sabato 14 febbraio 2009

Premio Grinzane, indagine su Soria: Spese private con fondi pubblici e abusi sessuali

Indagine su Soria, il re del Grinzane

Giuliano Soria, patron del premio letterario Grinzane Cavour



Nel mirino spese private con fondi pubblici. Un ex dipendente denuncia abusi sessuali
MASSIMO NUMA
TORINO
C’è un cartello fissato con lo scotch, sulla porta dell’associazione Grinzane Cavour di Torino: «chiuso per motivi tecnico-informatici», scritto in fretta e furia con un pennarello nero. Da lontano, sembravano quasi i sigilli di sequestro dell’autorità giudiziaria; invece è stato solo un modo ingenuo per nascondere le ombre pesanti che si addensano da qualche ora sul presidente, Giuliano Soria, e anche sull’associazione, a proposito degli ingenti fondi pubblici finiti, da anni, nelle casse del Grinzane. Ci sono due indagini parallele. I pm della sezione «Fasce deboli» della procura, De Montis e Longi, lavorano su una serie di precise ipotesi di reati, che ora appaiono per certi versi incredibili: molestie sessuali e vessazioni sul posto di lavoro.

La Finanza invece sugli aspetti amministrativi e fiscali. L’ex maggiordomo di Soria, un giovane nativo dell’isola Mauritius, lo avrebbe denunciato dichiarandosi vittima di «approcci di natura sessuale», di «comportamenti prepotenti», ancora tutti da dimostrare. Il giovane straniero, per documentare le sue accuse, avrebbe videofilmato e registrato segretamente gli episodi più gravi. Ma le indagini sono ancora in corso, e potrebbero riservare altre sorprese: come l’emergere di un disegno diabolico, non si esclude nemmeno una vendetta costruita ad arte contro Soria, con lo scopo di distruggerne l’immagine e, contestualmente, anche quella del Grinzane Cavour. Ieri in procura è iniziata la sfilata dei testimoni convocati dai pm e sentiti dai carabinieri. Quasi tutti collaboratori o ex dell’associazione. Le domande più insistenti riguardavano i tre filoni dell’inchiesta: le attività culturali in essere, il modo di fatturare i soldi pubblici utilizzati da Soria e altri, il tipo di rapporti che il presidente intratteneva con i collaboratori.

Infine se sapevano o no dell’esistenza di M., il giovane nativo delle Mauritius, visto da alcuni mentre indossava una candida livrea, impegnato a trasportare le valigie del suo datore di lavoro, dall’auto sino al portone di casa. Ma il riserbo che circonda l’indagine non consente per ora di tracciare un quadro definitivo delle gravi accuse mosse al presidente. Poi c’è la seconda tranche dell’inchiesta, delegata dai pm della procura di Torino alla Guardia di finanza. Le fiamme gialle, nel corso di un lungo blitz, a cui hanno partecipato decine di militari, hanno sequestrato negli uffici dell’associazione computer, faldoni pieni di documenti, carte contabili e altro materiale. Sono state perquisite anche le case private e le altre sedi piemontesi. Più incerto il quadro dell’accusa ma è evidente che i magistrati vogliono ricostruire il percorso del flusso di denaro pubblico affidato nel corso degli anni ai responsabili del Grinzane. Al centro, una lunga teoria di voli tra Torino, Roma e altre destinazioni che sarebbero stati fatturati all’associazione.

Un capitolo a parte riguarda il tipo di rapporti di lavoro che erano stati instaurati all’interno dell’organizzazione, cioè se i contratti di assunzione fossero o no regolari, o se ci fossero «sacche» di lavoro nero. Infine un capitolo molto delicato, come di presunte regalie, sempre effettuate con i fondi pubblici, a favore di esponenti politici del Piemonte o a loro familiari. Completamente muti gli inquirenti. «L’indagine è agli inizi, attenzione a non trarre conclusioni affrettate», dicono. Il grande accusatore di Soria s’è affidato a un noto studio legale di Torino che lo protegge dalla curiosità e dall’assedio del media. A tutti i testimoni, abbastanza provati dopo il confronto in procura, gli investigatori hanno infine chiesto «se avessero mai conosciuto personalmente il servitore del presidente e se mai si fosse confidato con loro». Ma è certo che l’ormai ex domestico passava la maggior parte del suo tempo in casa. A proposito delle angherie e del resto, la procura vuole accertare se le accuse possano essere anche il frutto di una reazione-vendetta di un dipendente deluso per la fine del rapporto di lavoro.
La Stampa 14 febbraio 2009

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