mercoledì 24 novembre 2010

CONDANNA DON MAURO STEFANONI, LA DIFESA: ATTACCHI ALLA CHIESA HANNO INFLUITO

Nuova condanna per don Mauro. Confermati gli 8 anni in Appello

Ribadita la sentenza già pronunciata a Como. La famiglia della vittima: «Giustizia è fatta»
«Otto anni». Nessuno sconto. Una condanna pesantissima pure in secondo grado. Don Mauro Stefanoni è stato dichiarato colpevole anche dal collegio d’Appello di Milano, a cui aveva fatto ricorso contro la sentenza rimediata di fronte ai giudici del tribunale di Como. Per sei giudici - tre di primo grado, tre di secondo - è colpevole del reato di violenza sessuale ai danni di un ragazzo dell’oratorio di Laglio che, all’epoca dei fatti contestati dall’accusa, era minorenne. La sentenza è stata letta ieri nel primo pomeriggio, poco dopo le quattordici, al termine di una camera di consiglio breve, protrattasi per circa un’ora. Una simile decisione, per la verità, era nell’aria. 


Soprattutto dopo l’esito della perizia chiesta dal collegio meneghino - composto di sole donne - a tre medici, per meglio analizzare la patologia di don Mauro e verificarne, di conseguenza, le possibilità di compiere gli atti sessuali raccontati dal ragazzino che nel frattempo è diventato maggiorenne.
I professori Sergio Cosciano Cunico, Francesco De Ferrari e il dottor Giovanni Stocovaz, nominati dai giudici, con il loro lavoro hanno messo fine, in pratica, al processo sentenziando che i guai fisici del parroco canturino, 41 anni, «di per sé non rappresentano una situazione anatomica tale da rendere impossibile qualunque tipo di rapporto sessuale». 






Era la risposta che il collegio attendeva per giungere alla condanna. E a nulla sono valse, ieri mattina, in apertura dell’ultima udienza, una controconsulenza depositata dagli avvocati della difesa - Guido Bomparola e Massimo Martinelli - per ribadire come in realtà il lavoro dei periti non fosse stato effettuato con le dovute modalità. Gli avvocati di don Mauro Stefanoni hanno giocato le ultime carte, sottolineando come l’assenza di lesioni sull’organo sessuale fosse di per sé la dimostrazione che nulla c’era stato tra il prete e il ragazzo, e che, come riportato in perizia, appariva «credibile che tali pratiche» avessero potuto suscitare «sensazioni dolorose». 


Anche don Mauro, come aveva spesso fatto davanti ai giudici di primo grado e a quelli dell’Appello, ha voluto prendere la parola prima della camera di consiglio, sottolineando come «ognuno porta la sua croce, io porto la mia. Spero solo che tutto questo finisca presto, o in un senso o nell’altro». E la conclusione, come detto, dopo nemmeno due ore, è stata di condanna, convalidando gli otto anni rimediati in primo grado e la conferma in toto della sentenza di Como, compresa l’interdizione perpetua «da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori».
Don Mauro Stefanoni, al momento della lettura del dispositivo, non era in aula. Decisione che aveva preso anche al palazzo di giustizia di Como. Sono stati i suoi legali a comunicargli il verdetto. In aula c’erano invece i genitori della vittima e i loro avvocati, Nuccia Quattrone e Leonardo Ortelli. «Non c’è nulla da festeggiare - si è limitata a dire al termine la madre del ragazzo - Giustizia è stata fatta. Ora attendiamo la Cassazione per poi chiudere definitivamente questa brutta storia».


«La cosa che più ci piace sottolineare - dicono invece in coro i legali Quattrone e Ortelli - è che anche i giudici d’Appello hanno creduto alle dichiarazioni del ragazzo e non a quelle di don Mauro. La vittima ha sempre raccontato il vero, e la perizia l’ha confermato».
«Questa mattina abbiamo saputo che a poche ore dall’udienza la difesa aveva presentato una nuova memoria sconosciuta a tutti, anche ai periti dei giudici - hanno poi concluso i legali di parte civile - Ma i periti stessi, che sono stati sentiti in aula, hanno aggiunto ulteriori elementi che hanno tolto ogni possibilità di dubbio. Ora attendiamo le motivazioni della sentenza che verranno depositate tra 90 giorni».


La vicenda che ha coinvolto l’ex parroco di Laglio - inizialmente trasferito a Colico e poi rimosso dall’attuale vescovo di Como, monsignor Diego Coletti - fa riferimento a episodi che, secondo l’accusa, si verificarono tra l’agosto 2003 e l’ottobre 2004. Episodi di violenza sempre negati dal prete e dai suoi legali.
«Questo è un momento delicato per don Mauro, ma anche per quello che rappresenta, ovvero la Chiesa - commenta l’avvocato Guido Bomparola - Mi chiedo se dietro alla condanna ci sia, tra le motivazioni, anche il fatto che sia un prete. 


Il clima che ha circondato questo processo ha influito. Non passa giorno che sulla stampa non ci siano attacchi diretti alla Chiesa, e questo è il risultato. Anche perché, in tutto questo processo, ci siamo trovati di fronte solo a dati non oggettivi. E che cosa dire della camera di consiglio? Un’ora sola per prendere una decisione tanto delicata».
Mauro Peverelli-il Corriere di Como
http://www.corrierecomo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=21996&catid=7&Itemid=107
MERCOLEDÌ 24 NOVEMBRE 2010

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