30 secondi precedenti: nei tabulati questa chiamata-bis non c'è. Da qui il giallo di questa risposta telefonica che potrebbe far pensare alla presenza di un soggetto sconosciuto nella villa dell' omicidio. Come anticipa La Provincia Pavese domani in edicola, Stasi chiamò sette volte la casa della fidanzata in due minuti.
leggo 12 ottobre 2009
tags stasi, garlasco, telefonata stasi, chiara già morta, 12 ottobre , 2009

sabato 10 ottobre 2009

Garlasco, nuova perizia a favore di Alberto Stasi

I consulenti del gup: all'ora del delitto era al pc. E non scaricò foto porno
Il ragazzo avrebbe detto la verità anche sulle telefonate a vuoto a Chiara Poggi

dal nostro inviato DAVIDE CARLUCCI

Garlasco, nuova perizia a favore di Alberto Stasi

VIGEVANO - Tutto ormai, in questa rivisitazione delle indagini sull'omicidio di Garlasco, porta a scagionare Alberto Stasi. Oggi sarà depositata la terza perizia, quella sul computer e sul telefonino del fidanzato di Chiara Poggi, massacrata il 13 agosto 2007 nella sua villa. Ma anche la relazione dei consulenti nominati dal giudice dell'udienza preliminare, Daniele Occhetti e Roberto Porta, sarà un punto a favore del bocconiano, finora unico imputato per l'omicidio. Gli accertamenti tecnici sul suo cellulare dicono che ha detto la verità: il primo squillo a vuoto a Chiara è delle 9,45 del mattino, poi ne seguono altri per tutto il mattino, comprese quelle delle 12,20 che erano state messe in dubbio dalla procura perché non risultavano nei tabulati.continua a leggere

GARLASCO: GLI APPUNTI DI CHIARA SUI GIORNI DI CONVIVENZA CON ALBERTO

CHIARA POGGI, SPUNTA MENÙ PER "CONVIVENZA" CON STASI

Due fogli di quaderno scritti a mano da Chiara con il menù per i giorni di convivenza con Alberto a Garlasco nella villetta dove il 13 agosto di due anni fa è poi stata uccisa. Questi appunti - della cui esistenza si è venuti a conoscenza solo oggi - non fanno parte però degli atti del processo in cui Stasi è imputato per l'omicidio della fidanzata: l'avvocato Gianluigi Tizzoni, legale dei Poggi, ne aveva chiesta l'acquisizione proprio il giorno in cui la difesa del giovane aveva proposto il rito abbreviato, ma il giudice Stefano Vitelli aveva respinto l'istanza. La richiesta dell'avvocato Tizzoni era stata avanzata proprio per dimostrare come era stato programmato tra i due fidanzati un periodo di convivenza e per dimostrare come Chiara tenesse ad Alberto, mentre lui invece «era preso dai suoi impegni e hobby». E di questo periodo di convivenza e delle aspettative che la ragazza aveva è anche dimostrato dai messaggi che Chiara aveva inviato a due sue amiche, vicine di casa, poco prima che Alberto ritornasse dall'Inghilterra.
Chiara, dieci giorni prima di morire, in una mail inviata all'amica Anna, si era confidata: «io da oggi pomeriggio sono ufficialmente in ferie. Ora mi aspettano 15 giorni a casa da sola (i miei partono domenica) con l'omino (che torna sabato) e poi qualche giorno al mare». Alla mamma della sua migliore amica e vicina di casa Maristella, aveva detto: «giochiamo a fare gli accasati».

http://www.leggonline.it/articolo.php?id=30076

metatag 9 ottobre 2009, appunti chiara, cronaca, alberto stasi, udienza, convivenza stasi, menu per convivenza

martedì 6 ottobre 2009

GARLASCO: SECONDO GABRIELLA CARLIZZI E' OMICIDIO RITUALE

http://image.excite.it/magazine/foto/Il-fotomontaggio-di-Chiara-con-le-gemelle-Cappa/1.jpg

