(AGI) - Como, 28 feb. -
La dichiarazione spontanea dell'imputato arriva a raccontare il giorno dell'arresto: "Rosetta mi telefono' dicendomi che c'era una marea di giornalisti. Lei aveva gia' preparato il pranzo e allora sono rientrato da un altro ingresso, quello che da' su via Volta. Quando sono arrivato, i giornalisti mi hanno preso d'assalto. Avevano bloccato tutte le vie d'uscita, tanto che mia moglie e' stata aiutata dai carabinieri a rientrare in casa. Doveva andare da quella famiglia dove fa le pulizie". Ancora in lacrime Romano ringrazia cappellano, psicologa, gli attuali avvocati (Luisa Bordeaux di Lecco, Fabio Schembri di Milano e Enzo Pacia di Como), l'educatrice carceraria. Soprattuto ribadisce il suo alibi: "Quella sera siamo stati al McDonald's di Como. Quando tornammo a casa c'era folla ho viso il signor Castagna, era un uomo distrutto. Abbiamo incrociato lo sguardo, mi vennero in mente le liti, le banalita', perche' lo insultavo. Poi un vicino, che era stato nell'appartamento mi disse che la dentro era peggio di un film dell'orrore".
Prosegue la dichiarazione spontanea di Romano: "Siamo andati avanti a fare i pentiti perche' dovevamo essere credibili. Pensi - dice guardando prima la Corte, poi il Pm Massimo Astori - che disprezzo da parte di quella gente, degli agenti, non di tutti, verso noi che avevamo confessato di aver ucciso un bambino cosa che non avevano fatto". Spiega le sue sensazioni quando l'8 ottobre dello scorso anno, davanti al Gip Vittorio Anghileri, ha fatto la sua clamorosa ritrattazione: "Quando a ottobre ho dichiarato la mia innocenza - ho riacquisto la mia dignita' e abbiamo deciso di lottare per la liberta', per la verita' e basta. Quel che viene, viene. Tutto qua, ecco che cosa avevo da dire'' e cosi' finisce la sua dichiarazione spontanea iniziata alle 11.26 per concludersi giusto un'ora dopo. Poi rinuncia all'esame dell'imputato: "Non sono ancora pronto". Si alza e l'udienza viene sospesa per la pausa pranzo. Olindo, fra l'altro, riferisce che la sera del massacro, rientrando da Como, poco dopo aver saputo delle quattro vittime, aveva incrociato lo sguardo di Carlo Castagna che nell'eccidio dell'11 dicembre 2006 perse moglie, figlia e nipotino. "Quando tornammo a casa c'era folla ho visto il signor Castagna, era un uomo distrutto. Abbiamo incrociato lo sguardo, mi vennero in mente le liti, le banalita', perche' lo insultavo. Volevo chiedergli scusa per quelle discussioni. Non ebbi il coraggio di avvicinarmi a luDopo una breve pausa, su accordo delle parti, si e' proceduto con l'ascolto dell'interrogatorio cui fu sottoposta Rosetta il giorno del suo arresto. Oltre un'ora di registrazione che inizia con il Pm Astori che da lettura del verbale di interrogatorio come persona informata sui fatti reso ai carabinieri nei giorni precedenti l'arresto. In quel verbale sono contenuti i æveleni' che Rosetta riversa contro Raffaella Castagna, ma soprattutto contro Azouz Marzouk, marito di Raffaella, papa' di Youssuf. Vengono riportati quelli che lei ritiene essere æ'strani giri di tossicodipendenti iniziati quando "e' arrivato quello li' (Azouz, ndr)". Rievoca le frequenti liti che sarebbero avvenute fra i coniugi del piano di sopra. "Quando era in carcere le cose erano piu' tranquille, ma poi e' tornato l'inferno insieme alla sua scarcerazione". Poi si passa al racconto di cosa lei e il marito Olly avrebbero fatto il pomeriggio precedente la strage e nei giorni successivi. Un racconto del tutto simile a quello che fece l'ex netturbino per ricostruirsi l'alibi del McDonald's". Tuttavia questo particolare non lo racconto' all'epoca ai Pm Massimo Astori e Mariano Fadda l'otto gennaio dello scorso anno. Parla di tutto, ma non di quel presunto "incrocio di sguardi".
Rosa, mentre l'impianto audio diffonde quelle parole vecchie di oltre un anno, e' nella gabbia. Raggomitolata su se stessa. Indossa un maglioncino bianco. Le braccia incrociate e appoggiate alle ginocchia. Il mento poggiato sulle braccia. Il suo corpo dondola lievemente. Di tanto in tanto porta una mano alla testa. Solo un attimo, poi riabbassa il capo e riprende a ciondolare. Olindo e' li' accanto e ascolta con attenzione, la mano sul mento. Indossa un maglione in lana bianco latte con righe grigie. Probabilmente nella loro mente rivedono le immagini di quell'otto gennaio. L'audio in sottofondo offre il racconto di Rosetta. Alle orecchie piu' attente non sfugge la contraddizione del tabaccaio. Olindo disse che quella sera compero' le sigarette ad Albavilla, Rosa riferidsce di un altro luogo. Di una tabaccheria che si trova a Lipomo, in cima, andando verso Erba, alla salita del San Martino. Respinge fermamente ogni accusa: "Ma perche' ce l'avete con noi? Si e' vero che litigavamo con quelli di sopra, ma mica per questo li abbiamo uccisi noi". Neppure l'invito di Astori a dire "una volta per tutte la verita' perche' con queste prove qualsiasi Corte d'Assise vi da l'ergastolo in cinque minuti, benedetta donna" piega Rosa Bazzi.(AGI)
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