sabato 26 dicembre 2009

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Liam and his mom Manuela Antonelli are fighting to stay together.But their battle is the same as hundred of mothers that run the risk to be separated by their children just because some judges do not believe in what children say. Become fan of "Dalla parte di Liam" on facebook, it would help mothers like Manuela, not feeling alone.



martedì 22 dicembre 2009

Garlasco, Stasi: Altre immagini pedopornografiche nel computer

GARLASCO - IL PROCEDIMENTO VA IN PARALLELO: UDIENZA PRELIMINARE A MARZO
L'indagine su Stasi va avanti Altre immagini nel computer
Per i periti informatici si tratta di materiale pedopornografico

iVIGEVANO (Pavia) — Dieci nuove immagini pedopornografiche sul computer di Alberto Stasi. Fotografie e filmati che ritraevano bambini in atteggiamenti inequivocabili con adulti. I nuovi file, che si aggiungono alle 13 foto e ai quattro filmati che il 20 dicembre 2007 costarono la doppia accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico all'ex studente bocconiano (all'epoca ancora indagato per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto precedente a Garlasco) sono stati scoperti due giorni fa dai periti informatici nominati dal Tribunale di Vigevano, l'ingegner Roberto Porta e il dottor Daniele Occhetti.

All'indomani della sentenza emessa giovedì pomeriggio dal giudice Stefano Vitelli, mentre nella villa-castelletto degli Stasi a Garlasco Alberto festeggiava la sua assoluzione dall'accusa di omicidio, a Torino gli esperti informatici si riunivano per esaminare il suo computer. E far luce, come da richiesta del gup, sul secondo capo d'imputazione che ancora pende sul biondino di Garlasco: aver detenuto e divulgato immagini choc che, durante le indagini per l'omicidio di Chiara, vennero scoperte dagli esperti del Ris di Parma nella memoria del pc del giovane (oltre che su un hard disk esterno). Quando il 24 febbraio scorso si aprì in Tribunale il processo per il delitto di Garlasco la pm Rosa Muscio, tuttora convinta della colpevolezza di Alberto, cercò di unire i due fascicoli. Il giudice Vitelli rigettò la richiesta e, da allora, i due procedimenti hanno viaggiato su binari diversi.

Se il processo per l'omicidio è già arrivato al capolinea, quello per la pedopornografia deve ancora cominciare: l'udienza in cui il gup deciderà se prosciogliere dalle accuse oppure rinviare a giudizio Alberto si terrà il 9 marzo prossimo. Il nuovo lavoro sul computer del giovane era iniziato un mese fa a Torino, dove i periti del giudice si sono riuniti con i consulenti di parte (accusa e difesa).

Come lo scorso agosto furono gli ingegneri Porta e Occhetti a scovare i file temporanei che hanno ridato l'alibi ad Alberto (la prova che lui stava lavorando al pc nel momento in cui, secondo la Procura, Chiara veniva uccisa), sempre loro venerdì hanno scoperto, oltre a un migliaio di file pornografici, le nuove fotografie e i nuovi filmati con protagonisti ragazzini in tenera età che risultavano cancellati dal pc di Alberto. E che, finora, nessuno era riuscito a trovare.

L'8 gennaio i tecnici si riuniranno ancora per cercare di stabilire le modalità con cui quei file sono finiti sul computer. Secondo l'accusa, infatti, Alberto scaricò di proposito le immagini che ritraevano «minori nudi» e «in atti sessuali con altri minori e/o adulti» e ne condivise alcuni per via telematica, attraverso il programma «e-mule». I legali del giovane, il professor Angelo Giarda e gli avvocati Giuseppe e Giulio Colli, invece, hanno sempre sostenuto che le foto e i filmati sarebbero stati scaricati per errore. In attesa dei risultati, sono stati avviati altri accertamenti anche sul pc sequestrato a un amico di Alberto, dove sarebbero state trovate diverse migliaia di immagini pornografiche, tra cui alcune considerate «dubbie». In questo caso le analisi dovranno accertare se esiste un'«eventuale corrispondenza» tra i file. Cioè se Alberto e l'amico si scambiavano foto e filmati pedopornografici.

Erika Camasso
20 dicembre 2009(ultima modifica: 21 dicembre 2009)

OMICIDIO MEREDITH. OGGI LA SENTENZA D'APPELLO PER RUDY GUEDE

22 Dicembre 2009 04.05 - di Adriano Lorenzoni - Fonte: Terni in rete - cod.210423

La difesa chiede l'assoluzione e in alternativa le attenuanti generiche

Oggi la sentenza d'appello per Rudy Guede, l'ivoriano accusato di aver partecipato all'omicidio di Meredith Kercher e di averla violentata. I PM hanno chiesto la conferma della pena inflitta in primo grado, ovvero sia 30 anni di carcere. Stessa richiesta è stata avanzata dai legali di parte civile.


