giovedì 6 marzo 2008
STRAGE ERBA: DUE ALIBI E PERIZIA PER LA DIFESA ROMANO
(AGI) - Como, 5 mar. - Due alibi e una perizia psichiatrica. Queste le carte che il collegio difensivo dei coniugi Romano pare ritenere vincenti per spuntarla al processo in Corte d'Assise contro Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi, accusati di essere gli autori della strage di Erba. La perizia psichiatrica, piu' volte ventilata ma non ancora chiesta, riguarderebbe solo la donna per dimostrare la sua fragilita' psicologica. Qualora fosse riconosciuta, per lei potrebbe profilarsi la possibilita' di andare in un ospedale psichiatrico. L'eventuale conferimento della perizia non blocchera' il processo che proseguira' speditamente gia' con la prossima udienza di lunedi' quando la Pubblica accusa, rappresentata in aula dal Pm Massimo Astori proporra' all'ascolto e alla visione dei giudici popolari e togati la registrazione audio-video dell'interrogatorio di garanzia cui furono sottoposti i due imputati dal Gip Nicoletta Cremona che ne confermo' la detenzione. Interrogatorio nel corso del quale entrambi ammisero le proprie responsabilita' fornendo un racconto particolarmente dettagliato. I difensori avranno poi la possibilita' di iniziare la sfilata dei testimoni a loro favore: 157 quelli indicati, una 90ina quelli che effettivamente dovrebbero essere sentiti. La difesa si dice convinta di avere in mano 'carte vincenti' rappresentate da almeno due alibi in grado di dimostrare l'estraneita' al massacro confessato da Olindo e Rosetta. Potrebbe trattarsi di due testimoni sentiti nei giorni immediatamente successivi all'eccidio: pur non essendoci conferme al proposito, potrebbe trattarsi di Fabrizio Manzeni, uno dei residenti la corte degli orrori, e del maghrebino Ben Brahim Chemcoum, tunisino. Il primo spiego' ai carabinieri di aver visto attorno alle 20.20 di quella sera, mentre sbatteva da una finestra la tovaglia, tre persone a suo dire extracomunitarie, che stavano parlottando e armeggiando con un telefonino. Il secondo, invece si presento' ai carabinieri di Erba per raccontare che quella sera, alla stessa ora, mentre stava dissetandosi ad una fontanella di piazza del Mercato, avrebbe visto due persone, una tunisina e una italiana che stavano parlando fra loro e di averle notate pochi minuti prima nei pressi del cancello della cascina di via Diaz. Dai loro discorsi sarebbe poi riuscito a capire che in qualche modo potessero essere legati all'accaduto. Una testimonianza di cui l'accusa non pare aver tenuto conto. Di lui si sono perse poi le tracce. (AGI)
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