Il processo riprenderà il 18 febbraio
Milano, 11 feb. (Apcom) - "Sì, sono stato io, fatemi parlare con il magistrato". Così Olindo Romano, imputato insieme alla moglie Rosa Bazzi per la strage di Erba dell'11 dicembre 2006, rispose nel carcere comasco del Bassone ai carabinieri che gli chiedevano se si volesse "liberare la coscienza". Lo ha dichiarato oggi pomeriggio al processo il maresciallo Corrado Cappelletti che raccolse la confessione dell'imputato la mattina del 10 gennaio scorso, in attesa che arrivasse il magistrato per l'interrogatorio. Romano raccontò ai militari (che erano lì per effettuare il rilievo delle impronte digitali) che per la strage furono usati due coltelli e una spranga.
Oggi pomeriggio nel corso della quinta udienza del processo in corso al tribunale di Como, ha fatto la sua deposizione anche il carabiniere che effettuò i rilievi sulla autovettura dei Romano trovando la macchia di sangue che risultò poi essere quella di Valeria Cherubini, la vicina di casa che fu una delle quattro vittime del massacro. Prima di lui, davanti alla Corte presieduta dal giudice Alessandro Bianchi, erano sfilati altri due carabinieri che erano intervenuti il 3 aprile 2005 per sedare una lite tra la famiglia Castagna e i coniugi Romano e il 3 gennaio 2006 avevano bloccato i coniugi Romano che avevano seguito in auto Raffaella Castagna dalla stazione di Erba a quella di Canzo.
Nel complesso nell'udienza di oggi sono sfilati 12 testimoni e il processo è stato aggiornato al 18 febbraio. La difesa degli imputati ha ottenuto dal giudice la possibilità di verificare se i cittadini siriani vicini di casa delle vittime abbiano davvero potuto sentire dei rumori provenire dall'appartamento dei Castagna come da loro testimoniato nella precedente udienza.
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