Nella loro arringa i difensori di Guede, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, hanno chiesto, in via preliminare, l'assoluzione per il loro assistito e in subordine la concessione delle attenuanti generiche ( già accordate ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito ). Secondi i difensori Rudy Guede è stato " vittima di un linciaggio mediatico e indicato come il colpevole designato ". Ma non è stato lui ad uccidere Meredith e, quindi " va assolto. Noi vogliamo la sua assoluzione " e , comunque " merita le attenuanti. Il nostro assistito è incensurato, giovane, non è bugiardo, non ha calunniato nessuno ed è l'unico ad aver collaborato ed ha sempre raccontato la stessa versione dei fatti ".

"Chi l'ha visto?": Il Natale di Liam


Chi l'ha visto: nella puntata del 21 dicembre si torna a parlare di Liam Gabriele McCarty e della sua mamma.Questo blog condanna l'iniziativa del PM Fini, che ha chiesto di diffondere la foto del bambino.Noi abbiamo scelto questa immagine di una casa a Natale, un Natale che grazie a tanta incompetenza e disattenzione nei confronti dei bambini, a Liam sarà negato.Speriamo solo che in questi giorni che lo separano dall'udienza del 4 gennaio, in cui il giudice si dovrà pronunciare sull'affido, Liam e Manuela vengano lasciati in pace.

giovedì 17 dicembre 2009

Garlasco: Il giorno della sentenza.Stasi rischia 30anni

http://simonepratico.files.wordpress.com/2009/04/albertostasi1.jpg
Alberto Stasi, unico indagato per il delitto Poggi

Prove e svolte,ma il "biondino" rischia 30 anni.Verdetto atteso in serata

Oggi il verdetto sull'omicidio Poggi.Stasi: "Sereno, senza voglia di riscatto"
Il ragazzo di Chiara rischia trent'ann
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PAVIA
Alberto Stasi "finisce questa vicenda senza rancori o voglia di riscatto". A poche ore dalla sentenza per l'omicidio di Chiara Poggi del 13 agosto 2007 a Garlasco, e dopo le polemiche con la parte civile sugli eventuali risarcimenti chiesti e non chiesti, è Giuseppe Colli, uno dei suoi legali, a riassumere così lo stato d'animo dell'ex bocconiano. Una gran voglia di tornare alla normalità dopo oltre due anni trascorsi tra casa propria e lo studio legale dei Colli per studiare le carte del processo insieme ai difensori.

Il 26enne confida che il giudice, Stefano Vitelli, creda a quanto da lui raccontato da sempre: "Non sono stato io, cercate altrove". L'accusa ha invece chiesto una condanna a 30 anni di reclusione, il massimo della pena prevista con il rito abbreviato, per omicidio volontario aggravato da crudeltà e senza attenuanti generiche. Secondo la procura ha solo messo in scena il ritrovamento del cadavere di Chiara dopo averla uccisa. Lo dimostrano le contraddizioni tra il suo racconto con la scena del crimine e soprattutto le sue scarpe immacolate nonostante il passaggio in mezzo a numerose macchie di sangue in gran parte ancora umide.

Contro l'ex bocconiano, sono parole del pm Rosa Muscio, ci sono indizi "chiari e inequivocabili". Le scarpe, ribatte la difesa, potevano anche non sporcarsi e comunque potrebbero essersi ripulite con l'utilizzo nelle ore precedenti il sequestro. C'è poi la questione delle tracce biologiche sui pedali della bicicletta, il portasapone di casa Poggi con l'impronta di Alberto e soprattutto l'alibi rafforzato dall'esito della perizia informatica: Stasi ha lavorato al computer dalle 9.36 alle 12.20. Il giudice entrerà oggi in camera di consiglio, dopo le controrepliche della difesa, e ne uscirà con una sentenza di assoluzione o di condanna.
la stampa 17 dicembre 2009

Garlasco, verdetto atteso in serata
Questa mattina le repliche della difesa. Alberto Stasi imputato per l'omicidio di Chiara Poggi
17 dicembre, 08:41

VIGEVANO (PAVIA) - Conto alla rovescia per il giallo di Garlasco. Dopo le repliche delle difese previste per questa mattina, oggi il gup di Vigevano Stefano Vitelli, che sta celebrando il processo con rito abbreviato nei confronti di Alberto Stasi, imputato per l'omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi, si ritirerà in camera di consiglio. Entro sera, salvo imprevisti, è previsto il verdetto.

