venerdì 28 marzo 2008

Strage di Erba, bufera sulle autopsie delle vittime


Il processo Consulente della difesa all'attacco. Contro la perizia psichiatrica il pm si appella a «un anno di osservazioni specialistiche» in carcere
Drammatico scontro in aula con scambio di epiteti tra papà Castagna e Olindo Romano



Gioca d'anticipo, Massimo Astori. Butta sul piatto l'intera posta. Sa che la testimonianza della psicologa del Bassone, Grazia Mercanti - che mercoledì aveva tracciato un profilo dei due imputati ai margini della follia - deve essere depotenziato. Subito. Troppo forte la suggestione di quelle parole. Troppo alta la probabilità che la Corte d'Assise decida di far scrutare l'animo dei coniugi Romano da uno psichiatra.
Il pubblico ministero si rende conto che la strada di una condanna può improvvisamente farsi impervia proprio perché opposta alle montagne russe di una perizia. Il cui esito non è mai prevedibile.
E così, ieri mattina in apertura d'udienza Astori ha chiesto la parola. E ha fatto la sua mossa. La perizia psichiatrica «non serve», ha chiarito Astori. Semplicemente perché c'è già stata.
«Diceva uno dei difensori che bisogna rischiarare gli angoli bui. Noi vogliamo che questo angolo buio venga illuminato, anche perché spesso negli angoli bui i colpevoli trovano la via di fuga processuale. Vi propongo io la perizia psichiatrica. Che si è già svolta». E non per incarico del pubblico ministero. «Vi offro un anno di osservazioni specialistiche. Illumino quell'angolo buio affinchè non si dica che questo processo abbia lasciato sulla strada uno sfondo psichiatrico non sufficientemente chiarito. Dal 9 gennaio 2007 al 2 febbraio 2008, Rosa Bazzi ha avuto 46 visite da due psichiatri esterni. Chiamati dalla direzione carceraria, cosa che ha suscitato anche le proteste dei detenuti. Il signor Romano dal giorno dopo il fermo e sino al 2 febbraio 2008 ha avuto 42 visite psichiatriche, anche lui da due professionisti diversi».
Gli psichiatri hanno osservato Rosa e Olindo settimana dopo settimana. «E hanno annotato un diario», spiega Astori. Che, da consumato attore del processo, sventola il mazzo di carte e lo propone alla Corte. «Chiedo che questa documentazione venga acquisita, per superare definitivamente il dubbio lasciato cadere lungo il corso del processo».
Il dubbio che i due imputati non fossero, al momento del delitto, capaci di intendere e di volere. E per questo motivo non possano essere processati.
Il magistrato, che con un pool di colleghi seguì l'inchiesta sulla strage sin dal primo momento, si permette anche una frecciata a quella parte di stampa che nutre dubbi sulla ricostruzione fatta dalla Procura. «Anche quest'angolo buio può una volta per tutte essere finalmente rischiarato. E nel rischiarare quest'angolo buio penso di portare una nuova luce: l'ennesima confessione dei coniugi Romano».
Nella visita psichiatrica del 29 gennaio 2007, racconta Astori, Olindo riferisce di non pentirsi di quanto fatto. La moglie Rosa, il 13 gennaio, in un discorso interrotto di continuo dal pianto, afferma di «sentire un po' di rimorso per il bambino».
«Di luce, in questo processo, ce n'è anche troppa, tanto che pare che qualcuno abbia preso un 'grande abbaglio'», chiosa il pm citando il titolo di un libro scritto da due cronisti milanesi convinti dell'innocenza dei due imputati.
La replica della difesa è stata immediata. E anche dura, sollecitata peraltro da una pesante considerazione di Astori sulla mancanza di veridicità delle dichiarazioni di Nunzia Chieppa, psichiatra, chiamata dai legali dei Romano per tracciare a sua volta un profilo della coppia. «Il pm ha deciso di produrre documenti, in via preventiva, per opporsi a una eventuale perizia. E ha fatto di questi documenti citazioni distorte, personali, soggettive, disgiunte da ogni valore scientifico - ha detto l'avvocato Enzo Pacia - Ancora una volta in quest'aula si è usato un termine pesante a cui non ci abituiamo più. False sono le interpretazioni di queste cartelle, non il nostro consulente». Pacia ha parlato di «messa in scena» e di «presunte visite psichiatriche» mirate «soltanto a dimostrare» che Olindo e Rosa non avessero intenzioni suicide. «Hanno esaminato unicamente i pazienti al fine di stabilire se andavano tutelati da gesti suicidari. E in tale senso hanno affermato che questo pericolo non esisteva».
«La nostra consulente ha affacciato un dubbio - ha concluso Pacia - Prima di decidere sulla responsabilità penale degli imputati, vediamo chi sono dentro, se capiscono il rito processuale cui sono sottoposti, cerchiamo di capire se fossero capaci di intendere e di volere al momento in cui gli viene attribuito il reato che peraltro contestano. Ci sono due diagnosi diverse, i diari degli psichiatri del carcere vengono citati per dimostrare che i nostri assistiti erano capaci di intendere e di volere e non sarebbero meritevoli di una perizia. Mentre la nostra consulente, «una scienziata, viene definita falsa soltanto perché non aderisce alla tesi dell'accusa».
Alla fine la Corte ha acquisito i diari. Sulla perizia si deciderà in seguito.


Corriere di Como Dario Campione 28 marzo 2008

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