di VALERIA ROSSI – Condannate entrambe, ieri, le maestre accusate di maltrattamenti nel caso dell’asilo nido di Loano sul quale avevamo pubblicato un’ampia intervista all’allora Presidente Emanuele Caglieris. 
Ora che la giustizia ha assodato le responsabilità delle dirette interessate, però, sarebbe importante che anche la politica si assumesse le sue: a partire dal sindaco Vaccarezza che parrebbe aver fatto  il possibile per insabbiare la vicenda.
Ma non è tutto qui, perché Emanuele Caglieris, che ci ha chiamato ieri dal Sudamerica in cui è andato a vivere, sospetta che ci siano state irregolarità anche nella gara di appalto relativa alla gestione dell’asilo, tanto che “I documenti sono stati fatti sparire – sostiene -  non si sa bene da chi. La versione ufficiale è che ci sia stato un misterioso furto nei locali, durante il quale, guarda caso, sono stati rubati proprio quei documenti. E’ stato anche ventilato che fossi proprio io l’autore (o almeno il mandante del furto): cosa che ovviamente non mi avrebbe portato alcun vantaggio. Anzi, quei documenti sarebbero stata un’ulteriore prova a favore di chi sospetta che in quell’asilo i maltrattamenti non fossero l‘unico problema, pur essendo il più grave”.
Ovviamente di tutti questi retroscena non si trova traccia sui giornali di oggi, nei quali le maestre sono uniche protagoniste.
Ma non ci sono solo loro: c’è anche chi ha permesso che tutto questo accadesse e c’è chi ha fatto i salti mortali perché questi crimini (e forse altri) restassero celati all’opinione pubblica, “per non ledere l’immagine della città” (questa è stata la scusa ufficiale  di cui ci ha parlato Caglieris quando ci ha raccontato della reazione di Angelo Vaccarezza alla sua denuncia).
C’è stato chi ha chiesto ai genitori dei bambini di “non fare denunce, perché avrebbe aggiustato tutto lui”.
C’è il fatto che la maestre oggi condannate siano state nuovamente impiegate in mansioni che avevano a che fare con i bambini, senza la minima preoccupazione.
Tutto questo ha precise responsabilità e ci piacerebbe, almeno, che se ne parlasse anziché trincerarsi dietro ai “no comment” e alla complicità di chi non fa domande.
Evidentemente il “quieto vivere politico”, e l’interesse che ne deriva, contano anche più della salute fisica e mentale dei bambini.
Ma continuiamo pure a farci del male e a farne ai nostri figli: non sia mai che qualcuno si offenda troppo perché gli abbiamo pestato un delicato piedino.