(AGI) - Como, 28 gen. - Triplice omicidio premeditato, omicidio, incendio doloso, tentata distruzione di cadavere mediante incendio doloso, porto abusivo di arma. Sono le accuse dalle quali devono difendersi da domani i coniugi Olindo e Angela Rosa Bazzi per la strage di Erba. Accuse pesantissime, da ergastolo. Senza contare che, qualora attraverso i loro difensori, Luisa Bordeaux di Lecco e Fabio Schembri di Milano, dovessero fare "i nomi dei veri colpevoli" come annunciatono in sede di udienza preliminare nel ritrattare le ampie confessioni rese nei mesi precedenti, potrebbero aggiungere alla lista anche quello di calunnia. Un reato che, pero', scatta solo con denuncia di parte come avrebbe potuto scattare gia' quando Rosetta andava in giro a dire di aver preso "una sberla da Raffaella Castagna che mi ha fatto cadere a terra come una pera cotta". L'episodio si riferisce alla lite avvenuta la sera del 31 dicembre 2005 quando nell'appartamento di Raffa si viveva l'aria festosa di fine anno. Olly e, soprattutto, Rosetta, mal sopportavano i rumori. Cosi' nacque una delle solite liti con quelli del piano di sopra. Dalle parole ai fatti. Come riporta il documento con cui il Sostituto Giulia Pantano della Procura di Como chiese poi di processare i due coniugi per lesioni, a prendere la famosa sberla non fu Rosetta ma Raffaella. A finire in ospedale non fu lei, ma la moglie di Azouz. Per questo la mamma del piccolo Youssuf chiese 3.500 euro di danni. Due giorni dopo l'eccidio, il netturbino erbese e la moglie avrebbero dovuto comparire davanti al Giudice di Erba. E' proprio quando viene loro notificata la data dell'udienza e, soprattutto, la richiesta risarcitoria, che scatta in loro, almeno secondo la Procura, l'idea di fargliela pagare molto cara. Olly e Rosetta nei 'vecchi' interrogatori, ammettono di aver trasformato in mattatoio quell'appartamento nella cascina ristrutturata di via Diaz, "ma solo per dare una sonora lezione". Purtroppo la situazione degenero' "quando Raffaella mi diede un morso", si giustifico' Rosetta. Per smontare questa versione, gli investigatori metteranno sul piatto dei giudici popolari e togati della Corte d'Assise di Como cinque prove: l'interruttore della corrente; la posizione della Seat di Olindo la sera della strage; l'utilizzo di guanti, vestiti e arnesi vari; un mazzo di chiavi. Gli stessi imputati spiegarono di aver tolto la luce dell'appartamento di Raffaella perche' sapevano che se avessero suonato al campanello lei non avrebbe aperto. La difesa puo' obiettare che non prova la premeditazione. Nel fascicolo processuale vi e' una relazione Enel che dimostra come Olly e Rosetta potessero avere libero accesso ai contatori, posizionati all'esterno. Un secondo riscontro riguarda il distacco alle 17.30 di quell'11 dicembre, due ore e mezza prima del massacro, quando marito e moglie tornarono da una gita al lago del Segrino, zona dove avevano abitato prima di trasferirsi a Erba, dove non sono mancati dissapori con i vicini e dove sono andati a lavarsi in un lavatoio pubblico dopo gli omicidi. (AGI) Cli/Car (Segue)
Como, 28 gen. - L'auto di Olindo: lui abitudinario com'era, stranamente l'aveva parcheggiata non nel solito punto interno del cortile, ma all'esterno, non lontano ma in posizione da non essere notata. Comunque, nei pressi di un cassonetto per l'immondizia. Secondo la Procura era stata appositamente lasciata fuori per far credere nella loro assenza e potersi allontanare senza farsi sentire dopo la strage. Vi sono poi altri indizi, o prove, che supportano la tesi della premeditazione: l'aver indossato i guanti (lui quelli da lavoro con sotto in paio in lattice, lei di quelli per le pulizie domestiche) per non lasciare impronte. Una volta compiuta la vendetta, sono scesi nella loro lavanderia, si sono cambiati, hanno arrotolato i vestiti sporchi di sangue in un tappeto. Dice Rosetta nei verbali d'interrogatorio: "Olindo sapeva che nel forno inceneritore di Como si potevano fondere anche i metalli". Da qui la giustificazione della scomparsa dei coltelli (due) e della spranga usati. Rosetta durante gli interrogatori non solo descrive i coltelli ma li disegna e ne emerge un 'identikit' del tutto compatibile con quello tracciato dall'anatomopatologo e dalle radiografie sul martoriato corpicino di Youssuf. Infine un mazzo di chiavi. Olly e Rosetta erano in possesso delle chiavi dalla porta d'ingresso per salire dove abitava Raffaella. Le avevano avute, per loro ammissione, confermata dalla diretta interessata, da una vicina di casa qualche mese prima, come dalla stessa vicina ricevettero pure una copia delle chiavi dell'appartamento di Raffaella. Le usarono per chiudere la serratura dopo aver compiuto l'eccidio, aver appiccato il fuoco con dei libri in due punti, aver cosparso 'diavolina' sul ventre e le gambe di Raffaella. (AGI)
28 gennaio 2008
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