venerdì 16 gennaio 2009

PERUGIA: AMANDA SORRIDE ALLA PRIMA UDIENZA

E' Amanda Knox la 'prima donna' del processo
Dai sorrisi ai fotografi, l'americana parla anche con giornalisti



Perugia, 16 gen. (Apcom) - "Io non ho paura": lo dice in un italiano ormai quasi perfetto Amanda Knox che da un anno e mezzo si trova in Italia. Anche se, di questi 18 mesi, solo tre li ha trascorsi fuori dal carcere di Capanne dove è stata rinchiusa per l'omicidio della sua compagna di casa, la studentessa inglese Meredith Kercher. Poche parole, quelle di Amanda, che bastano per dare un senso ad una prima udienza del processo dedicata a discutere tecnicismi e logorata da molte camere di consiglio. Amanda, dunque, non è più soltanto un viso d'angelo, una fotografia, una lettera, o una storia di sesso e sangue da cronaca nera. Amanda finalmente fa trasparire le emozioni e parla con i giornalisti, mentre sta per essere trasportata di nuovo nella sua "casa" di Capanne. "Sto bene e sono convinta che la verità verrà fuori in questo processo". Riesce a dire la ragazza americana prima di essere riportata nel cellulare.
Che Amanda Knox fosse in forma e per nulla a disagio nell'aula degli ex Affreschi del Tribunale di Perugia, lo si è capito fin dal primo istante. Sorrideva, giocava sul banco degli imputati con il libro di procedura penale dell'avvocato Luciano Virga, e amava voltarsi verso i click dei numerosi fotografi, ammessi soltanto er pochi minuti in aula. Amanda protagonista. La solita Amanda. Amanda che ovviamente non delude quell'opinione pubblica e quei mass media che sono lì per lei, come se l'altro imputato, Raffaele Sollecito, facesse parte soltanto di un fotogramma di questa storia
L'avvocato Virga giustificherà l'atteggiamento di Amanda, nel voltarsi verso i fotografi, con il fatto che tra le file riservate ai familiari e ai collaboratori degli studi dell'avvocato, c'era una sua zia venuta da Seattle per il processo. E Amanda movimenta anche la giornata del collegio della Corte d'assise, chiamato più volte a dover analizzare l'ammissibilitào meno del "famoso" memoriale redatto dalla ragazza americana prima di essere messa in stato di fermo per l'omicidio di Meredith. Il memoriale lo vogliono "sul banco degli imputati" i Pm Mignini e Comodi. Non lo vuole, invece, il pool difensivo di Amanda. In quelle poche pagine Amanda, tra il confuso e l'allucinato, ha scritto di tutto: ha quasi confessato di aver visto chi ha ucciso Meredith, ha poi ritrattato, ha detto che comunque poteva essere vero quello che ha visto perchè era completamente confusa ed, infine, in quel memoriale, ha persino dubitato che ad uccidere la sua compagna di casa fosse stato il suo ragazzo, Raffaele Sollecito. Il giudice Massei si è riservato di decidere se mettere negli atti o no il memoriale.

E poi c'è lui: Raffaele Sollecito, l'imputato non protagonista. Ha cambiato look "Lele": i capelli lunghi da Arcangelo Gabriele sono stati spazzati via da una capigliatura corta che qualche maligno in aula ha definito "un look da avvocato Bongiorno". Sul banco degli imputati è rimasto silenzioso, ha preso appunti ed ha dimostrato ancora una volta di volersi giocare la partita per la libertà punto dopo punto.
Nella prima giornata del processo c'è stato spazio anche per una polemica a distanza tra avvocati. Luca Mauri, difensore di Sollecito, ha affermato che "giustizia è stata già fatta ad ottobre quando il Gip ha condannato a trent'anni un altro indagato di questa vicenda". Chiaro il riferimento alla condanna di Rudy Guede che si trova ora al carcere di Viterbo. Risposta dell'avvocato del ragazzo ivoriano, Walter Biscotti: "La teoria del killer solitario che la difesa di Sollecito porta avanti è stata già sconfessata dal Gip Micheli. È vergognoso dare tutte le colpe a Rudy". Il prossimo round di questa storia di una 'notte da sballo' è per il 6 febbraio, quando sul banco dei testimoni saliranno i primi testimoni importanti.

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