Cala così il sipario sul primo atto del processo che vede imputato l'ex studente bocconiano, ritenuto dai pm Rosa Muscio e Claudio Michelucci responsabile del delitto, perché nei suoi confronti ci sono indizi "chiari ed inequivocabili": per lui hanno chiesto per la seconda volta 30 anni di carcere. I legali di Stasi, nel ribadire la sua innocenza, hanno chiesto l'assoluzione perché il processo non ha provato la sua responsabilità e non si è superato ogni ragionevole dubbio. La sentenza avrebbe dovuto arrivare lo scorso 30 aprile, ma il giudice dispose quattro perizie, ritenendo "incomplete" le indagini della Procura.

venerdì 11 dicembre 2009

Obama's Nobel Peace Prize speech (full text)

Full text of Obama's Nobel Peace Prize speech
Remarks of the U.S. president in Oslo



msnbc.com
updated 9:15 a.m. ET Dec. 10, 2009
OSLO, Norway -

Your Majesties, Your Royal Highnesses, Distinguished Members of the Norwegian Nobel Committee, citizens of America, and citizens of the world:

I receive this honor with deep gratitude and great humility. It is an award that speaks to our highest aspirations - that for all the cruelty and hardship of our world, we are not mere prisoners of fate. Our actions matter, and can bend history in the direction of justice.

And yet I would be remiss if I did not acknowledge the considerable controversy that your generous decision has generated. In part, this is because I am at the beginning, and not the end, of my labors on the world stage. Compared to some of the giants of history who have received this prize - Schweitzer and King; Marshall and Mandela - my accomplishments are slight. And then there are the men and women around the world who have been jailed and beaten in the pursuit of justice; those who toil in humanitarian organizations to relieve suffering; the unrecognized millions whose quiet acts of courage and compassion inspire even the most hardened of cynics. I cannot argue with those who find these men and women - some known, some obscure to all but those they help - to be far more deserving of this honor than I.

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But perhaps the most profound issue surrounding my receipt of this prize is the fact that I am the Commander-in-Chief of a nation in the midst of two wars. One of these wars is winding down. The other is a conflict that America did not seek; one in which we are joined by forty three other countries - including Norway - in an effort to defend ourselves and all nations from further attacks.

Still, we are at war, and I am responsible for the deployment of thousands of young Americans to battle in a distant land. Some will kill. Some will be killed. And so I come here with an acute sense of the cost of armed conflict - filled with difficult questions about the relationship between war and peace, and our effort to replace one with the other.

These questions are not new. War, in one form or another, appeared with the first man. At the dawn of history, its morality was not questioned; it was simply a fact, like drought or disease - the manner in which tribes and then civilizations sought power and settled their differences.

Over time, as codes of law sought to control violence within groups, so did philosophers, clerics, and statesmen seek to regulate the destructive power of war. The concept of a "just war" emerged, suggesting that war is justified only when it meets certain preconditions: if it is waged as a last resort or in self-defense; if the forced used is proportional, and if, whenever possible, civilians are spared from violence.

For most of history, this concept of just war was rarely observed. The capacity of human beings to think up new ways to kill one another proved inexhaustible, as did our capacity to exempt from mercy those who look different or pray to a different God. Wars between armies gave way to wars between nations - total wars in which the distinction between combatant and civilian became blurred. In the span of thirty years, such carnage would twice engulf this continent. And while it is hard to conceive of a cause more just than the defeat of the Third Reich and the Axis powers, World War II was a conflict in which the total number of civilians who died exceeded the number of soldiers who perished.

In the wake of such destruction, and with the advent of the nuclear age, it became clear to victor and vanquished alike that the world needed institutions to prevent another World War. And so, a quarter century after the United States Senate rejected the League of Nations - an idea for which Woodrow Wilson received this Prize - America led the world in constructing an architecture to keep the peace: a Marshall Plan and a United Nations, mechanisms to govern the waging of war, treaties to protect human rights, prevent genocide, and restrict the most dangerous weapons.
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giovedì 10 dicembre 2009

GARLASCO:SPOSTATA L'ORA DEL DELITTO.PM CHIEDE 30 ANNI PER STASI

http://www.internet-news.it/wp-content/uploads/2009/03/chiara_poggi_londra.jpg

IL PROCESSO
Garlasco, il pm sposta l'ora del delitto:«Condannate Stasi a 30 anni»
La nuova ricostruzione dell'accusa: «Chiara è morta nella seconda parte della mattinata»

VIGEVANO (PAVIA) - Alberto Stasi deve essere condannato a 30 anni di carcere: è questa la richiesta del pm Rosa Muscio al gup di Vigevano Stefano Vitelli, chiamato ad emettere il verdetto sul giovane di Garlasco, accusato dell'omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Una condanna, senza attenuanti, che è il massimo della pena prevista in caso di processo con il rito abbreviato. Il pm ha inoltre chiesto al giudice di non concedere le attenuanti generiche e di considerare invece le aggravanti delle sevizie e dei futili motivi. Secondo il pubblico ministero, contro Alberto Stasi c'è un quadro indiziario «grave e preciso» che lo rende l'unico responsabile del delitto del 13 agosto 2007.

