martedì 20 gennaio 2009

Meredith: Raffaele Sollecito scrive dalla cella


"Ecco come evado da questo inferno"

Raffaele Sollecito scrive dalla cella

"E' ormai più di un anno che vivo in ques'inferno fatto di cemento vivo. Cerco di fare qualsiasi cosa pur di evadere con la mente". Parole di Raffaele Sollecito, il 24enne che, insieme ad Amanda Knox, è accusato dell'omicidio di Meredith Kercher. "Quando torno a pensare alle accuse incredibili che mi rivolgono - prosegue il giovane - nei momenti di solitudine e silenzio, mi guardo intorno e mi domando da chi o che cosa mi devo difendere".

"Certe volte - scrive ancora Raffaele nella lettera, pubblicata in esclusiva dal settimanale Gente - penso che tutto questo sia un brutto sogno, ma poi mi rendo conto che è reale e la mia amarezza, delusione, risentimento, rabbia aumentano". Quindi, il giovane spiega che cosa gli stia dando forza: "In una situazione da incubo come questa - scrive - ti sembra di arrancare nel buio pesto e l'unica luce che ti dà la speranza di andare avanti è la tua coscienza che cerca l'aiuto di Dio".

Nella lettera Raffaele non parla della notte dell'assassinio di Meredith, e nemmeno del processo. Parla invece di quanto gli manchino gli amici, del desiderio di tornare con loro, di quanto desideri "un panino alla piastra con porchetta e insalata russa da Mimmo's Snack", che definisce uno dei suoi "più intimi e inquietanti desideri", tanto che a volte si ritrova a sognarlo e all'improvviso si sveglia "sbavando impietosamente sul cuscino".

Nonostante tutto, però, Raffaele spiega di "credere ancora nella Giustizia", che scrive con la "G" maiuscola: "Nonostante tutto - scrive - ci credo ancora. Lo devo a chi mi ha voluto bene, a chi mi vuole bene e mi ha dato così tanto amore che non basterebbe la mia vita intera per riuscire a contraccambiarlo".

tgcom 19 gennaio 2009

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