sabato 28 marzo 2009

Omicidio Meredith, Sollecito contesta teste: non conosco Rudy



Raffaele Sollecito, uno degli imputati nel processo per l'omicidio della studentessa britannica Meredith Kercher, ha contestato oggi la deposizione di un testimone che sostiene di averlo visto due sere prima del delitto assieme alla vittima, all'altra imputata Amanda Knox e a una terza persona, identificata come Rudy Guede già condannato nel caso a 30 anni di carcere.

"Gioffredi non può avermi visto con Rudy perché, ribadisco, io Rudy non lo conosco, non l'ho mai incontrato in vita mia", ha detto Sollecito davanti ai giudici della Corte d'Assise oggi a Perugia.

Rispondendo ai giudici che gli chiedevano di descrivere come fossero vestiti quella notte i quattro ragazzi, Gioffredi ha detto: "Ricordo che Amanda aveva un cappotto lungo e rosso".

"Non ho mai visto Amanda con un cappotto lungo e rosso", ha replicato Sollecito.

"Io quel giorno ero altrove e verrà dimostrato dai documenti che di seguito fornirà la mia difesa", ha puntualizzato Sollecito.

Nel corso della prossima udienza -- che si terrà venerdì -- saranno ascoltati i tecnici che hanno eseguito l'autopsia sul corpo di Meredith mentre il giorno dopo -- sabato prossimo -- sarà la volta di Rudy e Lumumba.

Il processo vede imputati l'americana Knox e Sollecito, studenti e fidanzati all'epoca della morte di Meredith, che devono rispondere di omicidio, violenza sessuale, simulazione di reato, furto. Knox verrà processata anche per avere calunniato Patrick Lumumba, un congolese arrestato subito dopo l'omicidio e poi rilasciato, quando gli investigatori hanno appurato che era estraneo ai fatti.

A ottobre, nel corso dell'udienza preliminare, Knox e Sollecito hanno ribadito di essere innocenti. La giovane americana ha anche detto di aver subito pressioni dalla polizia per confessare.

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