domenica 28 novembre 2010
SARAH, MICHELE HA DETTO LA VERITA' SOLO AL PARROCO DEL CARCERE
Misseri usa ancora il plurale, la verità solo al parroco del carcere
AVETRANA – «Il pozzo era pieno d’acqua?», chiede il giudice. «C’era acqua dentro. Ora, quando “siamo andati” l’ultima volta, era un mare piccolo: non si poteva entrare più». Ancora una volta Michele Misseri parla al plurale per raccontare l’omicidio della nipote Sarah Scazzi. A provocare l’ambigua risposta durante l’incidente probatorio del 19 ottobre, è l’avvocatessa Emilia Velletri che vuole sapere perché Michele ha deciso di spogliare la nipote prima di immergerla nella cisterna. «Senta: ma lei non ha voluto buttare i vestiti nel pozzo perché, secondo lei, si consumavano dopo il cadavere…», chiede la legale. «I vestiti non li ho messi – spiega Michele – perché quando piove là, che si riempie, escono tutti fuori (…) e possono essere trovati». Il contadino accusato di avere ucciso la nipote in concorso con la figlia Sabrina, spiega come tornando sul luogo della sepoltura, lui e qualcun altro («quando siamo andati l’ultima volta»), hanno trovato la superficie completamente sommersa dall’acqua piovana. Già altre volte Misseri è scivolato sulla stessa declinazione al plurale.
La prima volta riguardava proprio il suo arrivo nella zona del pozzo con il cadavere di Sarah nel cofano della Seat Marbella («abbiamo parcheggiato», disse allora). Un secondo lapsus che rafforza i indubbi, è contenuto nel verbale della confessione precedente fatta nel carcere alla presenza dei magistrati, dell’avvocato Galoppa e la criminologa Roberta Bruzzone: «non so dove l’hanno trascinata», affermava Michele davanti ai vertici della Procura e dei carabinieri di Taranto.
Si rafforzano così i dubbi di chi è convinto che l’uomo di via Deledda abbia ancora molto da dire. L’unico a sapere la verità, in questa fase, è il cappellano del penitenziario tarantino che ha raccolto la confessione totale dell’indagato in carcere. «Io ho parlato col prete…», spiega Michele nell’interrogatorio del 19 scorso. «E che cosa vi siete detti con Don Saverio?», chiede il legale Misseri. «Mi sono confessato (…) e mi sono scaricato tutto il peso che c’avevo».
http://www.lavocedimanduria.it/wp/misseri-usa-ancora-il-plurale-la-verita-solo-al-parroco-del-carcere.html
La stessa cosa non fa con gli inquirenti che tentato invano di farlo aprire del tutto. Gli sforzi degli inquirenti franano ogni volta che qualche dubbio cade su Cosima Serrano e sul ruolo da lei avuto nella vicenda. Michele allora si chiude, non parla, non ricorda, tenta di giustificare la moglie anche quando non gli è richiesto. Solo in un caso si lascia sfuggire qualcosa, quando racconta dei suoi sensi di colpa che somatizzava in malessere fisico e la moglie lo rimproverava di non rivolgersi al medico. «Solo che mia moglie diceva sempre: “Però al dottore non vai mai”. Però pure mia moglie stava più male di me e non ci andava nemmeno lei al dottore». Anche Cosima stava male per quello che teneva dentro?
Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno
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