Sarah strangolata in casa, La procura in cerca delle prove
TARANTO (9 dicembre) - Nuove deposizioni per concludere la settimana e per agganciare agli atti dell’indagine sul delitto di Sarah altri tasselli. Sono tasselli che porteranno la procura, una volta definita l’inchiesta, a «retrocedere» di circa venti minuti, mezz’ora, l’arrivo della quindicenne nell’abitazione dei Misseri.
A quel punto, per Michele Misseri e per la figlia Sabrina, secondo gli orientamenti degli inquirenti, sarà difficile reggere l’urto dell’accusa per rimpallarsi una responsabilità che, allo stato, li vede appollaiati su sponde opposte. L’uno chiama in causa l’altra nel delitto; l’altra, cioè Sabrina, rimanda verso il padre la piena responsabilità nell’aggressione mortale. «Mio padre è pazzo, io non c’entro», continua a dire la ventiduenne.
Secondo la prospettazione dell’accusa, però, l’arrivo di Sarah Scazzi in casa Misseri intorno alle 14, e non intorno alle 14,30, modificherebbe - e di molto - l’intero scenario. Il luogo del delitto tornerebbe ad essere, così come sempre sospettato dagli inquirenti, non la cantina-garage della famiglia Misseri ma l’interno della loro abitazione, con implicazioni che - allo stato - sono soltanto immaginabili.
Al di là dei possibili coinvolgimenti di altre persone nella vicenda, il pubblico ministero Mariano Buccoliero e il procuratore aggiunto Pietro Argentino continuano a ritenere plausibile che Sabrina abbia messo in atto una vera e propria sceneggiata per allontanare da se ogni sospetto. La convinzione degli investigatoti, circa il fatto che sia stata Sabrina Misseri a maneggiare sia il proprio telefono che quello di Sarah Scazzi, fra le 14,25 e le 14,30 del 26 agosto scorso, è sorretta da una serie di accertamenti.
Il primo si riferisce al «falso» messaggio di Sabrina, di molto precedente alle 14 di quel giorno, con cui Sarah raccontò alla madre di essere stata invitata dalla cugina a raggiungerla a casa per andare al mare. Di quel messaggio non c’è traccia in alcun tabulato. Ergo, Sarah fu presa dall’ansia di tornare dalla cugina, alla quale era in ogni caso affezionatissima, tanto da dover trovare una scusa per lasciare l’abitazione della madre.
Il secondo scaturisce dall’indicazione dei fidanzatini di Avetrana, che avevano detto di aver visto Sarah Scazzi mentre si avviava verso casa Misseri «intorno alle 14,25». Questo dato contrasterebbe con una ricostruzione che collochi l’arrivo di Sarah a casa Misseri intorno alle 14.
In realtà, la spiegazione fornita dalla coppia avallerebbe l’idea della procura. «Abbiamo parlato delle 14,25 perchè, avendo saputo che Sarah era scomparsa intorno alle 14,30 del 26 agosto e avendola vista qualche minuto prima, siamo giunti alla conclusione che fossero le 14,25». Questa spiegazione, in realtà, combacia perfettamente con l’idea che Sarah sia stata intercettata intorno alle 14. La coppia, infatti, fornisce un orario «a posteriori», ma non frutto di una verifica diretta. Così, anche da questo punto di vista, il salto all’indietro del delitto nell’ipotesi degli inquirenti non troverebbe smentite dall’apparente distonia della deposizione.
In ultimo, la ricostruzione dei movimenti operati da Sarah, così come indicati da mamma Concetta, fanno supporre agli inquirenti che la quindicenne sia uscita dalla sua abitazione almeno mezz’ora prima di quanto si è sempre supposto.
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