ORARIO - L'ultima mossa a sorpresa, da parte dell'accusa, è stata lo spostamento in avanti dell'orario dell'omicidio in base alla nuova perizia informatica firmata dagli ingegneri Roberto Porta e Daniele Occhetti: Chiara, sostiene adesso il pm, non è morta tra le 11 e le 11.30 ma «nella seconda metà della mattinata». Un orario che spiegherebbe l'impossibilità per Alberto di non sporcarsi le scarpe: le macchie di sangue sul pavimento di casa Poggi erano ancora fresche. La 26enne, dunque, è morta dopo le 12,20, quando Alberto smette di lavorare alla sua tesi. Le lancette in avanti lasciano più tempo per compiere e 'spiegare' alcuni dettagli di un delitto ancora irrisolto. Secondo la perizia informatica Alberto lavora al Pc portatile dalle 9,36 alle 12,20, mentre Chiara disattiva l'allarme di casa alle 9,10. Il biondino di Garlasco potrebbe avere ucciso la fidanzata nell'arco di 26 minuti: un tempo limitato ma possibile, come ha sempre sostenuto la parte civile. Altrimenti, è questa la nuova tesi sostenuta dall'accusa, Alberto potrebbe avere agito dopo. Solo alle 13.49 l'allora laureando scopre il corpo senza vita di Chiara.
ARMA E MOVENTE - Per il pm Rosa Muscio il punto cruciale per dimostrare che Alberto mente e non è mai rientrato in casa Poggi, è la consistenza delle macchie di sangue trovate sul pavimento della villetta di via Pascoli e descritte da alcuni investigatori. Le macchie sul pavimento sarebbero state troppo fresche per consentire ad Alberto di non sporcarsi, anche se in alcune perizie si parla di macchie quasi secche nella loro totalità. L'accusa, invece, sostiene che il sangue era liquido considerando anche l'ambiente di casa Poggi: le finestre erano ancora chiuse impedendo di fatto l'ingresso di luce e calore. Il «nuovo orario della morte» consente anche di «cancellare la testimonianza di una vicina di casa Poggi che ha sempre sostenuto di avere visto una bici, mai identificata, davanti alla villetta dell'omicidio alle 9,10 circa. Al momento nella sua ricostruzione il pm non ha ancora parlato né dell'arma, né del movente per cui Chiara è stata uccisa.


corriere della sera 10 dicembre 2009

martedì 8 dicembre 2009

AMANDA KNOX. I GENITORI LA INCONTRANO IN CARCERE


Dopo il caso diplomatico degli ultimi giorni riguardo la condanna di Amanda Knox a 26 anni di reclusione per l'omicidio di Meredith Kercher, il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Ian Kelly ha definito "giusto, aperto e trasparente" il sistema giudiziario italiano. Infatti durante la conferenza stampa di ieri, una giornalista della Fox aveva giudicato il sistema giudiziario italiano sommario tanto da paragonarlo a quello iraniano. La giornalista aveva anche ironizzato sul fatto che i giudici in aula indossino la fascia tricolore, quasi paventando una sorta di monarchia: ignorava forse che in ogni democrazia i giudici indossano la fascia della propria patria.
L'ex-segretario di stato Madeleine Albright ha affermato di non credere che la sentenza di Perugia sia stata dettata da sentimenti anti-americani: "nulla indica che non siano state seguite le regole penali in vigore".

Intanto Amanda ha chiesto di lavorare nella lavanderia del carcere di Perugia e di continuare a studiare a distanza la facoltà di lingue all'Universita' di Washington. Ai genitori che oggi sono andati ad incontrarla ha riferito : "Non voglio perdere la mia vita".

domenica 6 dicembre 2009

MEREDITH, SOLLECITO IN CELLA CON UN PEDOFILO. AMANDA, "PERCHE' NON MI CREDONO"

LA SENATRICE CANTWELL: L'ANTIAMERICANISMO HA INQUINATO IL PROCESSO
Amanda e Raffaele guardati a vista
Gli Usa contro la giustizia italiana
La notte in carcere. Lei: «Alla fine vincerò»: Lui: «Perché sono ancora qui?»


