giovedì 11 giugno 2009

DELITTO VIA POMA, IL MISTERO DELLE "INDAGINI PILOTATE DALL'ALTO"

http://www.rainews24.it/ran24/immagini/viaPoma_funerali.jpg
foto della scintifica

dal sito www.paolofranceschetti.blogspot.com

Un articolo del quotidiano La Nazione, pubblicato domenica 4 febbraio 1996, riporta la deposizione di un commissario di polizia che parla di pressioni, depistaggi e indagini pilotate dall’alto, oltre al coinvolgimento dei soliti servizi segreti.

Il racconto di un commissario: “L’indagine su via Poma è stata pilotata dall’alto”, di Giorgio Zicari
ROMA – La fitta nebbia che ha impedito fino ad oggi di far luce sull’assassinio di Simonetta Cesaroni, la ragazza trovata uccisa in un ufficio di via Poma 2, il 7 agosto 1990, si va diradando. Una svolta clamorosa si è registrata in questi giorni con l’interrogatorio del commissario Antonio Del Greco, ad opera del procuratore aggiunto Italo Ormanni e del sostituto Cesare Martellino. Si tratta del funzionario di polizia che svolse le prime indagini coordinate dall’allora capo della squadra mobile, dottor Nicola Cavaliere. Antonio Del Greco è stata invitato a spiegare perché alcuni documenti utili alle indagini sul delitto di via Poma si trovassero in una cassetta di sicurezza in uso al pregiudicato austriaco Roland Voller e intestata alla questura di Roma. Una scoperta, questa, della quale il nostro giornale ha riferito a suo tempo.
Voller venne arrestato con l’accusa di aver tentato di depistare le indagini sia sull’uccisione di Simonetta Cesaroni, sia sullo strangolamento della contessa Alberica Filo della Torre, all’Olgiata, nel luglio ’91. Nel corso dell’interrogatorio, il commissario ha dichiarato che tutte le indagini sul delitto di via Poma – dove, a suo dire, c’era un concentrato di Sisde sotto varie sigle – vennero pilotate dall’alto. Invitato a spiegarsi meglio, di fronte all’ipotesi di un’incriminazione per favoreggiamento, Del Greco ha riferito che il prefetto Vincenzo Parisi, all’epoca capo della polizia, telefonava quotidianamente al commissariato Flaminio raccomandando a lui e al dottor Cavaliere «la massima prudenza».
Un’altra rivelazione sorprendente del commissario riguarda il genero di Parisi, il commissario Sergio Costa, all’epoca funzionario del Sisde. Il Costa, a detta di Del Greco, si recava quotidianamente in via Poma 2, nell’ufficio in cui lavorava la Cesaroni, per consultare e ritirare i tabulati con i nominativi che la ragazza inseriva nel computer. Nominativi che, come abbiamo scritto a suo tempo, servivano anche ai Servizi per selezionare giovani stranieri da addestrare alla carriera di 007, e ad alcuni disinvolti trafficoni per altri usi illegittimi.
Secondo il teste, le visite di Costa nell’ufficio dove lavorava Simonetta erano di carattere istituzionale perché quell’ufficio era in realtà una dependance del Sisde. Secondo quanto dichiarato a verbale dal commissario Del Greco, una volta sfumata l’accusa contro il portiere Vanacore, sempre dall’alto ci furono pressioni e manovre per far cadere i sospetti sul giovane studente Federico Valle. A questo scopo sarebbe stato attivato l’austriaco Roland Voller.
Il ruolo di Voller non si limiterebbe a quello di confidente, ma si proietterebbe anche nella gestione di società fantasma (operanti in vari settori: dalle vendite delle auto all’edilizia) delle quali è amministratore unico.
Il giovane Valle e la sua famiglia hanno preannunciato la costituzione di parte civile contro il Voller e il ministero dell’Interno.


(sia il passo del libro di Lopez-Topi, sia l’articolo de La Nazione, sono estratti da “Gli ‘affari riservati’ del mostro di Firenze”, di Pietro Licciardi e Gabriella Pasquali Carlizzi, pagine 58 e 59)



dal sito www.paolofranceschetti.blogspot.com

In merito all’omicidio di Simonetta Cesaroni: il libro “Il giallo di via Poma. L’assassinio di Simonetta Cesaroni. Le indagini e le cronache”, di Beppe Lopez e Francesca Topi (edizioni Datanews), collega l’uccisione della ragazza alla vicenda del Mostro di Firenze.
Credo che non sia più in commercio.
Eccone un estratto:

Proprio oggi gli inquirenti fanno trapelare una pista clamorosa: il mostro di Firenze! Proprio così: un collegamento nel caso di via Poma con i dodici assassinii impuniti avvenuti in Toscana. L’elemento nuovo “anche se di difficile lettura” è l’arrivo a Roma di Ruggero Perugini, vicequestore e capo della Squadra Anti-Mostro fiorentina. L’idea è quella di un accostamento fra l’assassino di Simonetta e quello di Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore, avvenuto nel 1974 a Borgo San Lorenzo. Il “mostro di Firenze” non colpiva da cinque anni, dal 1968. Dopo aver usato, come in altre occasioni, la Beretta calibro 22, si è accanito sul cadavere di Stefania “vibrando 97 colpi di coltello o cacciavite, molti dei quali nelle zone sessuali”. Bene, “anche nel caso di via Poma l’arma usata è stata una lama lunga e sottile”. Si rileva, poi, che “anche Stefania, che aveva 18 anni, era una segretaria, né più né meno di Simonetta”. Ci sarebbe infine la “vaga traccia di una ricorrenza macabra”: 8 settembre 1985, scoperta dell’ultimo delitto fiorentino; notte fra 7 e 8 agosto 1990, ritrovamento del cadavere di Simonetta. […]


(sia il passo del libro di Lopez-Topi, sia l’articolo de La Nazione, sono estratti da “Gli ‘affari riservati’ del mostro di Firenze”, di Pietro Licciardi e Gabriella Pasquali Carlizzi, pagine 58 e 59)

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