Aggiornamenti 6 ottobre 2009:
L'attenzione dell'accusa è puntata su nove file contenuti nella chiavetta usb di Chiara Poggi: cinque sull'anoressia e sul disturbo di "estrema dipendenza reciproca", tre (tutti pdf scaricati dalla pagina online di un settimanale) sulla pedofilia e in particolare sul profilo del pedofilo, e l'ultimo sui "cold case", i delitti irrisolti.
Questi dati sono importanti per chi vuole leggere la ricostruzione dell'omicidio di Chiara Poggi, secondo Gabriella Carlizzi, una delle massime esperte nella lettura dei simboli che possono svelare il tipo di omicidio a cui si è di fronte. Secondo la Carlizzi Chiara Poggi è stata "sacrificata" e in questo articolo spiega le modalità con cui, a suo avviso, è stato consumato il rito.Secondo lei, gli ideatori dell'omicidio sarebbero 4, mentre gli esecutori materiali, due.

"L'INQUIETANTE VERITA' DEL DELITTO DI GARLASCO!

DI GABRIELLA CARLIZZI

Garlasco, nuove ombre su Stasi:Chiara aveva salvato file su delitti irrisolti e pedofili

Omicidio Garlasco, articoli sui pedofili
nella chiavetta Usb di Chiara Poggi

Perizia di parte civile getta nuove ombre su Alberto Stasi. La vittima aveva salvato anche un servizio sui casi irrisolti

ROMA (5 ottobre) - Secondo una perizia di parte civile della famiglia Poggi, la chiavetta Usb della giovane Chiara, uccisa il 13 agosto di due anni fa, conteneva un articolo su alcuni omicidi e una serie di file in formato pdf che riguardano i pedofili. Un nuovo mistero, quindi, che apre nuovi interrogativi nell'intricata vicenda del giallo di Garlasco (Pavia). Soprattutto in considerazione del fatto che Chiara copiò i file sulla chiavetta solo pochi mesi prima di venire uccisa. La famiglia Poggi si è costituita parte civile nel processo contro l'unico imputato, il fidanzato della ragazza, Alberto Stasi, per la doppia accusa di omicidio e detenzione di file pedopornografici, e che alcuni giorni fa ha visto la sua posizione nettamente alleggerita dalla perizia medico-legale e da quella tecnica sulle suole delle sue scarpe. Ora la nuova perizia torna a far allungare ombre sull'imputato.

La perizia e gli interrogativi. Perchè Chiara avrebbe dovuto scaricare sulla sua chiavetta un file sui delitti irrisolti? Forse si sentiva minacciata? E, se sì, da chi? La consulenza informatica della parte civile consta di 128 pagine depositate il 30 settembre scorso, già inserite nella perizia che gli esperti nominati dal Tribunale dovranno a loro volta consegnare entro domani al gup Stefano Vitelli. Se per la parte civile non è stato possibile ricostruire con esattezza cosa Chiara vide sul computer del fidanzato tra le 21,59 e le 22,10 del 12 agosto, la sera prima di essere uccisa nella sua villetta di via Pascoli, (ora in cui lui stesso ha sempre dichiarato di essersi allontanato da casa Poggi per andare a chiudere il cane), è certo cosa la ragazza salvò sulla chiavetta tra il 17 marzo e il 24 maggio precedenti.

Il primo articolo nella chiavetta è sugli "Omicidi senza colpevoli". Poi i file archiviati come "pedofilia 1, 2 e 3". Pdf che riportano sempre articoli di giornale: «Chi sono davvero i pedofili? Sono vittime di una patologia dell'istinto o di una devianza psicosociale?». Tutti file tratti da Internet. L'attenzione dell'accusa è puntata su nove file: cinque sull'anoressia e sul disturbo di "estrema dipendenza reciproca", tre (tutti pdf scaricati dalla pagina online di un settimanale) sulla pedofilia e in particolare sul profilo del pedofilo, e l'ultimo, pubblicato da Repubblica, sui cold case, i cosiddetti casi freddi: «Oggi basta una particella infinitesimale di sangue, sudore o pelle per tracciare il Dna di qualcuno che è stato a contatto con chi ha fatto una fine violenta. Qualcuno che poi (...) dovrà spiegare che ci faceva in quel posto a quell'ora. (...) Qualcuno che resterà un semplice sospettato o, sperano i detective, verrà spintonato in cella, a scontare una meritata condanna per omicidio».
Il messaggero 6 ottobre 2009
tag: chiara poggi, Garlasco, Stasi, perizia pc chiara, file pedopornografici, casi irrisolti, cronaca

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