sabato 12 gennaio 2008

Azouz, ora una svolta personale senza i riflettori

Parole come pietre

di Marco Guggiari

Azouz Marzouk resta in carcere. L'inchiesta che lo coinvolge, con l'accusa di presunto spaccio di droga, non è conclusa. Niente arresti domiciliari presso la famiglia di Lecco disposta a ospitarlo. I guai per il giovane tunisino, che ha perso moglie e figlioletto nella strage di Erba, non sono finiti.In attesa che la verità sia accertata sino in fondo, non riusciamo a fare a meno di scrivere ciò che tanti pensano e che non attiene alle vicende giudiziarie. Azouz è stato per un lungo anno vittima e protagonista di una mediaticità esagerata. Accusato ingiustamente, nelle primissime ore della mattanza, di essere l'artefice di quell'orrore, nei successivi 365 e più giorni ha raramente virato dai riflettori. E quelle luci, più che illuminarlo, l'hanno accecato.Agli occhi della stessa opinione pubblica, pur presa da curiosità morbosa, la sua figura è risultata troppo visibile nell'ottica della mondanità. Comparsate in discoteche e locali trendy, frequentazioni di fotografi e personaggi del gossip, ipotetiche linee moda legate al suo volto hanno fatto passare in secondo piano la tragedia di via Diaz, che è anche la tragedia di Azouz. Una tragedia che, come tutte, vorrebbe silenzio più che fragore. Nascondimento e non flash.Il discorso rischia di sembrare moralistico, ma non è questo l'intento. Azouz Marzouk deve risolvere i suoi problemi e chiudere con quella parte del suo passato che contiene errori. Il rispetto, l'accoglienza, l'integrazione in una terra che gli ha rubato tutto per mani assassine passano inevitabilmente da questa svolta personale. Che s'intuisce anche quando non si vede ed è l'opposto della ribalta. Gli auguriamo di essere ben consigliato e di farcela.

Il Corriere di Como 12 gennaio 2008

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