venerdì 27 marzo 2009

Don Caccia e sicurezza GPL: parlano gli esperti

L'opinione di Assagoliquid

In seguito alle notizie che si sono susseguite dopo l'incidente nel quale ha perso la vita don Silvano Caccia, parroco di Giussano (Milano), bruciato il 19 marzo sull'A4 Milano-Venezia all'interno della sua Fiat Punto alimentata a Gpl, l'Assogasliquidi (Associazione nazionale imprese gas petrolio liquefatti) ha voluto dire la propria sulla sicurezza di questo tipo di combustibile.

Ecco la lettera inviataci dall'ingegner Salvatore Piccolo. "Sono il responsabile del settore auto di Assogasliquidi, associazione di Federchimica/Confindustria che rappresenta il Gpl auto. Sono quindi di parte, ma allo stesso tempo un vero addetto ai lavori. Ho avuto il piacere di approfondire la materia della sicurezza del Gpl auto in vari ambiti. Sono il rappresentante dell'associazione europea del settore a Ginevra e a Bruxelles per le normative ambientali e di sicurezza degli autoveicoli a Gpl e ho partecipato al lungo lavoro che ha portato all'eliminazione del divieto di parcamento dei veicoli a Gpl di ultima generazione (vedi DM 22 novembre 2002). Con riferimento al recente incidente e al commento del vostro esperto, ho il dovere di fare qualche precisazione tecnica nel modo, spero, più semplice e chiaro possibile.

Innanzitutto, il fatto che il Gpl sia più pesante dell'aria, nel caso del recente incidente, come in altri, non costituisce una aggravante: in un luogo chiuso o poco arieggiato come un abitacolo di una autovettura, uno scantinato o un'autorimessa interrata anche un gas più leggero dell'aria può creare atmosfere esplosive che hanno alta probabilità di essere accese da eventuali fonti di ignizione (sigarette, luci, altre apparecchiature elettriche). Anzi, quando abbiamo esaminato le modalità di progettazione delle autorimesse in relazione alla possibilità di far parcheggiare i veicoli a Gpl, abbiamo riscontrato un fatto, che ora mi sembra ovvio, ma che all'epoca non realizzai subito e di cui non tutti sono a conoscenza: i parcheggi sono dotati, per legge, di apparecchiature elettriche (prime tra tutte le illuminazioni) antideflagranti nella parte bassa, ma non nella parte alta in quanto progettate per ospitare essenzialmente veicoli a benzina, i cui vapori sono più pesanti dell'aria, come il Gpl.

Se quindi, in una autorimessa attuale, si accumula del metano in prossimità del soffitto (e molte tipologie di soffitti creano zone poco arieggiate), l'accensione di una luce o l'attivazione di un'altra eventuale apparecchiatura elettrica (condizionatori, aeratori) determina con alta probabilità l'accensione di tale atmosfera esplosiva. Sono temi che andrebbero approfonditi prima di esprimere giudizi, non tanto come semplici utenti, ma come sedicenti esperti, più o meno in buona fede. Le perdite di gas combustibili vanno evitate a prescindere che siano più pesanti o più leggere dell'aria. A tal proposito, faccio una riflessione più generale sulla sicurezza dei prodotti o vettori energetici: la sicurezza si basa sempre più sulle tecnologie associate all'uso di qualcosa di potenzialmente pericoloso, e sempre meno sul "pericolo" intrinseco della cosa stessa. Pensiamo quanti morti ha causato l'energia elettrica agli albori della sua diffusione. Pensiamo che, se non la pensassimo così, non avremmo dovuto neanche cominciare le ricerche per l'utilizzo dell'idrogeno nel settore dei trasporti.

La continua campagna di "demonizzazione" del Gpl, soprattutto posta in relazione alla sicurezza assoluta del metano, ha avuto un ruolo determinante nel caso di Roma di via Ventotene nel 2001 dove morirono quattro donne e quattro vigili del fuoco. I tecnici della società di distribuzione del metano recatisi più volte sul posto attribuirono la colpa ad un veicolo a Gpl parcheggiato in zona, quando poi – vedi il condizionamento di tutti, esperti e non – la puzza di gas si sentiva anche ai piani superiori. Ma insomma, questo Gpl è più pesante o più leggero dell'aria?"

La replica di "Quattroruote".
Che in una vettura occorra evitare le perdite di carburante, qualunque esso sia (benzina, gasolio, metano o Gpl), risulta ben evidente a tutti. Resta il fatto che, per quanto è stato possibile vedere nelle immagini degli incendi della VW Passat di Parma e della Punto di don Silvano Caccia, si ha l'impressione che le fiamme siano partite dal pavimento delle vetture. Sempre dalle testimonianze raccolte, in entrambe le disgrazie non si è verificata un'esplosione di vapori nella parte alta dell'abitacolo (né tanto meno del serbatoio del Gpl esposto alle fiamme, merito questo del funzionamento delle valvole di sicurezza rese obbligatorie dal 2001).

Come è stato da noi sempre ribadito in occasione d'incidenti come questi, non si può mettere in discussione la sicurezza dell'intera categoria delle auto a Gpl a seguito di sporadici incidenti. Sarebbe come mettere genericamente in discussione la sicurezza del volo immediatamente dopo una sciagura aerea. Riteniamo, tuttavia, che gli automobilisti avrebbero il diritto di ricevere da esperti quali l'ingegner Salvatore Piccolo delle ipotesi ragionevolmente plausibili su quanto sia potuto accadere (ferma restando la necessità di attendere gli esiti delle due inchieste in corso) piuttosto che ascoltare prese di posizione piccate e di parte.

Per esempio, sarebbe molto interessante sapere come mai gli esperti - non crediamo sedicenti - mantengano il divieto di parcheggio per le auto a Gpl ai piani più bassi delle autorimesse interrate, mentre non hanno mai imposto tali limitazioni per le auto a benzina, a dispetto del fatto che pure i vapori della benzina siano più pesanti dell'aria.
(E.B.)

Nessun commento:

VIAGGI

Partenza:
Camere:
Adulti:
Ritorno: