Al tribunale di Como sfilano i testimoni dell'accusa, tra cui il tunisino che racconta dell'ultimo sms di sua moglie pochi giorni prima di morire: 'senza di te mi sento insicura'. Il padre di Raffaella: ''Quella sera incrociai gli occhi di Olindo. Era come se mi dicesse 'proprio a lei, mi dispiace'' massacro''. Poi ha raccontato l'ultimo messaggio che sua moglie gli invia alcuni giorni prima della strage: ''Senza di te mi sento insicura". Negli anni sono state frequenti le liti fra i vicini di casa Romano e Castagna. Liti e discussioni che hanno portato a partire dal 2001 a diverse querele fino alla causa prevista il 13 dicembre 2006, due giorni dopo la strage. "Raffaella voleva lasciar perdere - spiega Azouz - poi c'è stato un altro battibecco con i Romano e ha detto 'questa volta non dobbiamo ritirare la denuncia ma andare avanti'". Il tunisino nega qualsiasi minaccia nei confronti dei Romano e ricorda, invece, "gli insulti razzisti contro di me e le minacce contro mia suocera e mia moglie".Testimonianza commossa quella di Carlo Castagna, padre di Raffaella: ''Quella sera incrociai lo sguardo di Olindo Romano. Era come se mi dicesse 'proprio a lei, mi dispiace'. Erano occhi tranquilli, sereni''. Sono da poco passate le 22
massacro''. Poi ha raccontato l'ultimo messaggio che sua moglie gli invia alcuni giorni prima della strage: ''Senza di te mi sento insicura". Negli anni sono state frequenti le liti fra i vicini di casa Romano e Castagna. Liti e discussioni che hanno portato a partire dal 2001 a diverse querele fino alla causa prevista il 13 dicembre 2006, due giorni dopo la strage. "Raffaella voleva lasciar perdere - spiega Azouz - poi c'è stato un altro battibecco con i Romano e ha detto 'questa volta non dobbiamo ritirare la denuncia ma andare avanti'". Il tunisino nega qualsiasi minaccia nei confronti dei Romano e ricorda, invece, "gli insulti razzisti contro di me e le minacce contro mia suocera e mia moglie".Testimonianza commossa quella di Carlo Castagna, padre di Raffaella: ''Quella sera incrociai lo sguardo di Olindo Romano. Era come se mi dicesse 'proprio a lei, mi dispiace'. Erano occhi tranquilli, sereni''. Sono da poco passate le 22 quando quella sera l'uomo, che nella strage ha perso la moglie Paola Galli, la figlia e il nipote Youssef, arrivò sul luogo del delitto. ''Mi dissero c'è stato un incendio, la casa è pericolante. Poi si è avvicinato il luogotenente Luciano Gallorini e mi ha chiesto dove era mio genero. Gli ho risposto che era in Tunisia''. Quindi con la voce rotta dall'emozione spiega quando, una volta arrivato nel cortile di via Diaz, un carabiniere ha detto ''lì ci sono 4 persone sgozzate e una ferita in modo molto grave. Ho chiamato mio figlio Giuseppe e ho detto: sono morti tutti e ho sentito l'urlo di mia nuora''.''E mentre cercavo di capire come potesse essere successa una cosa del genere - ha continuato Castagna - incrociai un pullover color salmone, era indossato da Olindo. I miei occhi fissarono i suoi per un secondo e mezzo... e pensai che non li avevo mai visti così sereni" ha ricordato l'uomo, spiegando di non aver più fatto caso né a lui, né alla moglie Rosa. Due giorni dopo, però, sottolinea ''mi ritrovai a pensare se fossero loro i colpevoli e quella sera feci fatica a prendere sonno. Ebbi quasi un senso di presagio''.Davanti alla Corte d'assise l'uomo ricorda anche i litigi tra la figlia e gli imputati, iniziati a partire dal 2001. Episodi che inizialmente si risolvevano ''con insulti, poi i Romano passarono alle mani''. Il nonno di Youssef, che chiama sempre 'il piccolino', ha raccontato anche il comportamento ''brutale'' nei confronti del nipote, ''soprattutto da parte di Olindo che lo apostrofava come figlio di...''