(Ansa)
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA — Amanda Knox non ha dormito, neanche un minuto: dopo la condanna a ventisei anni, ha passato la notte a piangere. Le compagne di cella l'hanno accolta con una tazza di latte, ma non è servito a calmarla. La direzione del carcere l'ha fatta sorvegliare, c'era paura che si suicidasse. Al mattino ha incontrato i suoi avvocati: «Lottate per me, per dimostrare la mia innocenza. Alla fine vinceremo noi, non è vero? Ma perché nessuno mi crede? Sono ferita nel cuore e nell'anima, ma so una cosa con certezza, ve la prometto: io non muoio». Raffaele Sollecito, invece, quando ha visto il suo avvocato Luca Maori gli ha chiesto: «Ma dove sono? Perché mi trovo ancora qui?». Completamente sotto choc, spiega il legale, sembra abbia perso contatto con la realtà. «Facciamo un appello alla direzione delle carceri, al Dap — dice il legale —, perché non lo trasferisca. Intanto chiediamo di rafforzare il supporto psicologico e nei prossimi giorni lo faremo visitare, valuteremo se le sue condizioni sono compatibili con il carcere». La condanna per omicidio ha lasciato il segno.

USA CONTRO GIUSTIZIA ITALIANA - Anche in America: le tv hanno dato il verdetto in diretta, scatenato critiche al nostro sistema giudiziario. La senatrice Maria Cantwell, per esempio, sostiene di avere «seri interrogativi sul funzionamento del sistema giudiziario italiano» e sul fatto che «l'antiamericanismo possa avere inquinato il processo». Severi sia i giornali, sia gli avvocati statunitensi che hanno definito «oltraggioso il verdetto». L'attacco della Cantwell è totale: «Non esistevano prove sufficienti per spingere una giuria imparziale a concludere oltre ogni ragionevole dubbio che Amanda fosse colpevole. Il processo ha messo in evidenza una serie di difetti nel sistema di giustizia italiano, compresi il trattamento aggressivo dei poliziotti nei confronti di Amanda, il fatto che la giuria non sia stata tenuta in isolamento — consentendo così ai giurati di leggere gli articoli spesso scandalistici sulla vicenda — e la negligenza mostrata dagli inquirenti nella raccolta delle prove». Sostiene di averne parlato sia con l'ambasciata in Italia sia con il segretario di Stato Hillary Clinton. Non è stata l'unica, in America, a schierarsi apertamente contro la sentenza. I media hanno criticato «il mancato isolamento della giuria», e più di un aspetto dell'impianto accusatorio. Diversi esperti legali statunitensi hanno giudicato «scandaloso» il verdetto.

AMANDA E RAFFAELE SOTTO CHOC - Ma le polemiche arrivate dagli Usa non riescono a portare serenità ad Amanda Knox. Anche lei, così come Raffaele, è parsa sotto choc durante l'incontro coi suoi avvocati. «Non ricordo quasi niente di ieri sera, chi ho abbracciato al momento della sentenza?». Luciano Ghirga le sorride: «Hai stretto me, non ricordi?». Lei cambia discorso: «Io non vi ho mai preso in giro, sono innocente. Ma perché non mi credono? Perché mi hanno condannato? Con quali prove?». Prima della sentenza Raffaele le ha fatto arrivare un messaggio d'affetto. Lei però non ha voglia di parlarne: «Gli voglio bene anch'io, ma oggi sono troppo delusa». Alla stessa ora, a metà mattina, Raffaele Sollecito confessa al suo legale un dettaglio: «Ho capito di essere stato condannato solo quando sono tornato in carcere. L'ho scoperto dalla televisione». Lui è in cella con un anziano condannato per pedofilia. Il padre Francesco dice che non lo abbandonerà «mai». Per i genitori di Meredith Kercher, nessun trionfo: «Giustizia è fatta ma non possiamo dirci felici. Ci sono due ragazzi in carcere e nessuno ci ridarà la nostra Mez». Una posizione ribadita, in conferenza stampa, anche dal fratello Lyle: «È una sofferenza non soltanto per noi e per le persone che conoscevano Meredith. A vivere una profonda sofferenza oggi sono anche i due ragazzi che hanno ricevuto la sentenza di condanna per un lungo periodo di detenzione». «Mez ci manca tanto, anche se è sempre con noi», ha aggiunto la sorella Stephanie. La procura di Perugia, intanto, ha annunciato che non ricorrerà in appello: per il pm Manuela Comodi, la sentenza di venerdì è «un dispositivo già equilibrato».

Al. Cap.
corriere della sera 06 dicembre 2009

sabato 5 dicembre 2009

MEREDITH, SENTENZA: 26 ANNI PER AMANDA E 25 PER RAFFAELE


Non hanno avuto dubbi i giudici. E' arrivata adesso la sentenza che condanna Amanda e Raffaele, per l'omicidio di Meredith Kercher.

