venerdì 27 febbraio 2009

GARLASCO, LA DIFESA:«La bicicletta lavata? Un’ipotesi assurda»


Garlasco show: «Le tracce di sangue sono state cancellate dagli investigatori»


GARLASCO 25/02/2009 - Le impronte di Alberto di­mostrano che frequentava la casa della fidanzata Chiara, mentre la bicicletta lavata è solo un’ipotesi assurda. An­cora: l’unico indagato per l’omicidio di Garlasco poteva non sporcarsi le scarpe, visto che la scena del crimine è stata «grossolanamente alte­rata» dai carabinieri. Nell’ul­tima relazione firmata dal professore Francesco Avato, consulente della difesa, ci so­no tutti gli elementi per pro­vare a smontare il castello ac­cusatorio. Una relazione, lunga 103 pagine e depositata solo ieri, giorno dell’udienza preliminare in cui il giudice Stefano Vitelli ha deciso si rinviare la decisione al 7 mar­zo.

IL PORTASAPONE
La tesi difensiva prende cor­po e punta a dimostrare l’in ­nocenza del 25enne. Non c’è nessuna prova della colpevo­lezza dell’ex studente model­lo sull’erogatore del sapone presente nel bagno al piano terra della villetta. «I contatti papillari riconducibili all'in­dagato, -scrive l’esperto- re­periti sull'erogatore del sapo­ne presente sul lavandino del bagno a pianterreno, ne testi­moniano, esclusivamente, la frequentazione e l'uso degli impianti di servizio. Non so­no utili ad individuare l'epo­ca dell'uso del portasapo­ne». Per nulla preoccupante an­che la “prova” bici.
«L’ipotetico lavaggio della bi­cicletta “Umberto Dei Mila­no” da parte dell’indagato ­spiega - non merita commen­to alcuno». Un'idea impossi­bile che rinvia «alla sfera dei periodo ipotetici di terzo ti­po », non utilizzabile «nep­pure per dimostrazione “ad absurdum”». Ingenuo, secondo l’a ccus a, che Alberto l’abbia lavato, ma non così a fondo da cancella­re ogni traccia di Chiara. Nes­suna certezza, inoltre, che quello sui pedali sia sangue della vittima.

SCARPE IMMACOLATE
C’è una spiegazione scientifi­ca anche per le scarpe “imma ­colate” che secondo l’accusa incastrano l’ex studente mo­dello. Nella villetta di via Pa­scoli «l’osservazione del pa­vimento- secondo il consu­lente - dimostra la sussisten­za di spazi ampiamente utili all'appoggio del passo, senza che necessariamente doves­sero essere calpestate mac­chie e pozze ematiche. E, si ricorda, tale osservazione è possibile anche consideran­do l'ambiente non ancora grossolanamente alterato».
Non si nega la presenza di macchie di sangue, ma quel sangue era già completamen­te essiccato, secondo Avato quando Alberto scopre il ca­davere della fidanzata. Il tut­to senza considerare le suole “idrorepellenti” delle scarpe Lacoste indossate dall'ex fi­danzato e « l'ambiente non ancora grossolanamente alte­rato». Nella consulenza trova spazio anche un elenco di tut­te le impronte lasciate dai ca­rabinieri intervenuti nella villetta. Poi, svela la «scom­parsa di alcune macchie ema­tiche, riconoscibili in data 16 agosto e non piu' apprezzabili il 12 settembre 2007».

Per Avato è «di immediata con­statazione quanto sia stato al­terato lo stato del luogo d'in­dagine, senza preoccupazio­ne e prudenza alcuna per eventuali successivi accerta­menti». E ancora: Chiara, se­condo la difesa, è morta tra le 9 e le 10 e Alberto aveva un alibi. Tutti elementi su cui ora l’accusa è chiamata a rispon­dere. Nessuno ha controllato nella spazzatura e nessuno ha mai cercato altrove, è l’accusa che si legge tra le righe. Ele­menti su cui la Procura è chiamata a ribattere.

Antonietta Ferrante

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