venerdì 29 febbraio 2008

"Processo Erba: "Confessare? Noi non abbiamo ucciso nessuno. Stiamo scherzando?"

GIGI DI FIORE Per il momento, di rispondere alle domande del pm Massimo Astori non se ne parla. Olindo Romano, consigliato dai suoi avvocati, evita l’interrogatorio. E si ripresenta davanti alla corte d’Assise di Como solo per una seconda deposizione spontanea. Piange Rosa Bazzi, chiusa in una insospettata fragilità che le impedisce di fare dichiarazioni. Piange, stretta tra rimorsi tardivi e sensazioni di vuoto, mentre il marito ripropone la versione della confessione in qualche modo indotta dalle pressioni dei carabinieri. Sembrava il più debole, Olindo, succube di una donnina istigatrice e salda. Invece, finora, è apparso il più fermo nel presentarsi per due volte dinanzi alla corte. Lo fa anche alla nona udienza, «Cosa dobbiamo confessare? Noi non abbiamo ucciso nessuno, stiamo scherzando?», dice al microfono. Ricorda il 10 gennaio 2007, data delle ammissioni al pm. Lo definisce «il giorno più brutto della mia vita» e aggiunge: «Ci dissero che ci aspettava l’ergastolo, che ci avrebbero separati per sempre. Non potevo sopportare di non vedere più mia moglie, ho solo lei nella mia vita. Mi dissero, se fai il pentito, tra 5 anni sarai fuori. Per noi fu una legnata morale». Una ricostruzione non nuova. Accenna al filmato del criminologo Massimo Picozzi, consulente del primo difensore, registrato nel febbraio 2007: «Abbiamo rimarcato la confessione, chiamiamola falsa, perchè dovevamo sostenere la tesi dei pentiti. In cuor mio speravo che Picozzi capisse, invece non capì nulla. Siamo andati avanti, nel disprezzo che avevano per noi. Ci trattavano come bestie». Un racconto senza contraddittorio, con un elemento smentito dalle indagini. Olindo racconta la giornata dell’11 dicembre 2006, ripete l’alibi dell’uscita a Como a mangiare il panino da Mc Donalds. E spiega che la loro lavatrice era in funzione come tutte le sere, per risparmiare. Ma l’analisi dei consumi di energia elettrica in casa Romano lo smentisce. Olindo Romano trova anche il coraggio di fornire la sua versione sull’incontro con Carlo Castagna, la notte della strage. Aveva detto il padre di Raffaella: «Incrociai il suo sguardo, mi sembrava addolorato». Dice Olindo: «Vedo il signor Castagna, stava male, un uomo distrutto. Incrociamo gli sguardi e mi vengono in mente le liti, le banalità. Volevo andare a chiedergli scusa, ma non ce l’ho fatta». Ogni imputato ha il diritto di mentire, ma Carlo Castagna scuote la testa e commenta: «Disgustoso». La ritrattazione a ottobre? «Ci riprendemmo la dignità», spiega il netturbino di Erba. Poi, partono la registrazione del primo interrogatorio degli imputati l’8 gennaio 2007. Lunedì, il bis con l’audio della confessione del 10 gennaio. Sempre che Rosa Bazzi non accetti di farsi interrogare. Ipotesi improbabile: un crollo psicologico di Rosi dinanzi al pm renderebbe inutile i testi della difesa. Gli avvocati lo sanno bene.
Il Mattino 29 febbraio 2008

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