Carlo Castagna: i Romano erano "brutali" con il piccolo Youssef
Como, 22 feb. (Apcom) - La settima udienza del processo a carico di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba, è stata una lunga successione di testimonianze dolorose dei parenti: genitori, fratelli e figli delle quattro vittime. Il più commosso è Carlo Castagna, padre di Raffaella, che parlando talvolta in dialetto ha raccontato di avere incrociato lo sguardo di Olindo, un paio d'ore dopo la strage, che sembrava esprimergli commiserazione. Solo due giorni dopo, con riluttanza, ebbe i primi dubbi su quei rissosi vicini di casa della figlia. Persone passate in pochi anni dagli "insulti, alle minacce e infine alle mani" coinvolgendolo in prima persona.
Negli ultimi tempi Raffaella aveva raccontato ai genitori che i coniugi Romano erano "brutali" nei confronti del figlio Youssef. Il piccolo spontaneamente, "se non trattenuto dalla mamma o dalla nonna, si sarebbe accostato a loro sorridendo, ma per loro rimaneva un 'figlio di...'", ha detto Carlo Castagna, secondo il quale, per gli imputati, "il turpiloquio ero uno sport abbondantemente praticato".
Pietro Castagna, fratello di Raffaella, ha ricordato "l'incubo dei lampeggianti" sulla scena del delitto che lo ha perseguitato per un mese e del cognato Azouz Marozouk, soprannominato in famiglia "Ricucci" per i suoi progetti immobiliari in Tunisia. Ed è proprio Azouz, arrivato in aula dal carcere di Vigevano dove è rinchiuso con l'accusa di spaccio, a sorprendere per la sua deposizione misurata e tranquilla.
Una volta ho visto la Bazzi schiaffeggiare mia moglie e sono intervenuto per difenderla", ha detto il tunisino. Inutili i tentativi della difesa di metterlo in difficoltà ricordando i suoi precedenti e le liti in carcere con detenuti calabresi: "L'unico problema era con i vicini". Poi ha parlato dei progetti per un secondo figlio e del presagio della moglie che, nei giorni precedenti la strage, mentre lui era in viaggio per la Tunisia, gli mandò un Sms insolito dicendosi "insicura" per la sua assenza. Dell'unico sopralluogo nella casa della strage, ha concluso, lo colpì la "ferocia" di chi aveva compiuto il delitto.
Le deposizioni più toccanti sono state però quelle dei figli di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, che sarà in aula martedì 22. "Oggi è un uomo spento che, come noi, cerca di sopravvivere", ha detto la figlia Elena. Un uomo che però, come ha riferito il figlio Andrea, non ha mai avuto dubbi, fin da quando gli è stato possibile, nel riconoscere Olindo Romano come il suo aggressore. Tra i testimoni è stato sentito anche Giuliano Tavaroli, ex responsabile della Sicurezza di Telecom Italia e compagno di prigionia di Olindo, secondo il quale l'imputato si diceva "non pronto per il perdono" di Carlo Castagna e che aveva come principale aspirazione quella di trascorrere il resto della prigionia insieme alla moglie. All'inizio dell'udienza la difesa si è detta pronta a presentare istanza di remissione del processo ad altra sede a causa della "sentenza di condanna anticipata" sui media da parte degli avvocati di parte civile.
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