Quattro le macchie trovate nella Seat di Olindo: furono scoperte il 26 dicembre con il luminol
Quattro macchie di sangue nell'auto di Olindo. E un tentativo, non riuscito completamente, di cancellare la traccia dell'orrendo delitto. La quinta udienza del processo per la strage di Erba celebrata ieri in Corte d'Assise a Como, ha portato alla luce qualche particolare tuttora inedito sul piano delle indagini condotte dalla Procura lariana prima dell'arresto di Rosa Bazzi e Olindo Romano, avvenuto l'8 gennaio 2007.Il più interessante è sicuramente il ritrovamento di ben quattro tracce ematiche (e non una, come sin qui detto e scritto) all'interno dell'abitacolo della Seat Arosa di proprietà dei coniugi Romano. Quattro impronte che la Scientifica del comando provinciale dei carabinieri di Como rilevò con il luminol due settimane dopo la strage, la sera di Santo Stefano del 2006.Quel giorno, Rosa e Olindo, ormai indagati formalmente per l'omicidio di Raffaella Castagna, Paola Galli, Valeria Cherubini e del piccolo Youssef Marzouk, erano stati invitati dai carabinieri a 'ripetere' il loro alibi, l'ormai notissima gita a Como per un panino al McDonald's.Subito dopo, nel garage della caserma di via Borgovico, i tecnici dell'Arma - alla presenza dello stesso Olindo Romano - scandagliarono l'auto prima con una lampada a intensità variabile, la cosiddetta crimescope, poi con il luminol. Il primo esame risultò negativo, non così il secondo, ha detto in aula Carlo Fadda, il militare che materialmente compì i rilievi con la sostanza chemioluminescente. «L'esito fu positivo nella maniglia del sedile del conducente, nella parte destra del sedile passeggero, all'altezza del diffusore radiofonico dello sportello sinistro e sul battitacco del lato guida». Quest'ultima impronta sarebbe quella rimasta impressa in modo significativo sul tampone usato da Fadda e poi 'decifrata' dagli specialisti del Ris di Parma come «compatibile» con il Dna di Valeria Cherubini (e, in parte, con il Dna di un'altra vittima, Raffaella Castagna). Il fatto che le macchie di sangue siano emerse con il luminol e non attraverso il crimescope lascia intendere, questa almeno è la tesi della Procura, che l'auto fu lavata dai coniugi Romano per cancellare ogni segno potenzialmente in grado di far risalire agli autori della strage.la lunga storia delle litiLa sfilata di testimoni dell'accusa è servita ieri anche a ricostruire più nel dettaglio il clima di fortissima tensione che si viveva nella corte di via Diaz e in particolare dalle parti della 'casa del ghiaccio', la palazzina (una volta fabbrica appunto di ghiaccio) in cui vivevano Raffaella Castagna e i coniugi Frigerio.Il primo a deporre in mattinata è stato Claudio Ghislanzoni, avvocato di Raffaella, che ha raccontato come gli screzi, le liti e le denunce penali tra i coniugi Romano e la sua assistita datassero da molto tempo. Almeno tre i procedimenti penali aperti tra il 2005 e il 2006, due a carico dei Romano e uno contro la giovane Castagna. L'ultimo di questi processi, relativo a una lite furibonda accaduta la notte di San Silvestro del 2005, si sarebbe dovuto svolgere davanti al giudice di Pace di Erba il 13 dicembre 2006, due giorni dopo la strage. «Raffaella era intenzionata a rimettere la querela contro Olindo e Rosa - ha rivelato Ghislanzoni - si sarebbe limitata a chiedere un risarcimento di 3.500 euro, anche perché sosteneva di aver subìto una lesione alla spina dorsale, uno schiacciamento delle vertebre che le procurava molti fastidi».Rispetto alle precedenti occasioni, ha spiegato ancora Ghislanzoni, «il 31 dicembre 2005 Raffaella era stata fatta oggetto di percosse e non delle solite ingiurie. Dopo quei fatti mi chiamò a casa, cosa che non faceva mai. Era molto allarmata e mi riferì di essere stata seguita dai coniugi Romano. Era spaventata di questo comportamento, per cui la invitai a chiamare i carabinieri».Nell'udienza di ieri la Procura ha anche ricostruito un altro alterco molto duro tra vicini, risalente addirittura al 21 agosto 2001. All'epoca, secondo quanto testimoniato da molti amici di Raffaella, Olindo Romano e Rosa Bazzi lanciarono addirittura un vaso di fiori contro il balcone di Raffaella per interrompere una festa di compleanno. Anche in quel caso arrivarono nella corte di via Diaz i carabinieri.
Il Corriere di Como Dario Campione
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