venerdì 7 marzo 2008

Fratellini Gravina, Pappalardi: «Non sono un assassino»

Ha giurato su Dio di non aver ucciso i figli, ha ribadito la propria estraneità ai fatti, ha detto di aver cercato sempre, la sera del 5 giugno 2006, Ciccio e Tore e ha assicurato di non averli mai incontrati.

Più volte si è commosso ed è scoppiato a piangere. È andato avanti così, per circa tre ore, nel tribunale di Bari, l'interrogatorio di Filippo Pappalardi davanti al gip Giulia Romanazzi che lunedì prossimo deciderà se scarcerarlo. Dall'interrogatorio non sono emersi fatti nuovi rispetto alle precedenti versioni fornite da Pappalardi durante le vecchie audizioni. In alcune occasioni, come accade spesso negli interrogatori, all'indagato il giudice e il pm, Antonino Lupo, hanno contestato presunte incongruenze sui tanti «non ricordo» e su alcuni particolari contenuti nelle dichiarazioni rese nel corso delle indagini. Ma niente di più. L'interrogatorio, quindi, non ha segnato punti né a favore dell'accusa né della difesa. «Le bocce sono rimaste ferme», ha scherzato uno dei due magistrati presenti sintetizzando efficacemente che tutto è rimasto come prima. Quindi, non resta che aspettare lunedì. Giubbotto marrone e pantaloni verdoni, Pappalardi è arrivato in tribunale attorno a mezzogiorno a bordo di un cellulare preceduto da un'auto di scorta proveniente dal carcere di Velletri. Non aveva le manette ed è sembrato fisicamente molto provato. «Pappalardi - ha commentato il suo difensore, Angela Aliani - è addolorato, affranto. È anche invecchiato». Dall'interrogatorio - ha confermato - «non è emerso nulla di nuovo. Ha spiegato i fatti al giudice che deve decidere sulla sua richiesta di revoca della misura» detentiva. «Spesso - ha detto il legale - durante l'interrogatorio ha pianto». Fiduciosa per un'eventuale scarcerazione? «Non so», ha tagliato corto il legale. È certo, invece, che Pappalardi, prima di congedarsi dal giudice, ha detto di essere sconvolto per l'orrenda fine di Ciccio e Tore. «Mi creda, volevo loro molto bene - ha detto - e Ciccio e Tore lo sapevano. Non sarei mai stato in grado di far loro del male». Poi, prima di lasciare palazzo di giustizia per tornare a Velletri, in un vano scale, ha incontrato brevemente la convivente, Maria Ricupero. La donna continua a protestare l'innocenza del suo compagno. Ieri lo ha ripetuto ai numerosi cronisti assiepati davanti al tribunale di via Nazariantz dove è arrivata accompagnata da una sua cugina, dal padre e da una sorella di Filippo Pappalardi. «A noi ci salva solo la fede, Dio sa come sono andate le cose», ha detto l'anziano papà di Filippo. E ha aggiunto, mentre si faceva largo tra le numerose troupe televisive e i fotografi: «Rispettate il nostro dolore per la morte dei bambini». Sua figlia ha invece urlato più volte: «Mio fratello è innocente, scarceratelo».
Il Tempo 7 marzo 2008

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