Garlasco show: «Le tracce di sangue sono state cancellate dagli investigatori»
IL PORTASAPONE
La tesi difensiva prende corpo e punta a dimostrare l’in nocenza del 25enne. Non c’è nessuna prova della colpevolezza dell’ex studente modello sull’erogatore del sapone presente nel bagno al piano terra della villetta. «I contatti papillari riconducibili all'indagato, -scrive l’esperto- reperiti sull'erogatore del sapone presente sul lavandino del bagno a pianterreno, ne testimoniano, esclusivamente, la frequentazione e l'uso degli impianti di servizio. Non sono utili ad individuare l'epoca dell'uso del portasapone». Per nulla preoccupante anche la “prova” bici.
«L’ipotetico lavaggio della bicicletta “Umberto Dei Milano” da parte dell’indagato spiega - non merita commento alcuno». Un'idea impossibile che rinvia «alla sfera dei periodo ipotetici di terzo tipo », non utilizzabile «neppure per dimostrazione “ad absurdum”». Ingenuo, secondo l’a ccus a, che Alberto l’abbia lavato, ma non così a fondo da cancellare ogni traccia di Chiara. Nessuna certezza, inoltre, che quello sui pedali sia sangue della vittima.
SCARPE IMMACOLATE
C’è una spiegazione scientifica anche per le scarpe “imma colate” che secondo l’accusa incastrano l’ex studente modello. Nella villetta di via Pascoli «l’osservazione del pavimento- secondo il consulente - dimostra la sussistenza di spazi ampiamente utili all'appoggio del passo, senza che necessariamente dovessero essere calpestate macchie e pozze ematiche. E, si ricorda, tale osservazione è possibile anche considerando l'ambiente non ancora grossolanamente alterato».
Non si nega la presenza di macchie di sangue, ma quel sangue era già completamente essiccato, secondo Avato quando Alberto scopre il cadavere della fidanzata. Il tutto senza considerare le suole “idrorepellenti” delle scarpe Lacoste indossate dall'ex fidanzato e « l'ambiente non ancora grossolanamente alterato». Nella consulenza trova spazio anche un elenco di tutte le impronte lasciate dai carabinieri intervenuti nella villetta. Poi, svela la «scomparsa di alcune macchie ematiche, riconoscibili in data 16 agosto e non piu' apprezzabili il 12 settembre 2007».
Per Avato è «di immediata constatazione quanto sia stato alterato lo stato del luogo d'indagine, senza preoccupazione e prudenza alcuna per eventuali successivi accertamenti». E ancora: Chiara, secondo la difesa, è morta tra le 9 e le 10 e Alberto aveva un alibi. Tutti elementi su cui ora l’accusa è chiamata a rispondere. Nessuno ha controllato nella spazzatura e nessuno ha mai cercato altrove, è l’accusa che si legge tra le righe. Elementi su cui la Procura è chiamata a ribattere.
Antonietta Ferrante
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