venerdì 29 febbraio 2008

Le scuse di Gravina a Ciccio e Tore:" Non siamo riusciti a salvarvi"

Il giallo della perlustrazione all´edificio

Lello Parise
I proprietari: "Nessuno ci ha chiesto di ispezionare il palazzo"
Il questore: abbiamo ispezionato la casa per tre volte
Speranza: i bambini non andavano a giocare in quel posto


GRAVINA - Il "giallo della perlustrazione" colora con una luce tutt´altro che rassicurante la tragedia di Ciccio e Tore. Due fratellini, feriti, intrappolati in fondo alla cisterna all´interno di un edificio abbandonato nel centro della città, e nessuno che decida di perquisirlo prima di tutti quanti gli altri cunicoli o gravine o grotte. L´idea che i bambini potessero essere salvati è tanto insistente quanto raccapricciante visto come finisce questa storia.Gli abitanti di via Consolazione - Giovanni Consolazione, un pittore di queste parti - appiccicano al muro del palazzo maledetto un manifesto per implorare il perdono di Ciccio e Tore: «Scusateci se non siamo riusciti a sentirvi in quei momenti in cui sicuramente avete chiesto aiuto». Non li avrebbero sentiti neppure i soccorritori giacché, come aveva fatto sapere qualche giorno fa il questore Enzo Speranza, c´era stata la perquisizione della residenza nobiliare, ma non anche del pozzo dove poi quasi due anni più tardi avrebbero scoperto, ormai mummificati, i figli di Filippo Pappalardi. Ma in queste ore, dolorose e insieme cariche di rabbia, la voce del capofila della cordata di padroni dell´immobile finito nel tritacarne mediatico, allunga ombre non proprio tranquillizzanti. Dice Serafino Di Palma, della società Edilarco, un´impresa edile: «No, nessuno ha mai domandato a noi proprietari così come dovrebbe accadere in casi del genere, di essere autorizzato perché fossero effettuate ricerche all´interno dello stabile di via Consolazione». Né nessuno dei residenti in questa strada, sembra che abbia mai visto qualsiasi tipo di uomo in divisa aggirarsi nelle sterpaglie. Insiste Gino Dinicolamaria, commercialista, lo studio che confina col rudere: «No, nessuno. Almeno dal lunedì al venerdì di ogni settimana: i giorni in cui il mio studio, appunto, è aperto. Però, quando quattro giorni fa mi sono ritrovato a parlare per un´ora col piccolo Michele nell´attesa che arrivassero i pompieri e lo tirassero su, ho notato una freccia rossa, quella dipinta da chi aveva già esplorato l´area».Dubbi e malumori si accavallano. Il questore Speranza non ha incertezze. Sostiene che «la casa di via Consolazione è stata ispezionata tre volte, tra giugno e agosto del 2006». Punta l´indice contro quella che chiama «la disinformazione». «Ho sentito in tivù la testimonianza di qualcuno che sostiene la circostanza secondo cui Ciccio e Tore andavano spesso a giocare in quella casa. E´ falso. I bambini frequentavano più o meno abitualmente un altro posto abbandonato: quello alla salita San Michele». E´ seccato, Speranza, ma non rinuncia ad un´ironia amara: «Sarà pure vero che qualcuno di noi sia entrato senza ottenere prima il via libera dai proprietari, ma non bisogna dimenticare che quello è un porto di mare. Spiegatemi una cosa: il ragazzo caduto lunedì scorso, aveva il permesso in tasca per intrufolarsi là dentro?». Speranza aggiunge: «Nelle mappe in nostro possesso, inoltre, non c´era traccia dell´esistenza di quella cisterna». E conclude, per metà orgoglioso e per metà pignolo: «Credeteci, abbiamo fatto le cose con cura».
(Espresso Local 29 febbraio 2008)

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