2008-02-11 20:11
STRAGE DI ERBA, "TERRORIZZAVANO RAFFAELLA"
dell'inviato Stefano RottigniCOMO - Di Olindo Romano e Rosa Bazzi, alcuni amici di Raffaella Castagna, alcuni vicini di casa oltre che il legale che assisté la donna in tre procedimenti penali contro di loro, tracciano un ritratto impietoso: aggressivi, paranoici, tanto da innervosirsi per rumori inesistenti, provenienti dall'appartamento dell'odiata famiglia Marzouk-Castagna. L'avvocato Claudio Ghislanzoni rappresentò Raffaella e Azouz in tre processi davanti al giudice di pace; due si conclusero con una rimessione di querela, il terzo è quello indicato dal pm Massimo Astori come elemento scatenante della furia della coppia. Era quello, ancora in corso, la cui prima udienza era prevista il 13 dicembre 2006, due giorni dopo la strage, relativo a un'aggressione, subita dalla moglie di Azouz il 31 gennaio 2005. Raffaella, gettata a terra, subì alcune lesioni. A Ghislanzoni la donna aveva parlato di "particolare aggressività" dei coniugi verso di lei e verso i suoi genitori. "Gli episodi - ha raccontato il legale - furono molti di più di quelli oggetto di querela. La signora Castagna non riusciva a capire la ragione di tanto accanimento". Un accanimento confermato da un amico di Raffaella, Luca Ferrari, che ebbe la sventura di trovarsi in casa della donna il 25 agosto 2001. "Arrivò un vaso di fiori sul terrazzino, lanciato da sotto - ha raccontato Ferrari -. E poi sentimmo due persone che ci insultavano e minacciavano in tutti i modi. Ci siamo spaventati veramente e siamo scesi solo quando arrivarono i carabinieri". Ferrari ha parlato di una Raffaella "terrorizzata" dai due. E non è stata tenera con Rosa e Olindo nemmeno l'ex vicina Emma Carangelo, che nella corte di via Diaz, resistette un anno scarso e poi se ne andò perché "l'appartamento era umido e non volevo più stare lì. Non potevamo nemmeno aprire le finestre, perché la Rosy mi diceva sempre le parolacce. Con me si è sempre comportata male". Poi altri testi hanno fornito un'immagine inquietante della coppia: una vigilessa di Erba che intervenne durante una lite tra i Romano, Raffaella e sua madre, nella primavera del 2003. "Quando arrivò Carlo Castagna (padre di Raffaella, ndr), il signor Olindo gli si avvicinò minaccioso, con fare violento, e noi dovemmo trattenerlo. Poi un altro vigile di Canzo che intervenne il 3 gennaio del 2006 alla stazione di Canzo-Asso, avverito dai carabinieri perché Olindo e Rosa, a bordo della loro auto, avevano pedinato Raffaella che in treno andava al lavoro. "Perché ci controllate? Voi sapete chi state difendendo? Vi ho visto parlare con quella là - disse Rosa una volta scesa dalla Seat Arosa -. Suo marito ha minacciato il mio con un coltello". L'avete denunciato? "No, adesso è in galera", rispose sempre Rosa con fare alterato, mentre Olindo le consigliava di stare zitta. I marescialli Carlo Fadda e Corrado Cappelletti hanno riferito delle indagini, il primo sulla macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata sull' auto dei Romano, il secondo, che fece i rilevi dattiloscopici, ha descritto quanto accaduto nel carcere del Bassone, prima che Olindo decidesse di confessare. Alla domanda se volesse liberarsi la coscienza, rispose: "Sì, sono stato io". Il magistrato arrivò dopo circa tre ore e, nel frattempo, l'imputato raccontò come si erano svolte le cose, parlando di una spranga e due coltelli con cui fu compiuta la strage. Una confessione comunque inutilizzabile per l'assenza di un magistrato e di un difensore. Il processo riprende il 18 febbraio quando sarà sentito, tra gli altri, il luogotenente Luciano Gallorini, comandante della stazione di Erba, che per primo indirizzò le indagini verso Olindo e Rosa. (Ansa)
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