lunedì 27 dicembre 2010

YARA: TUTTE LE PISTE SEGUITE DAGLI INQUIRENTI

La casa, la palestra e il cantiere tutte le piste per ritrovare Yara
La casa, la palestra e il cantiere:tutte le piste per ritrovare YaraI genitori annunciano che faranno un appello. Nessuna ipotesi prelave sulle altre
C'è solo un elenco sempre più lungo di luoghi battuti per le ricerche della ragazza

dal nostro inviato DAVIDE CARLUCCI


BREMBATE SOPRA (Bergamo) - I primi minuti d'ansia, quando il telefonino di una figlia tredicenne non rispondeva più, sono diventate ore, e poi giorni, notti, settimane. E adesso è un mese che Fulvio Gambirasio e Maura Panarese non rivedono la loro Yara, avvistata per l'ultima volta dal padre di un'amica alle 18,42 del 26 novembre all'uscita del centro polisportivo di Brembate Sopra, dove era solita allenarsi per la ginnastica ritmica. L'apprensione di due genitori si è diluita in un'angoscia persistente, sottofondo costante di una quotidianità che si alimenta di preghiere e che serve soprattutto a dare ai due fratelli più piccoli della ragazza una parvenza di Natale.



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"Vogliamo solo che questi per loro siano giorni tranquilli, sereni", dice la madre, che insieme al marito pensa "a un appello, da diffondere nei prossimi giorni", un messaggio che possa aiutare a far uscire le indagini - ancora per "sequestro di persona" - dal mare largo del "tutto è possibile" in cui si trovano adesso.


A trenta giorni dalla sparizione della ragazza, non c'è ancora un'ipotesi che prevalga sulle altre. C'è un elenco interminabile di luoghi battuti per le ricerche: tutti i corsi d'acqua della Val Brembana e delle valli circostanti; cascine e boschi, edifici abbandonati, cantieri, depositi industriali. Ogni tanto un affioramento: una scarpa, un maglione, un cellulare. Attimi di trepidazione, poi le smentite: "Non appartengono a Yara".


L'ultimo falso allarme, nel giorno di Natale, il più sinistro di tutti: lungo il Brembo, nel tratto di Curno, i sommozzatori hanno recuperato un cadavere. Una donna di trentasette anni suicida, si è scoperto poi.
Svolte che durano lo spazio di un giorno o meno, come le piste investigative. Che hanno preso il nome, talvolta, da una delle mille direzioni geografiche in cui si è cercato: quella salentina, perché a Tricase Porto, in Puglia, Yara trascorreva l'estate, a casa dei nonni materni; quella svizzera, perché si è cercata un'auto sospetta, di colore rosso, anche alla Dogana di Como.


Ma se in questi casi gli esiti sono stati senza riscontro, poco si sa ancora delle indagini sul mondo della ginnastica ritmica. Il venerdì pomeriggio in cui Yara è svanita era andata a portare uno stereo alla sua insegnante, durante gli allenamenti per la gara prevista per la domenica successiva. La tredicenne s'era esibita in competizioni anche a Desio, Pesaro e Fiuggi e le riprese di quei saggi sono materiale utile per gli investigatori. Uno di loro confida: "In quegli ambienti c'è molta più competizione di quanto possa apparire. Attriti e ripicche potrebbero essere un movente".


Sembra caduta in disgrazia - in realtà non lo è del tutto - la pista che porta al cantiere del centro commerciale di Mapello, dove i cani, nei primi giorni, avevano portato con decisione i carabinieri. Quella traccia aveva spostato la bussola delle indagini a Montebelluna, in Veneto, dove abitava il marocchino Mohamed Fikri, l'unico, tra quelli che avevano lavorato nel cantiere, che nei giorni successivi mancava all'appello. Per arrestarlo i carabinieri hanno fermato, al largo di Sanremo, la nave diretta verso il Marocco in cui si trovava il muratore. Ma l'intercettazione che lo inchiodava - "non l'ho uccisa io" - era fondata su una traduzione sbagliata. E dopo una notte di carcere, l'uomo è tornato in libertà.


Pochi, tra gli inquirenti, credono all'ultima ipotesi, quella dello scambio di persona, suggerita sembra dal padre di Yara: i sequestratori avrebbero voluto prendere la figlia di un vicino di casa, un imprenditore facoltoso. Ma a deporre contro quest'eventualità non è solo la mancanza di somiglianze e di frequentazioni comuni tra le due adolescenti: anche l'esperienza insegna che quando i rapitori sbagliano bersaglio, abbandonano subito la preda. A meno che il tentativo di sequestro abbia avuto un tragico e imprevisto epilogo.


A un mese di distanza, insomma, nulla ancora viene escluso. Restano poche certezze. Più che altro, tre luoghi fisici: la casa, la palestra e il cantiere. "È in questo triangolo - confida chi indaga - la soluzione del giallo. E noi abbiamo ben seminato. Ora aspettiamo un'illuminazione o un passo falso da parte di chi s'è portato via Yara".




(la repubblica 27 dicembre 2010)
http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/12/27/news/la_casa_la_palestra_e_il_cantiere_tutte_le_piste_per_ritrovare_yara-10610175/

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