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Milano, 20 mar. (Adnkronos) - Il computer di Alberto e' stato 'manomesso'. A dirlo non e' solo piu' la difesa dell'unico indagato per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, ma anche il consulente della famiglia della vittima, Paolo Reale. Una ''scorrettezza metodologica'', l'aveva definita il gup di Vigevano Stefano Vitelli durante la scorsa udienza preliminare, che potrebbe aver cancellato parte di quanto accaduto 'virtualmente' il 13 agosto 2007, giorno del delitto. Un errore che potrebbe costare caro all'accusa. Nessun dolo volontario, ma un'operazione che potrebbe aver 'alterato' le informazioni contenute nella memoria.
Un dubbio che non e' bastato a far escludere il computer come fonte di prova, ma su cui il giudice si e' riservato la possibilita' di disporre una superperizia. Una nuova consulenza, dopo quelle eseguite dai Ris di Parma, dalla difesa e dalla parte civile, che potrebbe far slittare i tempi della decisione, attesa il 30 marzo prossimo, sul possibile rinvio a giudizio dell'ex studente.
Il salvataggio della tesi, avvenuto dopo il delitto, ha 'modificato' quanto avvenuto la mattina del 13 agosto. Alberto salva la tesi la sera del 12 agosto, poi continua a lavorarci la mattina. Quel computer resta acceso fino a quando i carabinieri gli chiedono di consegnarlo. Prima, pero', gli consentono di salvare e copiare la tesi. Il salvataggio del documento comporta la cancellazione dei file temporanei: in sintesi non e' piu' possibile capire se e quanto quel documento e' stato modificato, sostiene la difesa. Un 'errore' o un 'colpo di genio' a seconda dei punti di vista. Il bocconiano chiede ai carabinieri ''di voler acquisire copia della sua tesi. I files della tesi non venivano aperti, ma copiati su di una pen drive per poi essere copiati su un cd-rom e consegnato ad Alberto Stasi'', scrivono i carabinieri in una relazioni riportata nelle controdeduzioni firmate da Reale. Una relazione di 8 pagine consegnata in aula la scorsa udienza. L'esperto spiega che ''durante l'attivita' di scrittura con Word avviene la creazione di un certo numero di file temporanei, in particolare quando vengono effettuati i salvataggi su disco. I file in questione vengono poi cancellati al termine della sessione di lavoro, in corrispondenza del momento di chiusura del programma Word''. Cosi' il salvataggio o la chiusura corretta del programma 'compromette' il numero e la quantita' di informazioni altrimenti disponibile.
Alberto poteva essere a conoscenza di una 'mossa' informatica capace di 'manomettere' il computer e 'regalargli' un possibile alibi altrimenti inesistente, e' la teoria dell'accusa. ''E' un fatto noto ad ogni utilizzatore medio di Word 2003 che il salvataggio e la chiusura del programma impediscono -scrive il consulente della famiglia Poggi- la rilevazione dei contenuti precedenti, poiche' rimane visibile solo lo stato dell'ultimo salvataggio''. Una conoscenza elementare che ''avrebbe dovuto far chiedere all'utente di non alterare lo stato del programma, piuttosto che l'esatto contrario''.
Il bocconiano, pero', dopo la morte della fidanzata chiede una copia della tesi per potersi laureare. Impossibile ricostruire quel 13 agosto partendo dalla cronologia della memoria virtuale. Una cancellazione ''che puo' essere stata effettuata automaticamente dal sistema, ma anche manualmente (e volontariamente) dall'utente''. Un'operazione forse ''eseguita dallo stesso Stasi durante la mattinata del 13 agosto. Nessuna argomentazione scientifica e' stata fornita per escludere scientificamente tale ipotesi'', scrive Reale. Cosi' come resta da valutare scientificamente l'alibi di Alberto. Quello che e' certo e' che dalle 10.17 alla 11.57 del 13 agosto nessuno interagisce con il pc, scrivono gli esperti del Ris. Non solo: le quattro pagine scritte tra il 12 e il 14 agosto non sono sufficienti per rendere Alberto innocente. Secondo l'ingegnere di parte civile, il giorno prima del delitto ''alle 23.34 erano gia' state scritte, oltre alle 2 pagine oggettivamente riscontrate, una ulteriore porzione di testo''. A dirlo, spiega Reale, sono le parole inserite dal biondino nel suo dizionario 'virtuale'. Inoltre, l'ex studente modello si limita a modificare e perfezionare un capitolo ormai ultimato.L'alibi di Alberto resta in bilico, cosi' come il computer al centro del duplice dibattimento. Tra foto e filmati hot e pedopornografici si nasconde, secondo l'accusa, il movente del delitto di Garlasco. Fotogrammi che Chiara potrebbe aver scoperto firmando cosi', senza saperlo, la sua condanna a morte. File contenuti nel computer portatile e in un hard disk esterno su cui la difesa e' pronta a dare battaglia. Dal 14 al 29 agosto il pc viene 'aperto' 42 volte dai carabinieri prima di essere consegnato ai colleghi di Parma. Tanto quanto basta per insinuare il dubbio che qualcuno potrebbe averlo manomesso.
'''Inoculare' all'interno di un pc file o altro e' un'operazione che a sua volta lascia tracce riscontrabili, a meno che non vengano utilizzati metodi sofisticati'', sottolinea Reale. Un'eventualita' che l'esperto esclude categoricamente: ''e' palese che tali modificazioni, pur avvenute, (si fa riferimento alla visualizzazione di immagini o altro, ndr) non hanno compromesso la possibilita' di determinare tutte le tracce informatiche evidenziate nelle relazioni del Ris, del consulente della difesa Enrico Cerati e della parte civile''. In sintesi, il contenuto del computer, al di la della tesi, non e' stato in alcun modo 'alterato'. Una 'macchia' minima che non cancella le immagini pedopornografiche, ma che potrebbe aver cancellato l'alibi dell'unico
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