Giuliano Soria, patron del premio letterario Grinzane Cavour |
«Ho tanti nemici e un pessimo carattere»
EMANUELA MINUCCI
TORINO
«Molestie sessuali? Vessazioni sul posto di lavoro? Ma siamo impazziti? E chi mi accuserebbe? Il mio maggiordomo? Ma stiamo scherzando? Io non ho neanche mai avuto un maggiordomo: è una trappola, un complotto». Giuliano Soria, patron del Grinzane Cavour, riceve la telefonata dei cronisti nel pomeriggio di ieri, nel suo alloggio di via Montebello 21, proprio sotto la Mole Antonelliana, nello stesso elegante stabile dove ha sede la fondazione del premio letterario. Ostenta tranquillità, Soria. E conserva la grinta nel respingere al mittente ogni tipo di accusa: soprattutto quelle in grado di gettare gravi ombre sulla sua immagine. «Ho un carattere difficile e tanti nemici - spiega battagliero - non può essere un caso che a ventiquattr’ore da una giornata come il San Valentino della cultura, qualcuno abbia voluto farmi questo bel pacchetto. Io però non ho nulla da rimproverarmi, se non appunto, di essere stato a volte un po’ duro con i miei dipendenti. Di qui a sentirmi colpevole di reati che non stanno né in cielo né in terra, mi creda, ne passa».
Professore, partiamo da venerdì. Lei era a Genova quando sono arrivati gli agenti della Guardia di Finanza e l’ispettore del lavoro?
«Sì. I miei collaboratori mi hanno informato che gli ispettori si erano mossi per fare chiarezza sulle posizioni contrattuali di alcuni dipendenti. Tutto qui. Ero sicuro fosse una perquisizione amministrativa, controlli degli ispettori del lavoro, come ce ne sono tanti. E io posso anche immaginare chi me li ha mandati. Ma nessuno prima d’ora mi aveva detto che l’inchiesta avrebbe riguardato reati tanto gravi».
Ma in che rapporti era con questo maggiordomo?
«Non era il mio maggiordomo. Era un ragazzo di Mauritius che abbiamo assunto come collaboratore per fare le pulizie in archivio. Poi è andato da mia madre a lavorare come badante. Ora non lo vedo da un anno, ma le accuse che mi rivolge sono prive di fondamento».
Ma allora come può essere successo che sia scattata la denuncia?
«Posso pensare, come le ho detto, soltanto ad una trappola, a una vendetta. Magari si è sentito trattato male. Ripeto: a volte non so pesare le parole. E anche con lui non sono stato tenero. Ma da qui a vessarlo sul posto di lavoro, o ancor peggio, farlo oggetto di molestie sessuali ne passa. Non esiste proprio».
Quanti anni ha, il ragazzo?
«Sui ventotto».
Ma è vero che oggi (ieri per chi legge, ndr) i militari della Finanza hanno messo i sigilli alla vostra sede?
«L’ufficio è stato chiuso da noi, essendo venerdì pomeriggio, attorno alle 17. Ma domattina (oggi per chi legge, ndr) riapriremo».
E' già stato interrogato?
«Io per ora non ho visto nessuna carta, e non ho incontrato magistrati. Piuttosto ho parlato, ma soltanto per pochi minuti, giovedì, con il personale della polizia intervenuta nei nostri uffici».
Insomma, lei ritiene di non avere nulla da rimproverarsi...
«Lo ripeto, io ho solo un brutto carattere. Ho lavorato per 28 anni dando moltissimo a questa città. Non ho ucciso nessuno, mi sento sereno e la verità verrà fuori quanto prima».
E il San Valentino della cultura?
«Il Grinzane ha partecipato a questa manifestazione portando tre scrittori: è la loro presenza che conta, non certo la mia».
La Stampa 14 febbraio 2009
«Molestie sessuali? Vessazioni sul posto di lavoro? Ma siamo impazziti? E chi mi accuserebbe? Il mio maggiordomo? Ma stiamo scherzando? Io non ho neanche mai avuto un maggiordomo: è una trappola, un complotto». Giuliano Soria, patron del Grinzane Cavour, riceve la telefonata dei cronisti nel pomeriggio di ieri, nel suo alloggio di via Montebello 21, proprio sotto la Mole Antonelliana, nello stesso elegante stabile dove ha sede la fondazione del premio letterario. Ostenta tranquillità, Soria. E conserva la grinta nel respingere al mittente ogni tipo di accusa: soprattutto quelle in grado di gettare gravi ombre sulla sua immagine. «Ho un carattere difficile e tanti nemici - spiega battagliero - non può essere un caso che a ventiquattr’ore da una giornata come il San Valentino della cultura, qualcuno abbia voluto farmi questo bel pacchetto. Io però non ho nulla da rimproverarmi, se non appunto, di essere stato a volte un po’ duro con i miei dipendenti. Di qui a sentirmi colpevole di reati che non stanno né in cielo né in terra, mi creda, ne passa».
Professore, partiamo da venerdì. Lei era a Genova quando sono arrivati gli agenti della Guardia di Finanza e l’ispettore del lavoro?
«Sì. I miei collaboratori mi hanno informato che gli ispettori si erano mossi per fare chiarezza sulle posizioni contrattuali di alcuni dipendenti. Tutto qui. Ero sicuro fosse una perquisizione amministrativa, controlli degli ispettori del lavoro, come ce ne sono tanti. E io posso anche immaginare chi me li ha mandati. Ma nessuno prima d’ora mi aveva detto che l’inchiesta avrebbe riguardato reati tanto gravi».
Ma in che rapporti era con questo maggiordomo?
«Non era il mio maggiordomo. Era un ragazzo di Mauritius che abbiamo assunto come collaboratore per fare le pulizie in archivio. Poi è andato da mia madre a lavorare come badante. Ora non lo vedo da un anno, ma le accuse che mi rivolge sono prive di fondamento».
Ma allora come può essere successo che sia scattata la denuncia?
«Posso pensare, come le ho detto, soltanto ad una trappola, a una vendetta. Magari si è sentito trattato male. Ripeto: a volte non so pesare le parole. E anche con lui non sono stato tenero. Ma da qui a vessarlo sul posto di lavoro, o ancor peggio, farlo oggetto di molestie sessuali ne passa. Non esiste proprio».
Quanti anni ha, il ragazzo?
«Sui ventotto».
Ma è vero che oggi (ieri per chi legge, ndr) i militari della Finanza hanno messo i sigilli alla vostra sede?
«L’ufficio è stato chiuso da noi, essendo venerdì pomeriggio, attorno alle 17. Ma domattina (oggi per chi legge, ndr) riapriremo».
E' già stato interrogato?
«Io per ora non ho visto nessuna carta, e non ho incontrato magistrati. Piuttosto ho parlato, ma soltanto per pochi minuti, giovedì, con il personale della polizia intervenuta nei nostri uffici».
Insomma, lei ritiene di non avere nulla da rimproverarsi...
«Lo ripeto, io ho solo un brutto carattere. Ho lavorato per 28 anni dando moltissimo a questa città. Non ho ucciso nessuno, mi sento sereno e la verità verrà fuori quanto prima».
E il San Valentino della cultura?
«Il Grinzane ha partecipato a questa manifestazione portando tre scrittori: è la loro presenza che conta, non certo la mia».
La Stampa 14 febbraio 2009
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