lunedì 6 dicembre 2010

PARLA IL PADRE DI YARA: CI PREOCCUPA CHE QUALCUNO PERDA LA CALMA

Yara Gambirasio, il padre: “Non abbiamo nulla da rimproverarci”


Stavolta risponde il papà: «Non vorremmo sbilanciarci, aspettiamo notizie» dice. Il tono di voce di Fulvio Gambirasio che giovedì era confuso, venerdì esasperato e sabato teso come una protezione attorno ai resti della propria intimità, ieri era fermo: «Non abbiamo qualcosa di cui rimproverarci o su cui riflettere come genitori. Ci vengono rivolte domande alle quali non sappiamo ancora cosa rispondere. È presto per qualunque pensiero, commento, frase» spiega il babbo di Yara, al decimo giorno della scomparsa di sua figlia. Il nono di una ricerca che, ogni giorno, sembra ricominciare daccapo: la Polisportiva di via Locatelli, i dintorni di Ponte San Pietro, il centro commerciale in costruzione a Mapello, fino ad Ambivere dov’è un altro impianto sportivo che ora sembra aver incuriosito gli eclettici segugi dei carabinieri.


Alle 18, nel salotto del villino di via Rampinelli (transennata da vigili e volontari), la televisione è accesa, il volume (alto) arriva fino all’altro capo della cornetta: «Siamo ansiosi di avere notizie». Nei giorni scorsi la famiglia Gambirasio aveva evitato il contatto con giornali, televisioni e radio, ma ieri, con la svolta delle indagini, qualcosa è cambiato: «Ci hanno riferito commenti esasperati delle ultime ore. Soprattutto ci preoccupa che qualcuno perda la calma», dice Gambirasio. Il riferimento è a qualche cartello comparsonel pomeriggio con la notizia che il primo fermato è un operaio marocchino: «Occhio per occhio» dice una scritta comparsa in strada. «Una pirlata » commenta un volontario della Protezione civile che, da giorni, transenna la Polisportiva. Il buonsenso non può che aiutare comunque.

Di questo, il papà di Yara è consapevole: «Stamattina ci è stato riferito del fermo ma io e mia moglie non commentiamo una notizia incompleta». Fulvio Gambirasio, geometra, figlio di un postino comunale (Romolo, appassionato di ciclismo, ereditò il mestiere da sua madre: anche la nonna di Fulvio era postina), lavora a poche centinaia di metri da qui, alla Paolo Gamba coperture chiusa in segno di solidarietà. Una decina di dipendenti in tutto. Operai che montano coperture termiche per le imprese della zona. Fino a un anno fa era dipendente di un’azienda che fabbricava gazebo, poi Paolo Gamba gli ha offerto un lavoro nella sua ditta. È un amico, Paolo, e anche oggi, al telefono, la sua voce sembra sgranata dall’angoscia: «Una famiglia comune ma unita da un legame insolito, un sentimento su cui Fulvio ha investito sempre con pazienza. È sempre stata la sua specialità». Oggi, forse, è anche la sua forza.
http://calcionew.altervista.org/2010/12/06/yara-gambirasio-il-padre-non-abbiamo-nulla-da-rimproverarci/

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