domenica 22 febbraio 2009

Grinzane, sotto torchio i vice di Soria


Giuliano Soria, patron del Premio Grinzane Cavour



Un assegno dimostra i flussi di denaro tra i finanziamenti Ue e il Premio
MASSIMO NUMA, NICCOLÒ ZANCAN
TORINO
Assegno numero 100943046-08. Non trasferibile. Banca Unicredit. Firma in apparenza illeggibile. Importo, 600 euro. Il numero del conto corrente corrisponde a quello della sede torinese dell’Antenna Culturale Ue, in piazza Castello 9.

Intestato a uno stretto collaboratore di Giuliano Soria e dipendente sotto contratto del premio Grinzane, con scrivania e tutto il resto in via Montebello 21c. In teoria, dall’Antenna, il cui presidente è lo stesso professor Soria, la somma sarebbe stata corrisposta, nel novembre 2006, per «attività di traduzione svolta occasionalmente per l’Antenna Culturale Europea». Ma, nella realtà, nessuna traduzione, nessuna attività lavorativa fu mai svolta a favore dell’Antenna, da parte del collaboratore di Soria, che - semplicemente - aveva chiesto ai responsabili del Premio di pagargli stipendi e collaborazioni arretrate. Tocca ai pm della procura di Torino, De Montis e Longi, ricostruire i passaggi di denaro tra l’Antenna e il Premio Grinzane, presieduti dallo stesso soggetto, ma con finalità profondamente diverse. Ogni anno, i contributi europei ammontano a circa 90 mila euro. E anche questa tranche è al centro dell’inchiesta della polizia tributaria della Guardia Finanza, coordinata dal tenente colonnello Mario Salerno. Un lavoro appena agli inizi, che procede però con una certa decisione. E’ stato sentito per ore, negli uffici della procura, uno dei luogotenenti del professore, Stefano B., dopo gli interrogatori fiume di uno degli ex capi della segreteria del presidente, Mattia N.

Nel fortino di via Montebello, intanto, impiegati e collaboratori sono tornati al lavoro. I capi sono stati chiari: «Tutto è sotto controllo, non è cambiato niente, siamo pronti a presentare querele e denunce contro chi ci accusa, i programmi del Premio vanno avanti». I computer sono stati riattivati e idem le linee telefoniche. Poche parole, chiare e decise, pronunciate su ordine del professore, chiuso in casa al piano di sopra. Avrebbe compiuto solo un paio di visite, dritto nel suo studio, dove c’è la cassaforte piena di documenti e, secondo un’altra leggenda, anche di denaro in contante. Dicono che, passata la bufera, convocherà una conferenza stampa per «smontare tutte le accuse, una per una», compresa quella di un uso non corretto dei fondi pubblici destinati, dall’82, all’associazione.

Se la procura procede a piccoli passi, l’Ispettorato del Lavoro è già nel cuore delll’azione. Sono già iniziate le convocazioni degli ex dipendenti del Grinzane che hanno denunciato i contratti irregolari.

Nel mare sterminato delle carte di Soria, multi-proprietario immobiliare a Torino, Costigliole, Ospedaletti e Parigi, c’è l’immenso data base scovato dai tecnici delle Fiamme Gialle nella memoria dei pc sotto sequestro. Una mole impressionante di dati anche sensibili, e relativi a migliaia di persone, tra cui centinaia di Vip di altissimo livello, compresi esponenti politici di tutti gli schieramenti; ma anche schede personalizzate, con i nomi, i ruoli, le attitudini di mogli, figli e parentele varie. I files sugli omaggi natalizi, anche se almeno in teoria non di valore, sono divisi in due settori ben distinti: quelli per i Vip, anche amici personali e tutti gli altri. Le differenze tra i regali sono evidenti. I super-vip, pochi in verità, oltre alle bottiglie di vino pregiato (cartoni da sei o dodici) ricevevano anche «un pacco». Consegne a mano o col corriere. Tra i destinatari anche scrittori illustri, raggiunti in tutto il mondo dai cadeau con il logo del castello di Grinzane Cavour. L’indagine di pm del settore fasce deboli si concentrano sull’aspetto più delicato, quello delle molestie sessuali. Presto sarà convocato il maggiordomo in servizio prima di Nitish, il peruviano Carlo D.S. A lui chiederanno quali erano quali erano le condizioni di vita e di lavoro in casa Soria, prima del suo abbandono.
La Stampa 21 febbraio 2009

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