05 dicembre 2010
I tg nazionali non hanno escluso il coinvolgimento di altre persone, anche se nulla trapela dagli inquirenti. Nel frattempo,
le ricerche per ritrovare il corpo di Yara Gambirasio si stanno concentrando dietro al centro sportivo di Ambivere, dove c'è una collina da cui si diparte una strada sterrata. Gli inquirenti avrebbero fatto arrivare un'idrovora.I mezzi e i volontari impegnati nella ricerca di Yara si sono diretti, improvvisamente, come a seguito di una segnalazione, nei boschi sulla collina in territorio del comune di Ambivere, a pochi chilometri da Brembate. Le forze dell’ordine hanno sbarrato le stradine di campagna, nei pressi di un centro sportivo, e hanno cominciato a perlustrare i prati e i campi di granoturco. Al momento non si è riusciti a sapere se in questa area le ricerche siano state dirette da una nuova segnalazione.
«Che Allah mi perdoni, ma non l’ho uccisa io». Secondo indiscrezioni, sarebbe stata questa frase, intercettata al telefono, a convincere i Carabinieri che investigavano sulla scomparsa di Yara Gambirasio della responsabilità del magrebino sottoposto a fermo per sequestro di persona, omicidio e ora anche occultamento di cadavere. Pare che i sospetti fossero indirizzati nei suoi confronti quando l’uomo si è assentato dal lavoro nei giorni successivi alla scomparsa di Yara.
L’uomo lavorava proprio nel cantiere del centro commerciale di Mapello dove i cani avevano più volte condotto gli investigatori. Accertamenti sono tuttora in corso sull’eventuale presenza di complici.
Intanto proseguono a tutto campo nel Bergamasco le ricerche. Circa 150 uomini tra polizia, carabinieri, vigili del fuoco, forestale stanno setacciando in queste ore, con il supporto delle unità cinofile, le aree rurali e boscate della provincia di Bergamo.
Nei giorni scorsi era stato richiamato in servizio personale in congedo o a riposo per garantire la massima collaborazione anche in condizioni climatiche avverse, sotto la neve e la pioggia, che hanno reso ancora più difficoltose le operazioni di ricerca.
PRIMI SEGNALI DI ODIO
Primi segni di intolleranza a Brembate Sopra quando si è sparsa la notizia del fermo di un operaio marocchino di 23 anni con l’accusa di omicidio, sequestro di persona e occultamento di cadavere, per la scomparsa di Yara Gambirasio. Nell’ultima mezz’ora, davanti alla casa della ragazza si è fermato un suv Audi dal quale è sceso un uomo che ha inalberato un bersaglio con la scritta `Occhio per occhio, dente per dentè. Un’altra persona con un giubbotto verde è passata più volte urlando «fuori marocchini e albanesi dalla Padania».
LA VICENDA.
Lo hanno prelevato dal traghetto salpato da Genova e diretto in Marocco. L’operazione è avvenuta nel tardo pomeriggio di ieri, davanti alla costa sanremese. Sono da poco passate le cinque quando un ufficiale dei carabinieri impegnato nelle indagini per la scomparsa di Yara Gambirasio contatta la direzione marittima chiedendo di fermare la partenza della nave “Excellent”, imbarcazione della compagnia Grandi navi veloci Grimaldi in partenza alle 18.45 per Tangeri, via Barcellona. I militari salgono sulla nave, iniziano ad ispezionare le cabine, le stive, tutti i locali, perfino la sala macchine. Quello che cercano, però, non lo trovano. Le ricerche a bordo, sembra di due persone, rimangono senza esito e i carabinieri scendono dalla “Excellent”.
Sono fasi concitate, una nuova informazione dirotta l’attenzione sulla “Berkane”, della compagnia marocchina Comanav, conosciuta nel porto di Genova perché sempre piena di problemi. Sono ormai le 20, la “Berkane” ormai si trova quasi a ridosso della costa francese, a 17 miglia dalla costa, in acque territoriali internazionali, dove non era possibile alcun intervento.
A quel punto, il direttore marittimo della Liguria contatta personalmente il comandante del traghetto, spiegandogli la situazione. Il comandante inverte la rotta e rientra in acque italiane. A bordo nessuno si accorge di quanto sta accadendo, nessuno nutre sospetti.
Una volta in acque nazionali, il “Berkane” viene raggiunto dalle motovedette della guardia costiera di Sanremo. Sono quasi le 20.30, quando la motovedetta più veloce, scelta appositamente dal comandante Attilio Pastorino, raggiunge la nave marocchina. Il capitano e gli uomini dell’equipaggio guidano i carabinieri e i marinai. Si cercano i due uomini, un tunisino e un italiano.
Il primo viene trovato, a quel punto sa di non avere possibilità di fuga e si consegna ai carabinieri e ai marinai della guardia costiera. L’uomo viene fatto salire su una motovedetta e poi caricato su una Gazzella dei militari.
fonti varie agenzie web 5 dicembre 2010
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