La pubblica accusa aveva chiesto per entrambi l'ergastolo


IL MESSAGGERO 5 DICEMBRE 2009

PERUGIA (5 dicembre) - Dopo quasi 14 ore di camera di consiglio - la Corte di Assise di Perugia, due giudici togati e sei popolari, si era infatti ritirata alle 10,40 - Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati ritenuti colpevoli dell'omicidio di Meredith Kercher. La Knox è stata condannata a 26 anni di reclusione, Sollecito a 25 anni.

L'accusa aveva chiesto l'ergastolo con isolamento diurno sia per Amanda Knox che per Raffaele Sollecito. Meredith Kercher era stata uccisa a Perugia nella notte tra il primo e il 2 novembre del 2007.

venerdì 4 dicembre 2009

Meredith: Sentenza a mezzanotte

Meredith/ Il verdetto è previsto intorno alla mezzanotte

La cancelleria della Corte d'assise di Perugia ha confermato che sarà letta a mezzanotte la sentenza del processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher. Il collegio ha disposto il divieto di introdurre in aula macchine fotografiche, registratori e telecamere. Le riprese saranno invece possibili nella sala stampa dove sono stati collocati due televisori.
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E' forte l'attesa non solo tra gli oltre duecento tra giornalisti e operatori, ma anche tra le famiglie di Amanda, Raffaele e della vittima Meredith Kercher. Attualmente tutte le parti in causa si stanno recando in tribunale

ASILO CIP E CIOP: I VIDEO E LA FURIA DEI GENITORI


Asilo-lager, monta la rabbia:"Giustizia o ci pensiamo noi"


Pistoia, mostrati i video dei maltrattamenti. Mamme e papà infuriati: botte. E ancora: "Immagini schifose, i piccoli fatti mangiare a forza e poi pestati"|


PISTOIA, 4 dicembre 2009 - "NON CI POSSO ancora credere. Ceffoni, violenze di ogni genere. Strattonavano mio figlio, che ha dieci mesi appena, per il braccino, e lo portavano via dal seggiolone per rinchiuderlo in una stanza tutto da solo. Lui sorrideva e la maestra giù a tirar botte». L’orrore i genitori l’hanno visto comparire nel pomeriggio di ieri su un piccolo schermo in una stanza della Procura, quando i magistrati hanno mostrato loro le immagini riprese con una telecamera nascosta. Fotogramma per fotogramma, si sono ingoiati tutta la violenza dell’asilo nido «Cip e Ciop» di Pistoia, dove mercoledì sono state arrestate la titolare, Laura Scuderi, 41 anni, e un’operatrice, Elena Pesce, 28, con l’accusa di maltrattamenti.

I PRIMI a salire gli scalini della Procura sono stati due genitori poco più che ventenni. La mamma con in braccio il figlio, che dispensa sorrisi dolci, mentre cerca di toccare microfoni e telecamere puntate sugli adulti. Un’attesa di un’ora, e all’uscita soltanto il padre trova la forza di raccontare la follia di un asilo che fino al giorno della chiusura forzata ha ospitato una trentina di bimbi dai cinque mesi ai quattro anni.


«Ho visto delle immagini schifose — dice rabbioso con le lacrime agli occhi —. Non erano sculaccioni, erano schiaffi forti, e alla testa. La maestra glieli dava per farlo mangiare, poi usciva dalla stanza, rientrava e lo strattonava per un braccio. Il mio bambino era seduto sul seggiolone, tranquillo. Sorrideva. Quella l’ha preso a ceffoni solo perché non voleva mangiare, poi l’ha messo in una stanza da solo». I due genitori hanno iscritto il loro bambino all’asilo tre mesi fa. «E per fortuna che è stato malato per venti giorni: si è risparmiato tante botte», arriva a dire ancora il padre, mentre il suo pensiero torna ai primi sospetti lasciati cadere nel vuoto. «Abbiamo cominciato a pensare ci fosse qualcosa che non andava poco per volta — spiega —. Vedevamo nostro figlio scosso, poi ha cominciato a tirarsi le botte in testa da solo. All’inizio pensavamo gli stessero spuntando i dentini. E invece...». E si dispera mentre la moglie si allontana dalla procura a passo svelto, e il figlio sempre più stretto a sé.

