A dieci mesi dal delitto, il Gip sarà chiamato a decidere sul rinvio a giudizio dell'uomo che continua a proclamarsi estraneo; l'accusa, racchiusa in settimila pagine, gli contesta sei ipotesi di reato
Domani, martedì 18 marzo, Roberto Spaccino comparirà davanti al Giudice delle indagini premilinari di Perugia che dovrà decidere se rinviarlo a giudizio per l'omicidio volontario della moglie Barbara Cicioni, la moglie incinta di otto mesi, uccisa la sera del 24 maggio dell'anno scorso nell'abitazione di Compignano di Marsciano dove la coppia risiedeva insieme ai due figli, di 4 e 9 anni, che dormivano in una camera della casa.
Da quello che è stato anticipato dal suo collegio difensivo, Spaccino non intende chiedere il processo con il rito abbreviato o il patteggiamento, dato che continua a sostenere la sua estraneità alla morte della moglie, pur avendo ammesso di averla picchiata prima di allontanarsi dall'abitazione, dove sostiene siano entrati degli estranei per rendersi autori di una rapina culminata poi nel delitto.
Oltre che per l'omicidio, il pm Antonella Duchini ha chiesto che Spaccino venga processato per i maltrattamenti della moglie, per aver simulato un furto nella villetta e per false dichiarazioni agli inquirenti, avendo appunto attribuito agli autori del colpo la responsabilità della morte della donna.
Secondo la ricostruzione accusatoria, raccolta in nove faldoni contenenti più di settimila pagine di documenti, Roberto Spaccino, che fu arrestato il giorno del funerale della moglie, l'avrebbe uccisa al termine di una lite, provocandone la morte anche tramite "una inibizione da compressione del nodo del seno, con conseguente bradicardia-arresto circolatorio" e preoccupandosi poi di simulare una rapina per sviare le indagini.
La ricostruzione è contestata dai difensori di Spaccino, i quali sostengono che l'inchiesta presenti diversi lati oscuri sui quali punteranno nell'udienza preliminare in cui chiederanno il proscioglimento del loro assistito.
In agosto Spaccino è stato trasferito dal carcere di Perugia a quello di Terni, dove nei giorni scorsi ha potuto confrontarsi con i suoi avvocati per mettere a punto la linea difensiva. A loro avrebbe anche ribadito di essere provato dal non aver potuto avere più contatti con i suoi figli, affidati nei mesi scorsi dal tribunale dei minorenni ad uno zio materno residente a Roma.
L'accusa contesta a Spaccino, 38 anni, sei ipotesi di reato: l'omicidio volontario pluriaggravato (dall'unione coniugale, dai futili motivi, dalla particolare crudeltà verso la vittima); i maltrattamenti in famiglia sia ai danni della moglie che nei confronti dei figli, costretti ad essere presenti alle violenze; l'interruzione volontaria della gravidanza; la calunnia verso ignoti ed il tentativo di inquinamento delle prove (per aver simulato tracce tali da far ritenere consumato un furto, con cassetti rovesciati e la cassaforte vuota con le chiavi inserite).
Tutto il materiale è al vaglio del Giudice Paolo Micheli che è chiamato a mettere un primo punto fermo sulla vicenda.
Tam Tam 16 marzo 2008
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