sabato 28 febbraio 2009

Processo Perugia, testimonianza:"Mez uccisa, una scena inguardabile"

L DELITTO
Il racconto di Monica Napoleoni

"Non era sgozzata, era stata proprio scannata: aveva una ferita che dava fastidio a vederla. C’era sangue dappertutto, me ne accorsi quando mi affacciai dal corridoio per guardare dentro la stanza del delitto...". Monica Napoleoni, responsabile della sezione omicidi della questura di Perugia racconta con grande lucidità quella terribile scena davanti alla Corte d’Assise

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Meredith, uccisa a Perugia (foto Ap/LaPresse) Perugia, 28 febbraio 2009 - "Non era sgozzata, era stata proprio scannata: aveva una ferita che dava fastidio a vederla. C’era sangue dappertutto, me ne accorsi quando mi affacciai dal corridoio per guardare dentro la stanza del delitto...". Monica Napoleoni, responsabile della sezione omicidi della questura di Perugia racconta con grande lucidità quella terribile scena davanti alla Corte d’Assise.

La poliziotta ricorda anche che, poco dopo il ritrovamento del cadavere di Meredith, la notizia dell’uccisione a Perugia di una giovane studentessa inglese era arrivata anche in Inghilterra, tramite le televisioni e i siti internet. Tanto che, anche i genitori di alcune amiche inglesi di Mez (come i Kercher del resto), avevano chiamato preoccupati le loro figlie. "Tutti erano atterriti - aggiunge - tranne Amanda e Raffaele che sembravano indifferenti, si facevano le smorfie e si sbaciucchiavano". Atteggiamento ripetutosi qualche sera dopo quando vennero convocati in questura per essere ascoltati sui fatti.

"Mi sorprese vederla mentre faceva la ruota e la spaccata sui corridoi...." aggiunge la Napoleoni. "Ricordo che in sala d’attesa Amanda salì sulle ginocchia di Raffaele - aveva detto poco prima alla Corte l’ex dirigente della Mobile perugina Giacinto Profazio -. Ci parve strano e fuori luogo questo atteggiamento di grande attaccamento fra loro". "Amanda venne trattata bene, le vennero date camomilla, merendine e venne anche accompagnata a fare colazione al bar - fa notare la Napoleoni -. No, nessuna pressione. Certo, è stata trattata con fermezza ma non maltrattata". Le contraddizioni tra i due ragazzi, "versioni inversosimili" fa rilevare quindi l’investigatrice, si fecereo sempre più evidenti fino al fermo del mattino seguente.

Deciso al punto da aggiungere 'ficcanti' valutazioni (provocando il richiamo del presidente della Corte Giancarlo Massei), anche il vice questore Marco Chiacchiera che effettuò la perquisizione nell’abitazione perugina di Raffaele Sollecito. La casa dove venne sequestrato il coltello (su cui sono state poi trovate tracce di dna di Meredith, sulla punta, e di Amanda Knox sull’impugnatura), considerato compatibile con l’arma del delitto. "Avevo visto dal corridoio del casolare di via della Pergola - racconta Chiacchiera -, dove tutti entrammo comunque con calzari ai piedi e guanti sterili alle mani, il tipo di ferita che aveva al collo la vittima e avevo capito che tipo di coltello dovessimo cercare".

Lungo e serrato il confronto sui telefonini di Knox e Sollecito. "Spenti intorno alle 20.30 del 1 novembre - sottolinea il poliziotto - e riaccesi solo intorno alle 6 del mattino seguente. Sull’apparecchio di Sollecito non c’è traccia della chiamata delle 23 ricevuta dal padre di cui il ragazzo parla, così come sul suo computer non c’è traccia di interazione umana fino al mattino dopo". All’avvocato Giulia Bongiorno che lo incalza sul come sia possibile evincere spegnimento o accensione dai tabulati telefonici, Chiacchiera replica: "Con i tabulati è stata fatta una lunga ricerca durata mesi per capire quali fossero le abitudini del ragazzo. Che di solito teneva l’apparecchio acceso fino a tarda ora, cosa che il 1 novembre non avvenne". Dei particolari tecnici usati per verificare il funzionamento di computer e telefonini riferiranno comunque in aula più avanti gli esperti della Postale.

Intanto sul fronte degli accertamenti relativi all’irruzione della casa sotto sequestro di Meredith avvenuta nei giorni scorsi, gli ivestigatori lavorano su un biglietto da visita ritrovato nella stanza di Laura Mezzetti che la ragazza non ha riconosciuto come suo. L’ipotesi è che chi ha violato la scena del crimine possa averlo perso inavvertitamente, o magari volutamente per despitare gli inquirenti. In ogni caso il professionista cui appartiene il biglietto da visita verrà ascoltato dagli investigatori quanto prima. Anche se probabilmente non ha alcun legame diretto con la 'profanazione' del casolare.

Donatella Miliani, Enzo Beretta


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