giovedì 6 marzo 2008

Gravina: L’agonia di Tore lunga due giorni

Morto di fame, freddo e paura. La matrigna: la giustizia ha dormito
BARI - Tore ha visto morire il fratello. Ha assistito al suo calvario. Ha vegliato il suo corpo. Forse ha cercato di aiutarlo, ma Ciccio aveva vaste fratture a una gamba, al bacino e a due vertebre. E perdeva sangue. Molto sangue. Ciccio è morto al massimo otto ore dopo essere caduto per le ferite riportate. Forse è finito nella cisterna maledetta dopo aver fatto un volo di una decina di metri. Tore, invece, è morto al massimo 36-48 ore dopo la caduta, avvenuta forse da un’altezza minore: ha fratture leggere a un piede e tra il bacino e una coscia. È morto per fame, freddo e paura.Le ultime ore sulla tragica morte dei due fratellini Pappalardi sono state ricostruite dall’autopsia compiuta a Bari dai medici legali nominati dalla procura, Francesco Introna e Vito Romano, e da Luigi Strada, consulente di Filippo Pappalardi, il papà di Ciccio e Tore in carcere dal 27 novembre scorso con l’accusa di aver ucciso e nascosto i cadaveri dei figli. L’esame ha escluso la presenza di segni di violenza sui due corpi e ha confermato che tutte le fratture sono compatibili con la precipitazione. Fonti vicine all’indagine continuano a ripetere che Ciccio e Tore quasi certamente sono precipitati accidentalmente nella cisterna della vecchia masseria in cui sono stati trovati il 25 febbraio scorso. Un dato, quello della caduta accidentale, che viene riferito incrociando i risultati dell’autopsia con quelli di Tac e Risonanza magnetica. L’ultima parola su quello che accadde la sera della scomparsa dei fratellini (era il 5 giugno 2006) dovrà dirla la magistratura. Oggi il gip Giulia Romanazzi interrogherà a Bari Pappalardi. È stato l’indagato a chiedere di essere ascoltato prima della decisione del giudice sull’istanza di scarcerazione presentata dalla difesa. Ieri, invece, ha parlato la convivente dell’indagato, Maria Ricupero. La donna ha detto che la sera della scomparsa di Ciccio e Tore «io e Filippo abbiamo cercato i nostri figli», «la giustizia invece è andata a dormire». «Siamo andati a Santeramo (a casa della loro mamma, ndr), poi siamo tornati a Gravina». I due - fa capire la donna - raggiunsero poi il commissariato di polizia: «Qui - racconta - un piantone, dal balcone ci disse: “Filippo vai a dormire, vieni domani mattina”». Noi siamo andati alla ricerca dei figli, loro sono andati a dormire: quella sera la giustizia è andata a dormire». E ha rivelato: il dirigente della squadra mobile «Luigi Liguori, la sera in cui mi ha fatto vedere i vestiti di Ciccio e Tore mi ha detto “signora Maria, è stato un incidente”, lui me l’ha detto e mi ha dato persino la mano. Lo posso giurare sul bene dei miei figli che sono morti». Quindi - ha concluso rivolgendosi ai magistrati - se avete la coscienza pulita mettetelo fuori».
Corriere Canadese 6 marzo 2008

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