sabato 23 febbraio 2008

Erba, Il presidente e la “sceneggiata”:scontro tra le parti

di Mauro Peverelli

L'avvocato Enzo Pacia, il principe del Foro, colui che scendendo in campo al fianco di Rosa e Olindo ha scosso anche i muri del palazzo di giustizia, si alza e prende la parola in apertura di udienza. «Avevo anticipato che noi della difesa, ben consapevoli dell'esistenza di un'ondata accusatoria nei confronti degli imputati, confidavamo sulla vostra serenità - dice con voce calma ma ferma, rivolto alla Corte d'Assise - Oggi però comincio ad essere turbato». Inizia così, con un colpo a sorpresa, una delle giornate più vivaci e drammatiche del processo per la strage di Erba. Un intervento breve ma pungente, in cui l'avvocato richiama l'articolo 45 del Codice di procedura penale lasciando intendere la volontà di rimettere il processo ad altro giudice per «gravi situazioni locali» tali da turbarne lo svolgimento. La spiegazione è uno schiaffo agli avvocati di parte civile, ed in particolare a Roberto Tropenscovino, legale di Azouz Marzouk, il quale nei giorni scorsi aveva dichiarato che il processo si sarebbe concluso il 26 febbraio con la deposizione del supertestimone Mario Frigerio.«Nessuno può ignorare come vengano pronunciate sentenze anticipate da parte di avvocati che rappresentano l'accusa - ribadisce Pacia - Hanno già anticipato una sentenza che soltanto voi della Corte potete pronunciare. Dovrebbero intervenire le Camere penali e anche l'Ordine degli avvocati». La chiosa è un avvertimento: «Presidente - dice rivolto ad Alessandro Bianchi - ancora una volta dimentico che potrebbero esserci tutte le situazioni dell'articolo 45 e dò a voi la fiducia, ma chiedo che si intervenga perché si finisca di processare i nostri assistiti fuori dall'aula. In caso contrario preannuncio istanza di remissione». La miccia è accesa. Tropenscovino, seduto solo qualche banco più indietro, ribatte: «Questo è un attacco personale e sconsiderato». «Sconsiderato sarai tu», è la replica. Gli animi si infervorano e Bianchi, scocciato, si alza e sospende la seduta: «Riprenderemo quando avrete finito con questa sceneggiata». L'eco del battibecco si trascina fuori dalla Corte d'Assise, sui pochi metri che conducono al bar del Tribunale. Selve di microfoni e telecamere circondano i protagonisti. «Nessuno andrà a Milano - commenta poi lo stesso Pacia - Noi vogliamo fare il processo a Como, ma abbiamo anche voluto mettere dei paletti. Che lascino testimoniare Mario Frigerio senza aggiungere ulteriori tensioni». «Sia chiaro - conclude l'avvocato rivolto ai giornalisti che lo circondano - che non mi riferivo al vostro diritto di cronaca, anche perché sono io che vi ho voluto». Per nulla scosso dallo scontro è il bersaglio della difesa, ovvero Tropenscovino. «È una provocazione a cui non rispondo - dice - Se la difesa è nervosa è un suo problema. Io e miei colleghi abbiamo solo risposto a domande che ci venivano poste e anche da un profilo deontologico crediamo di essere stati ineccepibili».Quando l'udienza riprende la tempesta è alle spalle. Con il presidente Bianchi a timonare una nave che procede senza scossoni, ma nemmeno spedita, tra domande contestate dalle parti («Va bene avvocato, ma lei risponda pure», liquida Bianchi) e altre spesso ripetute. «Sarà anche che questo è stato definito il processo del secolo - sdrammatizza il presidente - ma non vorrei che si riferissero alla durata». Accusa e difesa sono avvisate.

Corriere di Como 23 febbraio 2008

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