venerdì 22 febbraio 2008

Strage Erba,Carlo Castagna:incontrai gli occhi di Olindo

venerdì, 22 febbraio 2008 5.40

di Ilaria Polleschi
COMO (Reuters) - E' stata una testimonianza commossa ma composta quella che ha fornito oggi Carlo Castagna nel processo a Como per la strage di Erba del 2006, costata la vita a quattro persone, tra cui la moglie, la figlia e il nipotino di due anni dell'uomo.
"Chiamai mio figlio e gli dissi: sono tutti morti...Sentii un urlo di mia nuora", ha detto stamani in aula Castagna, con la voce strozzata dall'emozione, ricordando quando la sera dell'11 dicembre 2006 arrivò sul luogo del delitto, per il quale sono accusati i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi.
"Mi dissero che c'erano in casa quattro persone sgozzate... Mentre cercavo di capire come potesse essere successa una cosa del genere, incrociai un pullover color salmone, era indossato da Olindo...i miei occhi fissarono i suoi per un secondo e mezzo...e pensai che non li avevo mai visti così sereni", ha ricordato l'uomo, spiegando di aver notato uno sguardo quasi compassionevole di Olindo nei suoi confronti.
"Qualche sera dopo, mentre dicevo le preghiere...ebbi un flashback e pensai...e se fosse? Poi mi ripetei: no Carlo, no Carlo, non è possibile (...) Ho iniziato ad avere un senso di presagio".
Nella strage di Erba, la sera dell'11 dicembre 2006, morirono -- colpiti da diverse coltellate e sprangate -- la 30enne Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, di due anni, sua madre Paola Galli, di 57, e una vicina di casa, Valeria Cherubini.
Il marito di quest'ultima, Mario Frigerio, rimase invece gravemente ferito ed è ora il testimone chiave contro Olindo e Rosa, che dopo aver più volte confessato la strage durante le indagini, ora si dichiarano innocenti. Nell'udienza scorsa, Olindo ha sostenuto che gli investigatori gli avrebbero fatto il "lavaggio del cervello" per indurlo a confessare.
Castagna, 63 anni, oggi ha ricordato come ci fossero da sempre dissapori tra la figlia e i coniugi Romano a causa dei rumori nel condominio e come i due insultassero spesso tutta la famiglia.
"Per questi signori il torpiloquio era uno sport praticato con me, mia moglie, mia figlia e mio nipote, direi che erano molto allenati", ha spiegato, ricordando poi il "carattere forte, deciso, risoluto" della figlia, sempre dalla parte dei più deboli e pronta a sacrificarsi per rendere felici tutti.
TAVAROLI: IL CRUCCIO DI OLINDO ERA LA LONTANANZA DA ROSA
Nel pomeriggio è stato ascoltato anche Giuliano Tavaroli, ex-capo della sicurezza di Telecom Italia, arrestato nel dicembre 2006 nell'ambito di una inchiesta sulla raccolta illegale di informazioni riservate da parte di dirigenti Telecom.
Tavaroli, che ha trascorso circa sei mesi in carcere -- fino al primo giugno 2007 -- nello stesso braccio di Olindo Romano, ha raccontato di aver parlato spesso con l'imputato.
"Ha raccontato di essere stato oggetto di angherie prolungate negli anni e che se qualcuno fosse intervenuto prima le cose sarebbero andate diversamente", ha spiegato Tavaroli, sottolineando come la preoccupazione più grande di Olindo per il futuro fosse l'idea di essere separato per lungo tempo dalla moglie Rosa.
Tavaroli ha aggiunto che nei loro colloqui nei corridoi del carcere, Olindo non ha mai rivendicato la sua innocenza ("non è mai stato un argomento diretto"), ha parlato della confessione ("presentata come un racconto relativo alla sua esperienza") come una sorta di liberazione e non ha "mai" riferito a pressioni da parte dei carabinieri.
Ad essere ascoltato oggi è stato anche il tunisino Azouz Marzouk, 27 anni -- marito di Raffaella e padre di Youssef -- che nelle ore immediatamente successive alla strage fu sospettato, prima di scoprire che in quei giorni si trovava in Tunisia.
Marzouk - che è stato in carcere nel 2005 fino all'agosto 2006, per accuse di droga -- ha ribadito che lui e la moglie stavano cercando un secondo figlio, che Raffaella gli aveva riferito di pensare di essere incinta e di attendere il suo ritorno per fare gli accertamenti del caso.
Il tunisino ha raccontato inoltre un episodio in cui vide la moglie essere schiaffeggiata da Rosa Bazzi, aggiungendo che quando era in carcere Raffaella gli aveva raccontato di essere "stata menata da tutti e due e buttata per terra".
ELENA FRIGERIO: MIO PADRE, UN UOMO CHE CERCA DI SOPRAVVIVERE
A parlare oggi anche Elena Frigerio, figlia dell'unico sopravvisuto Mario che, dopo aver ricordato il calvario del padre in seguito all'aggressione lo ha definito ora come "un uomo spento che cerca di sopravvivere in qualche modo".
L'udienza stamani è iniziata con la minaccia, da parte del collegio difensivo dei coniugi Romano, di chiedere la rimessione dei giudici del processo.
"Pur sapendo che esiste un'ondata accusatoria nei confronti dei nostri assistiti, noi ci siamo affidati alla vostra serenità", ha detto oggi l'avvocato Enzo Pacia, rivolgendosi alla giuria.
"Oggi vi devo dire che inizio a essere molto turbato", ha aggiunto il legale, citando l'articolo 45 di procedura penale sul legittimo sospetto. "Nessuno può ignorare che vengono anticipate sentenze da avvocati che rappresentano l'accusa. Vogliamo essere sicuri che questo non succeda più".
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