lunedì 18 febbraio 2008

L'EX DIFENSORE: "CONTRO I ROMANO UNA VALANGA PROVE"

"Se fossi stato ancora io il loro difensore avrei fatto ricorso al rito abbreviato. Contro i miei assistiti, oltre alle confessioni vi era una valanga di indizi e prove. Per questo avrei puntato su una perizia psichiatrica tentando di far cadere l'aggravante della premeditazione". A sostenerlo e' l'avvocato Pietro Troiano di Capiago Intimiano (Como), primo difensore di Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi, a processo davanti ai giudici popolari e togati della Corte d'Assise di Como per la strage di Erba. Troiano in giugno si vide revocare "inspiegabilmente" il mandato, prima da Olindo e poi da Rosetta. "Fino a quel momento ho sempre condotto una difesa basata su persone reo confesse. E' vero che all'epoca vi erano ancora elementi, dettagli, da chiarire ma gia' il quadro probatorio contro di loro era pesante. Non avrei mai affrontato un processo pubblico, mi sarei fermato all'udienza preliminare sperando di 'rosicchiare' qualcosa a favore". L'abbattimento, ad esempio, dell'aggravante della premeditazione: "Quando confessarono dissero di non aver progettato quel massacro ma che loro vera intenzione era solo di dare una 'bella lezione' a Raffaella Castagna. La nuova difesa, invece, ha optato per il rinvio a giudizio. Vedremo come andra' a finire. Sbaglia, pero', quando contesta i primi interrogatori: posso assicurare che tutto si svolse nel totale rispetto del codice di procedura. Quelle confessioni non furono estorte. Ci sono state critiche verso la linea difensiva che avevo adottato - prosegue l'avvocato Troiano -. Mi sento con la coscienza a posto, di chi ha svolto il suo lavoro con scrupolo: un difensore legge le carte, gli atti d'inchiesta e agisce di conseguenza cercando di garantire la miglior difesa possibile per il suo assistito". L'unico appunto che solleva l'ex difensore dei coniugi Romano e' il veto che gli fu posto di incontrare i suoi assistiti subito dopo l'arresto: "Non lo condivido". Il legale ricorda l'interrogatorio del 10 gennaio, due giorni dopo il fermo di Olindo e Rosetta: "A detta dell'attuale difesa si sostiene che vi fu una sorta di confessione estorta psicologicamente. A parte che va dimostrato, ricordo che quell'interrogatorio fu certamente particolare perche' c'erano quattro magistrati e un solo difensore. Ma da un punto di vista procedurale, nulla da eccepire". Infine Troiano tiene a precisare un ultimo punto: "Non ho mai consigliato o fatto pressioni ai due indagati affinche' confessassero. Anzi: nei primissimi due giorni ero convinto della loro innocenza. Fino a quel momento anche a me avevano negato ogni responsabilita'. Poi il 10 gennaio mentre sono a Monza per un processo ricevo una telefonata e mi sento dire che vogliono confessare. Ogni decisione iniziale e' stata tutta loro e non mi risulta neppure che a ognuno sia stato fatto leggere il verbale d'interrogatorio dell'altro affinche' potesse dire le stesse cose per far coincidere le versioni a piacimento dell'accusa". (AGI) - Como, 16 febbraio -

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