FORSE il racconto rappresenta soltanto una parte degli orrori che accadevano al nido. Gli inquirenti hanno parlato di bimbi piccolissimi costretti a ingurgitare il cibo con il bavaglio schiacciato sulla faccia, con tutti gli altri piccoli costretti a guardare. Altri venivano rinchiusi al buio nel bagno o fuori dalla porta al freddo. «Questa gente la deve pagare — continua concitato il padre —. Meglio per loro che le tengano in galera, perché se le prendo io... E non venitemi a parlare di legge. Qualsiasi babbo direbbe le stesse cose che ho detto io se avesse visto quelle immagini. Nessuna legge può vietarmi di vendicarmi. A me che lo amo più della mia vita».

«ABBIAMO detto alla polizia: o fate giustizia voi o ce la facciamo da soli, perchè quelle due non devono più poter camminare con le loro gambe», dice all’uscita dalla Procura la seconda coppia di genitori. «Le immagini sono nitidissime — raccontano —: abbiamo visto la titolare prendere mia figlia di 14 mesi per i capelli, con una violenza tale da sollevare perfino il seggiolone. Poi, tenendole la testa all’indietro, l’ha ingozzata di cibo e le ha premuto il bavaglino sul viso per non farla sputare. Quella non è una donna, è una bestia. E alle mamme che pensano che la polizia abbia sbagliato ad arrestare le due maestre, dico di guardare quelle immagini. Era un lager, non un asilo».

di SIMONE TRINCI

quotidiano.net 3 dicembre 2009

mercoledì 2 dicembre 2009

MEREDITH, MIGNINI: RAFFAELE ERA AMANDA-DIPENDENTE

L'avvocato Ghirga: dovete assolverla

E' alle battute finali il processo intentato contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Oggi l'arringa conclusiva di Luciano Ghirga, uno degli avvocati difensori di Amanda Knox. Ghirga ha puntato molto sulle modalità con cui è stato condotto il primo interrogatorio nei confronti della studentessa di Seattle. Amanda " fece tilt, ha sostenuto Ghirga, al termine di quattro giorni di stress ". Anche quando ha accusato del delitto Patrick Lumumba, lo ha fatto in seguito ad una " coartazione morale " non in modo diretto. " Manca la volontà ".

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Ghirga ha poi sferrato un attacco alla Polizia. " Su di lei è stato commesso un fallo da cartellino rosso. Il fatto che che sia stata sottoposta ad un interrogatorio senza la presenza del suo legale non riusciamo a sopportarlo. E' un'omissione gravissima ". Per quel che riguarda gli indizi a carico della Knox, Ghirga ha sostenuto di non credere assolutamente che il coltello indicato dall'accusa come arma del delitto sia stato effettivamente usato per uccidere Meredith. Vi è stata una involontaria contaminazione e comunque le tracce di DNA di Amanda trovate sulla lama sono troppo esigue.

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Infine la richiesta ai giudici. " Ridate la vita ad Amanda Knox assolvendola dai reati che le sono stati contestati, nel ricordo di Meredith . Assolvetela per non aver commesso il fatto. Ve lo chiedono i genitori di Amanda, non il partito di Seattle e non il clan Knox, ma due genitori disperati, Curt Konox ed Edda Mellas".

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La replica del PM, Mignini. " La colpevolezza di Rudy Guede non scagiona affatto Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Loro sostengono di non essere stati in via della Pergola ma sanno tutto: di come Rudy ha sfondato una finestra con un sasso, come si è arrampicato e come ha violentato Meredith. Le loro difese hanno parlato di contaminazioni biologiche che li riguardano ma quelle di Guede sono certe al cento per cento. C'è stata una contaminazione selettiva? ". " Amanda, ha continuato il PM, era una molla compressa che si è scatenata e Raffaele Sollecito la seguiva sempre e cercava di compiacerla. Pieni di droga e di alcol. Raffaele era Amanda dipendente ".

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Domani mattina la replica dell'altro PM, Comodi.
terniinrete 2 dicembre 2009

martedì 1 dicembre 2009

Meredith, avv.Bongiorno: Rudy e Raffaele non si conoscevano


Perugia, 30 nov. - (Adnkronos) - ''In questo processo tra tanti dubbi c'e' una certezza: Rudy Guede e Raffaele Sollecito non si conoscevano affatto. Si sono incontrati per la prima volta in aula durante l'udienza preliminare e l'unico elemento che li unisce e' il capo di imputazione''. Lo ha detto l'avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Raffaele Sollecito, imputato con Amanda Knox nel processo per l'omicidio di Meredith Kercher, pronunciando la sua arringa davanti alla Corte d'Assise di Perugia rivolgendosi ai giudici popolari.

