sabato 17 gennaio 2009

Rignano Flaminio, una maestra:" Sono vittima di un'ingiustizia e la maggioranza delle persone di buon senso la pensa come me." Sarà vero?



"Io vittima di un castello di calunnie e fandonie"



di Wildgreta


In questa intervista Marisa Pucci, una delle maestre per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio per il caso dell'asilo Olga Rovere, sostiene di essere vittima di un castello di calunnie e fandonie. Sconsiglierei alla signora Pucci l'uso della metafora del "castello", visto che i bambini hanno parlato più volte di un "castello cattivissimo" in cui venivano sottoposti ad abusi e nefandezze indicibili, e vorrei sottolineare che questa maestra non spende una sola parola per i bambini nei confronti dei quali ha sempre sbandierato il suo incommensurabile amore. Nella lunga intervista che troverete di seguito, la signora nomina solo le sue figlie. Dei suoi ex alunni che la accusano, non una parola. Del suo passato di maestra d'asilo, neppure. Dice di essere finita in una macchina trita-cittadini innocenti, ma il tunnel buio in cui sono finiti i bambini di Rignano, non sembra interessarle un granchè.
Riguardo al fatto che la stragrande maggioranza della gente la pensi come lei, avrei dei dubbi. Forse sarebbe più opportuno dire "la stragrande maggioranza del media" e non sbilanciarsi sulla "gente" che viene costantemente disinformata, più che informata. Un'ultima nnotazione: nella parte finale la signora Pucci parla al passato delle accuse che le sono state rivolte. Credo che, prima di parlare al passato di questa vicenda, bisognerà attendere il pronunciamento della giustizia.

Qui le accuse agli indagati di Rignano Flaminio da parte dei bambini
Qui la richiesta di rinvio a giudizio

Rignano Flaminio: le accuse del PM un “nonnulla” per Giovanardi

RIGNANO, ABUSI: QUANDO PER DEMOLIRE UN’ACCUSA SI RICORRE A GIORNALISTI AMICI

da Repubblica del 14 gennaio 2009:

"Siamo finite ancora dentro questa macchina trita-cittadini"
"La mia vita è distrutta. Ma sono convinta lo stesso che tutto sarà chiarito"
di Anna Maria Liguori

Marisa Pucci«Ancora non sappiamo niente di certo. Sappiamo solo che siamo in ballo, che siamo finiti dentro questa macchina "tritacittadini" onesti e questo è tutto». Marisa Pucci, una delle maestre accusate di pedofilia non regge l´ennesimo colpo che le viene inferto dai magistrati e confessa quello che sente.

Cosa pensa del fatto che sono state confermate tutte le accuse iniziali?
«Sul versante legale non voglio esprimermi. L´unica cosa che posso dire e che a questo punto speriamo di uscirne. La mia sola lotta quotidiana è quella di cercare di non sentirmi distrutta».

Qual è la cosa che le pesa di più?
«Non ce la faccio più. Per me è stata commessa una grande ingiustizia che spesso si è trasformata in una vera persecuzione. I miei familiari ne sanno qualcosa e la pensano come me. E come me la pensa anche la stragrande maggioranza della gente di buon senso».

Cosa le dice il suo avvocato?
«È fiducioso ma non mi dice niente di particolare. Adesso c´è l´udienza preliminare e non mi hanno ancora mandato a casa la chiusura delle indagini».

Come passa le sue giornate lontano da scuola?
«Faccio la vita di sempre, sto con la mia famiglia che è la cosa più importante per me. Mi dedico a loro. Cerco di stare vicino alle mie figlie che sono molto amareggiate. Viviamo ma in fondo stiamo tutti male».

Lei una volta ha affermato che la verità sarebbe venuta fuori. Non ci crede più?
«Credevo che era solo una questione di tempo e la verità sarebbe uscita fuori. E ancora oggi ne sono convinta anche se la strada sembra essere più lunga. Perché la verità è che io sono stata la vittima di un castello di calunnie e fandonie che hanno fatto da base ad una montatura gigantesca».

Si sente in parte riabilitata dal fatto che non sono state trovate prove a suo carico né a carico degli altri accusati?
«Le ripeto: la mia vita è stata distrutta. Davanti a tutta l´Italia io ero il mostro che aveva fatto le cose più tremende a dei bambini innocenti. Nulla mi può ripagare per quello che è accaduto».
(La Repubblica Roma 14 gennaio 2009)

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