I ricercatori universitari che hanno interpretato il testo ritengono che due ulteriori misteriose chiavi debbano ancora essere decrittate
I segni fanno riferimento anche a persone toccate dalla strage e ad altre che ne sono estranee
Titolo, Libro dei morti. Sottotitolo, La vendetta ha la memoria lunga' E una lista di nomi, tutti crittografati. Eccolo il capitolo più cupo del 'Codice Olindo', fino a oggi un'oscura sequenza di simboli e segni contenuti nella Bibbia dell'ex netturbino di Erba accusato, insieme alla moglie, della strage di via Diaz. Il mistero potrebbe essere stato svelato, almeno in una delle sue chiavi. Le tracce che all'occhio profano appaiono come scarabocchi messi in sequenza, avrebbero assunto un ordine, una possibile fisionomia. Nessun misticismo, niente astrazione ma un freddo elenco di nomi, alcuni tronchi, altri completi, accompagnato da disegni di croci e ossa incrociate. «C. Carlo» (possibile richiamo a Carlo Castagna), «M. Gallorini e sbirri collaborat (ori)» (Luciano Gallorini, comandante dei carabinieri di Erba, è stato il primo a sospettare dei vicini di casa), «Ghioni ex sin(daco)», «ass(istente) sociale», «Frigernio (con evidente assonanza al cognome Frigerio, unico sopravvissuto alla mattanza)». E i nomi continuano, sempre con una croce di fianco. Sono tanti, alcuni di persone che con la strage non c'entrano e devono la loro presenza, forse, a una qualche forma di conoscenza con i coniugi Romano. Non manca nemmeno una svastica, disegnata al contrario rispetto a quella nazista. C'e anche il nome Mal'ak, indicato nell'antico testamento come messaggero di Dio. Ma il Libro dei Morti («libbro» nel testo) si perde in un dedalo linguistico. «Finibus terrae», in latino «la fine del mondo». «Requiem», la messa per i morti. «Insciallah», in arabo, «se Dio vuole». Prima del crittogramma, in corsivo, anche parole in sequenza «Onore, Orgoglio, fedeltà, fede. Si paga col sangue». «Destino». E poi, in codice, la lista di Olindo. Elencati molti degli attori involontari sulla scena di via Diaz. Non c'è niente di romanzesco, tutto è reale. Enigmistica da cella o poco più. Croci e nomi, molto simili, peraltro, ai tradizionali cifrari dei detenuti. «Anche gli altri del pab (pub, plausibilmente) tutti», scrive ancora Olindo. E l'elenco continua. «Massimo Astori», il pubblico ministero titolare dell'inchiesta. Per lui oltre alla croce anche un numero, l'uno. Primo di cosa' Di un elenco che al numero due porta il nome del pm «Antonio Nalesso», al terzo un altro magistrato, «Dott. Mariano Fadda», pubblico ministero che ha condotto le indagini con Astori. E ancora, al quarto, «Dott. Simone Pizzotti», il primo a giungere sul posto con il capo della Procura, Alessandro Maria Lodolini. C'è il giudice delle indagini preliminari, Nicoletta Cremona, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare per Olindo e Rosa. Rosy, già. Il codice parla anche a lei. «Il vento mi dice il tuo dolore amore n ti amo aquila con un bocciolo di rosa nel becco ti amo amore mio più che hai (probabilmente la parola è 'mai')». E continua tra passaggi in chiaro e crittografati. «Ciao amore mia Angela (secondo nome di Rosa) sei la mia gioia di vita». Il 2 settembre del 2007 Olindo scrive, senza usare il codice, «Che prove hanno contro di noi' Frigerio chi ha visto realmente se ha visto qualcosa». E in fondo alla pagina ancora simboli e un augurio come macabro auspicio: «Amore quando verrà la nostra fine saremo insieme abbracciati». Altra pagina. Poche righe, ancora criptate: «Questi mesi di isolamento e di sofferenza li pagheranno». Chi dovrebbe pagare' La risposta, forse, nelle due righe sottostanti, scritte in quello che appare come un secondo codice ancora non decifrato.Domenica 30 settembre 2007. «Oggi è una bella giornata di sole - raccontano i segni - mi sto annoiando non so cosa fare penso a te Rosa ti amo». Immagini sacre appaiono fra le pagine con foto ritagliate da giornali, citazioni da film, passaggi di ispirazione religiosa, appunti sugli incontri con avvocati, psicologi e inquirenti. «Moriremo sul sentiero insieme», scrive Olindo. La possibile soluzione al codice, nessuno infatti esclude che vi siano chiavi alternative, è arrivata da tre ricercatori universitari. Andrea Rizzi, fisico, Gregorio Guidi e Roberto Frigerio, matematici. «È un codice decisamente rudimentale - spiegano - in cui simboli e lettere dell'alfabeto sono in corrispondenza uno a uno». Vale a dire che per ogni lettera c'è un simbolo associato e viceversa. «Inoltre si trattava di una 'chiave' (cioè la corrispondenza lettere-simboli, ndr) fissa. In codifiche più complicate viene cambiata con un certo criterio rendendo più difficile la decrittazione». Il lavoro è stato banale. «Codici di questo tipo sono deboli - continuano - una semplice analisi statistica di quante volte un simbolo compare sono un buon indizio per capire che lettera possa essergli associata».
Corriere di Como 9 febbraio 2008 Davide Cantoni
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