Meredith, difesa Sollecito:"Amanda è l'Amelie di Seattle"

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Una dei due legali di Raffaele Sollecito, il giovane accusato con l'ex fidanzata americana Amanda Knox dell'omicidio a Perugia della studentessa britannica Meredith Kercher, ha parlato oggi per circa 8 ore per smontare le accuse contro il suo cliente e ha descritto Amanda come "l'Amelie di Seattle". Continua a leggere questa notizia

L'avvocata e parlamentare di centrodestra Giulia Bongiorno - che è anche presidente della Commissione Giustizia della Camera - ha descritto nella sua arringa il processo in corso nel capoluogo umbro come intriso "di dubbi", con un "teorema accusatorio privo di fondamento", poiché privo del movente che incastrerebbe Sollecito.

"E' stato arrestato per una impronta di scarpe che poi è risultata essere di Rudy", ha spiegato la legale, riferendosi a Rudy Guede, il terzo giovane accusato del delitto di Meredith - avvenuto nel novembre 2008 - e che è protagonista di un processo parallelo con rito abbreviato.

Bongiorno ha quindi definito "non credibile l'ipotesi di un omicidio compiuto con il concorso di due persone che neppure si conoscevano", facendo riferimento a Raffaele e a Rudy. Ha descritto il comportamento degli inquirenti come "discutibile, fino al punto di mettere in discussione la loro serenità durante le testimonianze dinnanzi alla corte, visto che nei brogliacci delle intercettazioni alle telefonate dei familiari di Raffaele, avevano già espresso un giudizio di colpevolezza, arricchendolo di particolari offensivi".

Bongiorno ha detto anche che "il coltello rinvenuto a casa di Sollecito non è l'arma del delitto". Lo proverebbero i periti quando hanno definito questo "coltellaccio incompatibile con l'atto omicida, ma non incompatibile, con la volontà di minacciare, mettendo così in discussione il capo d'accusa".

Quanto alle tracce di Dna di Meredith rinvenute sulla punta del coltello, Bongiorno ha spiegato che, stando alle perizie, la "traccia presentava una quantità di materiale genetico 'too low', insufficiente per essere analizzata.

La legale ha poi messo in discussione la "genuinità del reperto del gancetto del reggiseno di Meredith" (su cui ci sono le tracce di Sollecito) "repertato dopo 46 giorni dal rinvenimento del cadavere, quindi non puro e non utilizzabile come prova".

AMANDA-AMELIE E LA "SCATOLA NERA" DEL CELLULARE

Bongiorno ha descritto Amanda Knox come "l'Amelie di Seattle, una ragazza che osserva il mondo con gli occhi fantastici e che utilizza questo comportamento anche per sfuggire dalla realtà spesso dura".

"Quello che ha raccontato agli inquirenti è anche il risultato di questa personalità, ma l'ha fatto pensando di aiutarli a scoprire la verità, stimolata dagli agenti che le chiedevano di provare a ricordare e ad immaginare quanto fosse successo".

Bongiorno ha poi denunciato il comportamento degli inquirenti perché "agli accusati non è stata offerta la possibilità di essere assistiti da un legale durante gli interrogatori in questura".

Quindi ha parlato di una "scatola nera" in grado di dire molto sul delitto. Si tratta del "cellulare di Meredith Kercher" che, secondo il difensore di Sollecito, indicherebbe "l'ora dell'aggressione". L'avvocato colloca l'orario dell'aggressione "subito dopo le 21.56 del primo novembre del 2007, appena dopo la telefonata senza risposta che Meredith fa ai suoi familiari", appunto quella delle 21.56. "Dallo stesso cellulare sono partite due altre telefonate prontamente interrotte, una alla segreteria telefonica, l'altra al numero di una banca, in memoria nel cellulare di Meredith", ha detto l'avvocato.

Queste due telefonate "indicano chiaramente un'attività frenetica compiuta dall'assassino, appena dopo il delitto, che così ha provato a decifrare il funzionamento del telefono della vittima. Poi è scappato portandoli (questo e un secondo cellulare, ndr) con sé ma, all'arrivo di un segnale mms, alle 22.13, interpretato dall'assassino come pericolo di potere essere intercettato, ha buttato i due cellulari sottratti a Meredith nel giardino dove poi sono stati ritrovati dagli inquirenti".

Bongiorno ha detto che di "Raffaele ed Amanda non vi è traccia sul luogo del delitto, contrariamente a quanto si possa dire di Rudy" e che "è incredibile immaginare che i due fidanzatini abbiano ripulito le loro tracce, lasciando sul posto, isolandole, soltanto quelle di Rudy".

Il processo continuerà domani con le arringhe dei difensori di Amanda Knox, poi toccherà all'accusa fare le repliche e infine i giudici di corte d'Assise di Perugia si chiuderanno in camera di consiglio per la sentenza di primo grado.
Lun 30 Nov - 18.18

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