. E ancora: le espressioni volgari, il mettere i tappeti per evitare rumori in casa Castagna, fino alla decisione, nel giugno 2006, di fare una pedana di sughero, alta 9 centimetri, per attutire ogni rumore. ''Abbiamo vissuto - sottolinea - con una spada di Damocle per anni. Con la paura di fare rumore''. Chiamato come testimone dell'accusa, anche Pietro Castagna, fratello di Raffaella. "Per un mese ho sognato solo lampeggianti, per un mese quando chiudevo gli occhi vedevo solo quello'' ha detto riferendosi all'arrivo sulla scena del delitto.Al banco dei testimoni sono saliti poi i figli di Valeria Cherubini, la vicina di casa vittima della strage. ''Fin dall'inizio mio padre (Mario Frigerio l'unico sopravvissuto ndr.) ha detto che il suo aggressore era Olindo Romano. E' una persona che conosco e con cui non ho mai avuto problemi, mi diceva. Non riesco a capire il motivo per cui ha fatto questo''. ''Il medico non ci diede nessuna speranza - spiega Andrea - mio padre aveva un'emorragia estesa per tutto il corpo. Era praticamente morto''. ''Aveva la schiena coperta di lividi - ricorda il figlio - segni sul volto. Aveva un taglio profondo alla gola e non era in grado di parlare''. Cinque giorni più tardi le sue condizioni migliorano a fatica e inizia a ricordare il volto dell'aggressore: ''Un uomo alto circa 1 metro e 70, pelle olivastra e capelli bassi sulla fronte''. Quando un carabiniere gli chiede se conosce Olindo Romano, Frigerio scoppia in lacrime. ''Cambiò espressione - sottolinea Andrea - aveva l'espressione di chi dice 'ci siete arrivati' e scoppio a piangere''. Ricordi comuni anche per Elena Frigerio che ricorda i mesi vissuti accanto al padre in ospedale. Frigerio non abita più in via Diaz e non è completamente autonomo. ''E' un uomo spento che - spiega la figlia - tenta di sopravvivere in qualche modo. Io e mio fratello viviamo come lui, la vita dall'11 dicembre è cambiata tanto''.Precedentemente Giuliano Tavaroli, ex capo della security Telecom che ha trascorso alcuni giorni nella stessa cella di Olindo nel carcere di Como, aveva dichiarato che l'ex netturbino ''non ha mai detto di essere innocente, né ha mai avuto intenzione di ritrattare'', ma si sarebbe presentato come "il mostro di Erba".Nella mattinata il dibattimento è iniziato con una violenta lite tra uno dei difensori degli imputati e l'avvocato che difende Azouz Marzouk, il tunisino che nella strage ha perso la moglie e il figlio. Enzo Pacia, legale dei Romano, dicendosi "molto turbato" dall'atteggiamento degli avvocati delle parti civili che continuano a rilasciare interviste influenzando il sereno giudizio della giuria popolare togata, ha infattipreannunciato "istanza di remissione''. Parole, quella della difesa, che hanno scatenato la reazione di Roberto Propenscovino che difende Marzouk: "Sono dichiarazioni altamente offensive, il diritto di cronaca è sacrosanto e questo è un attacco inutile e sconsiderato". Ad interrompere lo scontro tra i due penalisti, il presidente della Corte, Alessandro Bianchi, che ha immediatamente sospeso l'udienza.E' attesa per il 26 febbraio, la deposizione di Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini - la vicina di casa uccisa nella strage - unico sopravvissuto all'eccidio e principale teste dell'accusa. L'appuntamento è nell'aula al piano terra del tribunale di Como, martedì prossimo alle ore 9.
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