sabato 20 novembre 2010

L'avvocato di Sabrina lascia l'incarico
«Il caso Sarah trasformato in business»

Michele inchioda Sabrina: «Quando sono arrivato in garage Sarah era già fredda. Lo stupro? Volevo essere credibile»


«Quando sono sceso in garage l'ho vista per terra con una cinta al collo, le ho toccato gli occhi ed era già fredda. Era morta. Allora ho detto mi prendo tutta la colpa io». E alla domanda dei magistrati sul perchè fosse così certo della morte di Sarah e non avesse invece ipotizzato un malore o uno svenimento Michele avrebbe risposto solamente ribadendo «era morta, era morta». Ai giudici Michele avrebbe anche ripetuto con un secco «no» alla domanda del perchè in quei quaranta giorni trascorsi dalla scomparsa di Sarah al suo arresto non avrebbero mai parlato della vicenda in casa e sarebbe stato molto determinato nel non chiamare mai in causa nel corso delle 11 ore la moglie Cosima, respingendo con fermezza ogni domanda di questo tipo. 


TARANTO (20 novembre) - «Il caso Scazzi ha perso le sue connotazioni di caso giudiziario ed assume sempre più le connotazioni del business. Un business a cui, per cultura ed educazione giuridica e professionale, mi debbo necessariamente sottrarre». L'avvocato Francesca Conte spiega cosi le ragioni per cui rinuncia alla difesa di Sabrina Misseri. «Mi è stato insegnato - afferma tra l'altro in una nota - che la difesa tecnica, per essere efficace, deve essere libera da condizionamenti, indipendente, coerente ed onesta, non potendo invece essere legata a speculazioni inconfessabili di ogni tipo».


Nel comunicato con cui spiega le ragioni della rinuncia alla difesa di Sabrina Misseri, l'avvocato Francesca Conte precisa, tra l'altro, che è «mancata collaborazione» da parte degli altri colleghi del collegio difensivo e che Cosima e Valentina, madre e sorella di Sabrina, le hanno confermato la loro «totale fiducia». «Ho accettato il mandato difensivo di Sabrina Misseri nell'intima convinzione di una sua estraneità ai fatti di causa - afferma - Nel fare ciò, ho preteso di condividere la difesa, pur non essendo tenuta a farlo, con colleghi più giovani, senza considerare il caso Scazzi una sorta di 'rendita di posizione professionale».


«Malgrado la resistenza di qualcuno del collegio difensivo di farsi da parte, accettando la volontà della famiglia Misseri per rinforzare la difesa in maniera adeguata - afferma ancora - ho proceduto in perfetta armonia e sintonia con lo stesso collegio difensivo. Analoga collaborazione e lealtà d'intenti e di comportamenti non è, evidentemente, giunta dai colleghi della difesa, che non mi hanno messa nelle condizioni, per ragioni che chiarirò nelle sedi opportune, di esplicare il mandato difensivo nel migliore dei modi». Conte parla del caso Scazzi strasformato in un «business» a cui, «per cultura ed educazione giuridica e professionale - dice - mi debbo necessariamente sottrarre».
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=127460&sez=HOME_INITALIA&ssez=PRIMOPIANOCONTINUA A LEGGERE

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