mercoledì 28 gennaio 2009

Le 'non impronte' di Amanda :"E' una pulizia rudimentale"

"E’ verosimile" che anche la sera in cui uccise Meredith Rudy Hermann Guede fosse "frastornato dall’ubriachezza". Il suo "era una sorta di habitus". Lo sostiene il gup Paolo Micheli nelle motivazione con le quali ha condannato Rudy a trent’anni di carcere sconfessando anche la tesi difensiva dei coimputati Amanda Knox e Raffaele Sollecito

Testo molto piccolo Testo piccolo Testo normale Testo grande Testo molto grande

Amanda Knox (ap / Lapresse) e Raffaele Sollecito (Ansa) in aula Perugia, 28 gennaio 2009 - "E’ verosimile" che anche la sera in cui uccise Meredith Rudy Hermann Guede fosse "frastornato dall’ubriachezza". Il suo "era una sorta di habitus". "Parecchie delle persone vicine a lui ricordano che beveva un po' troppo o di averlo visto ubriaco, più o meno spesso". Lo sostiene il gup Paolo Micheli nelle motivazione con le quali ha condannato Rudy a trent’anni di carcere sconfessando anche la tesi difensiva dei coimputati Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Entrambi infatti sostengono che ad agire fu un uomo solo che entrò in casa passando dalla finestra della stanza della coinquilina italiana trovata rotta. La difesa di Sollecito ha accusato Rudy apertamente.

Ma il gup "esclude l’ingresso di ladri o comunque di soggetti ai quali la vittima non avrebbe spontaneamente aperto la porta". La scena del crimine "fu alterata" e non da Guede. "Venne simulato che qualcuno si era introdotto in casa attraverso la finestra della stanza della Romanelli (verosimilmente per rubare ma non si impossessò neppure di un computer portatile sulla scrivania o di gioielli facilmente accessibili in un cassetto) ed effettuata una più o meno rudimentale attività di pulizia, sufficiente a far sparire da tutta casa, tranne che su un bicchiere nello scolapiatti, le impronte di una ragazza che ci passava giorni e notti".

Il giudice non lo dice. Lascia ovviamente l’onere della prova al dibattimento in corso davanti alla Corte d’assise contro Amanda e Raffaele. Ma dalle relazioni della polizia scientifica emerge che le ‘non impronte’ in casa erano proprio quelle della studentessa americana. "L’attività di depistaggio svoltasi in un secondo momento - secondo il giudice che ricorda la testimonianza di Nara Capezzali, sentì il grido e la contestuale fuga di più persone - non fu orientata a bella e posta per incastrare Guede".

Che lui non c’era però lo dimostrerebbe il fatto che non fece nemmeno sparire le feci dal water. "La decisione di rientrare nell’abitazione fu presa quando chi era scappato si era già separato dagli altri fuggitivi". E "l’interesse fondamentale era comunque orientare le indagini verso soggetti estranei a quella casa". Di Amanda il giudice parla anche per contestare all’imputato il "cambio di rotta". Prima non ne fa parola, poi l’accusa. "Un silenzio ancor più inspiegabile - stigmatizza il gup - ove si pensi che egli aveva avuto la fortuna di vedere e riconoscere una ragazza di cui non soltanto sapeva nome e cognome ma che già già sapeva già essere stata altrimenti accusata di quel delitto, ed era già in carcere per quel motivo".

Di Sollecito invece Micheli non parla mai esplicitamente. Anzi la prova regina che lo incastra - il gancetto del reggiseno con il suo dna - secondo il gup sarebbe stato tolto in un secondo momento rispetto all’omicidio.
Nella sentenza il giudice analizza tutti gli indizi emersi contro l’imputato e ne scarta alcuni ritenendoli non rilevanti. Come il lituano che racconta che Rudy prediligeva le "ragazze bianche", la testimonianza che vuole il cestista introdursi per rubare con in mano un coltello nell’appartamenti di una coppia e l’episodio del furto in un asilo di Milano. Ma ad inchiodare il giovane restano tutte gli altri elementi emersi nel corso delle indagini svolte dalla polizia.

Tra queste ci sono due testimonianze tenute in considerazione da Micheli. Ultimo e non meno importante elemento che sconfessa aliunde le tesi dell’imputato si ricava dalla deposizione della signora Capezzali: "la donna sentì dunque i passi di qualcuno sulla ghiaia una volta sola e tutti insieme, smentendo il Guede che sostiene di essersene andato via dopo un tempo apprezzabile dall’uscita di scena del giovane armato di coltello, tempo che egli aveva trascorso facendo avanti e inditro dal bagno con gli asciugamani". E quella di Formica che dice di essersi imbattuta in un ragazzo di colore "darsela a gambe sulle scalette adiacenti l parcheggio".
Per il giudice si tratta di due testimonianze che, insieme, sono "idonee a scattare un’importante istantanea su quel accadeva nella zona subito dopo l’omicidio".

Quotidiano nazionale Erika Pontin 28 gennaio 2009

Nessun commento:

VIAGGI

Partenza:
Camere:
Adulti:
Ritorno: