martedì 27 gennaio 2009
Cogne bis: Franzoni a giudizio per calunnia
26/1/2009
Cogne, lo chiede la procura di Torino
Anna Maria Franzoni a giudizio per calunnia. E' quanto chiede la Procura di Torino nell'ambito dell'inchiesta Cogne-bis per un presunto tentativo di inquinare la scena del delitto durante un sopralluogo del 2004 nella villetta dove avvenne l'omicidio del figlio Samuele.
L'inchiesta Cogne-bis, che vede indagate undici persone fra cui la Franzoni e il marito Stefano Lorenzi, oltre all'ex difensore della donna, l'avvocato Carlo Taormina, era stata avviata dopo il sopralluogo eseguito nella villetta nella notte fra il 28 e il 29 luglio 2004, a pochi giorni dalla condanna in primo grado, dal pool difensivo di allora.La Procura di Aosta, su richiesta dei difensori della Franzoni, aveva aperto un procedimento contro ignoti affidando una nuova perizia le cui conclusioni avevano sostenuto l'artificiosita' di alcune delle tracce rinvenute nella villetta di Cogne. Per questo i magistrati aostani avevano aperto un fascicolo per calunnia e frode processuale trasmettendo gli atti ai colleghi di Torino.La donna, che sta scontando 16 anni per l'omicidio del figlio Samuele dovrà ora fronteggiare l'accusa di aver cercato di creare false prove: un maldestro tentativo di far emergere un diverso assassino fuggito attraverso il garage. Insieme a lei è stato chiesto il rinvio a giudizio anche per un consulente svizzero, Eric Dust, che dovrà rispondere solo di "frode processuale". Fu lui a lasciare nel garage della casa di Cogne un'impronta del dito medio della mano sinistra e rinvenuta grazie al Luminol. E' la prova sulla quale si basa la certezza dei giudici che si trattò di un tentativo di depistaggio.Da assolvere, invece, l'avvocato Carlo Taormina e i consulenti Claudia Sferra ed Enrico Manfredi che, in un primo momento, erano stati individuati come gli ideatori e gli esecutori del tentativo di frode. Anche il marito della Franzoni, Lorenzo Stefani, è stato assolto.
TGCOM 26 GENNAIO 2009
Cogne bis, richiesta di archiviazione per Taormina e i suoi consulenti
"Processate la Franzoni per calunnia"
Meo Ponte
Un difensore che non legge le carte processuali, consulenti medico-legali che si vantano di scoperte mirabolanti per poi rivelare una professionalità ai limiti del ridicolo, investigatori privati che elaborano teorie fantasiose per individuare il colpevole. E´ un ritratto tra il grottesco e il patetico quello che i magistrati torinesi fanno dell´avvocato Carlo Taormina, primo difensore di Annamaria Franzoni, e dei suoi consulenti (Enrico Manfredi, Claudia Sferra, e il «detective» Giuseppe Gelsomino) nella conclusione di «Cogne bis», l´inchiesta nata nel 2004 (a latere di quella sull´omicidio del piccolo Samuele) sulla presunta manipolazione delle prove e sulla calunnia nei confronti di Ulisse Guichardaz, un vicino indicato come «colpevole alternativo». Dopo cinque anni di indagini i pm Marcello Maddalena, Annamaria Loreto, Maurizio Laudi e Giuseppe Ferrando hanno deciso di chiedere il rinvio a giudizio per calunnia solo per Annamaria Franzoni e per apposizione di false tracce solo per Eric Durst, uno degli «esperti» svizzeri coinvolti nell´indagine difensiva. Per Carlo Taormina, Stefano Lorenzi, Enrico Manfredi, Claudia Sferra e Giuseppe Gelsomino invece hanno deciso di chiedere l´archiviazione. Una decisione presa a fatica (e con un evidente rammarico) tanto che Marcello Maddalena nell´illustrarla ammette: «Non siamo riusciti a trovare le prove di un intento doloso nelle indagini difensive». Leggendo le 82 pagine delle conclusioni dei magistrati torinesi però emerge un ritratto desolante dei personaggi coinvolti nella vicenda.
Tutto è nato dall´esposto presentato alla Procura di Aosta il 30 luglio 2004 dalla Franzoni e dal marito, per il tramite di Taormina, in cui Guichardaz veniva indicato come il vero assassino del piccolo Samuele. La sera prima i consulenti Manfredi, Sferra e il team «svizzero» avevano effettuato un sopralluogo nello chalet di Montroz millantando scoperte mirabolanti: tracce ematiche nel garage, impronte di un estraneo sulla porta. L´inchiesta approdata a Torino aveva invece stabilito che Eric Durst aveva fotografo le sue stesse impronte, che le tracce ematiche tali non erano e che tutte le insinuazioni nei confronti di Guichardaz erano campate in aria. Annamaria Franzoni, il suo legale e i consulenti erano finiti così indagati. Un errore madornale dei periti del gip sulla sostanza scambiata per sangue (idrossiapatite a loro parere di difficile reperibilità ma, secondo il professor Carlo Torre, presente negli escrementi di cani e gatti) aveva però messo in serio imbarazzo gli investigatori.
Ora per la Procura Annamaria Franzoni è la sola colpevole della calunnia perché essendo l´assassina del figlio, accusando Guichardaz era consapevole di mentire. In realtà la perizia della Corte di Assise ha stabilito che la donna ha rimosso l´omicidio e quindi si ritiene del tutto innocente. La sua unica colpa probabilmente è quella di essersi affidata a consulenti il cui lavoro è definito dai magistrati «operazione colposamente sprovveduta» ed ad un avvocato «colpevole» , per i pm, «di leggerezza e trascuratezza dell´esame delle carte processuali». (La Repubblica 27 gennaio 2009)
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