Omicidio Kercher, attacco sul «Sun»: la Knox in bilico tra bene e male
Meredith Kercher, uccisa nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre di tre anni fa
ANDREA MALAGUTI
CORRISPONDENTE DA LONDRA
Gli esperti che l’hanno esaminato dicono che quel disegno, appeso dentro la cella, è un autoritratto. Dicono che è a quel profilo di donna, nuda, di schiena, con le mani appoggiate sui fianchi stretti, che Amanda Knox, condannata a 26 anni di prigione in primo grado per l’omicidio di Meredith Kercher, ha affidato i significati più profondi della sua complessa personalità. E sarebbero i colori a rivelarla con precisione. «La loro scelta, unita alla vivacità, fa emergere il lato oscuro della ragazza». Una criminale perversa, abituata a camminare sulla sottile linea di confine che divide il bene dal male.
E’ l’ultimo capitolo della saga della diva assassina - l’innocente Angelo di Seattle, secondo le descrizioni solidali dei giornali americani, il Diavolo assetato di sesso e di sangue per gli aggressivi tabloid britannici - che arriva a tre anni dal giorno in cui la studentessa inglese fu trovata senza vita nel suo appartamento di Perugia con la gola tagliata. Un crimine per cui sono stati condannati anche Raffaele Sollecito, il fidanzato-amante succube del fascino di Foxi-Knoxi, e il ribelle e violento Rudy Guede.
Piccole e decisive comparse di una rappresentazione in cui è solo lei, con lo sguardo ingenuo e i lineamenti delicati da telefilm per adolescenti, a tenere il centro della scena. Secondo la psicologa londinese Jane Firbank il disegno, tratto dal libro «Io vengo con te. Colloqui in carcere con Amanda Knox» scritto dal parlamentare del Pdl Rocco Girlanda, sarebbe una sorta di confessione inconscia. «L’uso di colori così brillanti potrebbe suggerire che Amanda non è a suo agio con se stessa».
Il presunto autoritratto è attraversato da linee accese che trasformano il corpo in un costume da arlecchino su cui scivolano segni rossi, blu, verdi e improvvise aree di giallo intenso che illuminano la figura dall’interno. «Il rosso è il colore della rabbia e della frustrazione e la sua fusione con il giallo lungo le braccia potrebbe testimoniare che la ragzza non ha il pieno controllo di se stessa». Una personalità doppia, pericolosa, che sarebbe confermata anche da un’altra fotografia del libro. Questa volta Amanda disegna le sue mani.
I colori sono identici a quelli del corpo, coriandoli fosforescenti che si mischiano tra le dita. «Il disegno lascia intuire un alto livello di testosterone che può portare ad una personalità dominante e aggressiva». La Firbank lo afferma come una sentenza, secondo il Sun, che pubblica le immagini, sarebbe il definitivo viaggio nella testa di un’assassina.
Nel terzo anniversario dell’omocidio, con i blog dedicati ad Amanda che si riempiono di messaggi d’amore e di insulti disgustosi verso Meredith, i genitori della Kercher declinano gli inviti alle trasmissioni televisive italiane, non rilasciano interviste e affidano il loro pensiero a un comunicato consegnato all’avvocato Francesco Maresca. «E’ tutto incentrato sulla Knox.
Si fa di un’assassina la protagonista di un film, si scrive un libro che ci lascia perplessi, mentre nessuno ha mai pensato a raccontare la vittima. Noi speriamo di mettere per sempre una riga sopra questa storia e di tornare nell’ombra». C’è ancora troppo dolore nascosto negli occhi imploranti di Amanda.
la stampa 2 novembre 2010
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