mercoledì 6 febbraio 2008

Torre: «Se sono qui è perché qualcosa non mi convince»

Il consulente della difesa

Di buona mattina si è piazzato nell'atrio del Tribunale di Como, in attesa di un cenno dall'aula. Carlo Torre, noto medico legale nonché consulente della difesa, ha fatto così il suo ingresso nel processo per la strage di Erba. Il professore dell'Università di Torino, assistito da Valentina Vasino, è diventato celebre per aver studiato - su richiesta della difesa - il sangue sul pigiama e gli zoccoli di Annamaria Franzoni nel delitto di Cogne, salvo poi abbandonare il caso per divergenze con l'avvocato Carlo Taormina. Ma Torre è stato medico legale di casi importanti come quello di Ilaria Alpi (giornalista Rai morta in Somalia) e Marta Russo, la studentessa uccisa all'Università La Sapienza di Roma. Il pubblico ministero Massimo Astori - e con lui le parti civili - si sono però opposti alla sua presenza in aula, in quanto Torri è già inserito nella lista dei testimoni della difesa, tanto da chiedere una camera di consiglio per sciogliere la questione. Nell'attesa, il professore ha scambiato due parole con i presenti, partendo dalla sua presenza sul Lario: «Se sono qui è perché evidentemente qualcosa non mi convince». Tra i temi anche le ormai famose ecchimosi sul corpo di Youssef. «È difficile stabilire di chi sia la mano. Segni di questo tipo possono essere lasciati da chiunque. Un conto è se c'è un tratto distintivo, come un'unghia lunga. In assenza di ciò, risulta quasi impossibile identificare chi possa aver lasciato il segno sul corpo». «Comunque - prosegue Torre - devo ancora formare una mia opinione ben precisa. Fino ad ora più che scrivere ho parlato con gli avvocati della difesa, redigendo una piccola relazione ma con considerazioni molto marginali. Proprio per questo mi piacerebbe sentire ciò che dice il medico legale».Il tempo di finire la frase è arriva il primo sì dall'inizio del processo rivolto dalla Corte d'Assise alla difesa. Il professor Torre può entrare in aula al fianco della difesa per ascoltare la testimonianza di Scola. L'ultima opinione è sul delitto di Erba. «Non si può fare una classifica tra questo e altri delitti, come ad esempio quello di Cogne. Quando si uccide una persona si è sempre efferati. In questo caso, a far la differenza, più che la qualità, è la quantità. È il numero a impressionare ».All'uscita dall'udienza, le parole sono invece poche e misurate. «Avete sentito tutti cosa ha detto il professor Scola - commenta scappando dalle telecamere e dai microfoni - Io non ho nulla da aggiungere». Del resto, forse, ciò che aveva da dire, i suoi dubbi, erano già condensati nelle domande fatte dagli avvocati nel controinterrogatorio.
Corriere di Como 5 febbraio 2008 Mauro Peverelli

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