domenica 1 marzo 2009

Processo Perugia: Resoconto Udienza 28 febbraio

Meredith. Sollecito punta il dito contro la polizia


1 Marzo 2009

Ieri Raffaele Sollecito ha fatto una dichiarazione spontanea durante il processo per l'omicidio di Meredith Kercher. L'indagato se l'è presa prende con la polizia che gli avrebbe negato i diritti più basilari: "Non voglio fare accuse, ma ho sentito cose imprecise e vorrei fare alcune precisazioni chiarendo dei particolari".

"La notte tra il 5 e il 6 novembre sono stato per lungo tempo in Questura. Più volte ho chiesto e fatto presente alla polizia che volevo contattare mio padre. Volevo parlarci in qualsiasi modo, ma loro me lo hanno negato".

Sollecito ha anche spiegato che gli è stato negato di chiamare un avvocato. "Quando sono stato portato in carcere sono stato messo in una cella e non ho potuto parlare con nessuno fino a quando non sono comparso davanti al gip Matteini". E ancora, durante il primo interrogatorio: "Mi hanno tenuto di fatto a piedi nudi per tutta la notte fino al mattino successivo. Mi hanno lasciato scalzo senza spiegarmi il motivo...".

Sollecito, infine, ha detto di aver utilizzato cannabis solo quando aveva 18 anni per "fare un esperimento" e di averlo ripetuto saltuariamente negli anni successivi: "Mi sono reso conto dell'errore fatto all'epoca... Lascio a voi le conclusioni".


Accuse alla polizia da Amanda e Raffaele

PERUGIA - Lanciano accuse alla polizia Amanda Knox e Raffaele Sollecito nella loro dichiarazione spontanea avvenuta oggi durante il processo per l'uccisione della studentessa inglese Meredith Kercher. I due si riferiscono ai momenti vissuti subito dopo il loro fermo. "Sono stata trattata come una persona solo dopo avere fatto dichiarazioni - ha specificato la Knox". "Ho chiesto di chiamare mio padre e un avvocato - ha affermato Sollecito - ma non mi è stato permesso". (Agr)

Meredith/ Seattle si schiera con Amanda, "troppe bugie su di lei"
The Observer nella città di Knox: "non supervamp, ragazza dolce"


Roma, 1 mar. (Apcom) - Chi è Amanda Knox, imputata a Perugia nel processo per l'omicidio di Meredith Kercher? Di certo, secondo i suoi concittadini, non la ragazzetta supersexy e cinica che emerge dai ritratti dei giornali italiani e di quelli inglesi. Il domenicale The Observer è andato a Seattle, città natale della americana che condivideva a Perugia l'appartamento con l'inglese Kercher, ritrovata in casa con la gola tagliata.

Il caso, suggerisce The Observer, riceve una attenzione mediatica straordinaria perché Amanda è molto carina (assai meno si parla del coimputato Raffaele Sollecito) e perché è diventata il simbolo dei giovani stranieri che in Italia col pretesto di studiare passano un anno di gioia fra feste, droga e sesso.

Capofila degli sforzi pro-Amanda a Seattle è Anne Bremner, ex procuratore distrettuale, secondo cui "cambiare la percezione che si ha di lei è come far virare una petroliera: un processo lento, lungo e laborioso".

Aiutato da Bremner, il gruppo "Friends of Amanda" ha messo assieme siti web, tenuto riunioni di finanziamento e contattato giornalisti per dare pubblicità alla sua verità sulla ragazza: una fanciulla dolce e un po' hippy precipitata in un incubo, accusata di un delitto che non solo non ha commesso ma per cui già è in carcere Rudy Guede, condannato a trent'anni. Tutto falso che la morte di Meredith sia stato il risultato di un'orgia con Guede, Sollecito e Knox. Tutto basato sulla confessione di Amanda che ha detto che era nella casa al momento della morte: confessione secondo loro (e lei) estorta dalla polizia.

"Vogliamo un processo giusto" dice Bremner; e con lei gli amici della famiglia borghese dove Amanda è cresciuta in un quartiere tranquillo. Così il website dei Friends of Amanda contiene foto, un kit per i media, le dichiarazioni del processo; ha avuto oltre 50mila contatti nelle ultime settimane. Inoltre il gruppo raccoglie finanziamenti per pagare le spese legali e le spese di viaggio alla famiglia, economicamente provatissima dalla vicenda. E ha attirato l'attenzione e il supporto di alcuni nomi di grido fra cui Paul Ciolino, un investigatore di Chicago, e Douglas Preston, autore di "The Monster of Florence", libro sul caso Pacciani.

Ciolino ha attaccato il procuratore Giuliano Mignini che perseguirebbe una "teoria della cospirazione vendicativa", tesi sostenuta sul West Seattle Herald in un articolo per cui Mignini ha minacciato querela. A seguire, un editoriale del Seattle Post-Intelligencer si è scagliato contro il procuratore italiano: "ha qualcosa da temere dalla stampa libera?"

L'articolo dell'Observer critica il tono dei media incentrato sul gossip e sulla figura di Amanda piuttosto che sulla vittima, Meredith Kercher della cui tragedia quasi non si parla più; ma critica anche le "eccentricità del sistema giudiziario italiano dove il processo si tiene solo due giorni a settimana e alla giuria è consentito andare a casa a leggere tutti i giornali che vogliono sull'omicidio".

Meredith/ Ispettore: "Amanda mi chiese carta e penna"
Sabato, 28 Febbraio 2009 - 12:32

"Amanda mi chiese carta e penna perché aveva intenzione di scrivere e mi disse:'voglio farti un regalo'". Ha ricordato cosi' oggi in aula, l'ispettorecapo, Rita Ficarra, in servizio presso la squadra mobile di Perugia, il momento in cui, la mattina del sei novembre 2007, dopo il fermo della Knox e le sue dichiarazioni che tirarono in ballo il musicista congolese Patrick Lumumba, la giovane studentessa di Seattle chiese di poter avere carta e penna per scrivere quello che e' poi stato definito il 'memoriale di Amanda'.

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